Se Washington è davvero decisa a portare avanti la sua “rappresaglia” sugli armamenti: estromettendo la Turchia dal programma F-35 e imponendogli delle sanzioni economiche per aver acquisito il sistema di difesa aerea russo S-400; Ankara è pronta a rispondere, minacciando di privare gli Stati Uniti dell’uso di due basi ritenute “strategicamente vitali” .

Le dichiarazioni del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu sono state vaghe, ma non hanno disatteso le preoccupazioni e le ipotesi avanzate dagli analisti, dato che sono state subito menzionate le due basi Nato che sorgono sul suolo turco: Incirlik e Kurecik. “Attualmente stiamo eseguendo il processo decisionale, che si tratti di Incirlik, Kurecik o di altre questioni – se l’America intraprenderà passi fortemente negativi nei nostri confronti, e se verranno poste sanzioni, sapremo come rispondere”, ha affermato Cavusoglu durante un’intervista rilasciata ad un’emittente d’informazione locale. Il vertice degli Esteri turco non ha approfondito né specificato riguardo questo “processo” decisionale che riguarderebbe le contromisure da applicare all’azione intrapresa da Washington, che vuole in qualche modo “punire” l’alleato per non aver fatto dietrofront come intimatogli dal Pentagono e dai partner dell’Alleanza Atlantica riguardo l’acquisto e il futuro schieramento del sofisticato sistema missilistico russo.

La preoccupazione degli americani è sempre stata quella che il sistema anti-aereo potesse in qualche modo entrare in connessione con il caccia di nuova generazione svelando segreti militare classificati collegati alla piattaforma; ma ora sembra essersi sommata una preoccupazione di carattere “diplomatico”, che non vede di buon occhio l’apertura di uno storico quanto strategico alleato nei confronti di Mosca. Il ministro turco reputa infondato il rischio che gli Stati Uniti finiscano con il costringere la Turchia ad uscire dalla Nato, ma allo stesso tempo è convinto che Washington porterà avanti la propria politica d’influenza, osteggiando le decisioni di Ankara e rischiando di raffreddare ulteriormente i rapporti tra i due paesi. “Se l’America avrà un atteggiamento ostile nei nostri confronti – come abbiamo detto loro, non abbiamo segreti – prenderemo nostre le contromisure”, sottolineando che non si tratta “Nè una minaccia. Né di un bluff”.

Queste “contromisure” terrebbero in serbo l’opzione di restringere agli americano l’accesso alla base di Incirlik: hub strategico per tutte le operazioni in Medio Oriente fin dai tempi della Guerra Fredda – da questa base infatti decollavano gli aerei spia U-2 che dovevano fotografare le installazioni militari dell’Unione Sovietica. Attualmente la base – indispensabile nella lotta al terrorismo mossa in Siria e Iraq – ospiterebbero circa 50 bombe nucleari statunitensi e una forza aerea permanete. Altra o ulteriore opzione sarebbe quella di cambiare le carte in tavola sull’accesso ai radar della base di Kurecik: che svolge un ruolo chiave nella rete di difesa missilistica balistica dell’Alleanza Atlantica.

Attualmente le operazioni militari statunitensi presso la base di Incirlik proseguono normalmente e nessun genere di relazione militare tra i due paesi è stata influenzata dalle tensioni diplomatiche, ha rivelato il generale D.Goldfein, capo di stato maggiore dell’Us Air Force; ma la Turchia sembra decisa a far valere le proprie ragioni se il presidente Donald Trump, suffragato dal Congresso, priverà Ankara dei suo 100 caccia stealth e farà pesare sull’economia turca delle sanzioni che ormai sembrano essere il “marchio di fabbrica” dell’amministrazione che si è stabilita alla Casa Bianca.

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