Due pesi e due misure sono l’ordinaria amministrazione nel contesto della vigilanza bancaria comunitaria: lo abbiamo, in Italia, imparato a nostre spese nel contesto della disastrosa gestione della francese Daniele Nouy, che ha rivolto il meccanismo di vigilanza unico principalmente contro i crediti deteriorati italiani, contribuendo a una destabilizzazione generale che ha avuto nel caso Carige la sua appendice.
Proprio Renato Brunetta, commentando questa notizia, ha detto: “Sulla questione dei salvataggi bancari, la Germania predica bene e razzola male. Ne stiamo avendo una prova con il recentissimo caso della Nord Lb, la banca della Sassonia che si trovava sull’orlo del dissesto, appena salvata grazie ai 4 miliardi di euro iniettati dai Lander azionisti della Bassa Sassonia e Sassonia Anhalt e dal fondo delle Sparkassen, composto da banche per lo più a partecipazione pubblica. Un vero e proprio salvataggio pubblico che ha evitato ad azionisti, obbligazionisti e correntisti dell’istituto l’applicazione della direttiva bail-in, dopo che sono state rifiutate vantaggiose offerte private per l’acquisizione dell’istituto, come riporta l’agenzia Reuters e il quotidiano Milano Finanza”.
Ora, la Germania potrebbe, senza colpo ferire, salvare la sua Carige con fondi pubblici anticipando l’intervento della Bce e, con esso, un più approfondito esame del suo sistema bancario in aperta sofferenza. L’istituto in questione è Norddeutsche landesbank girozentrale (Nord Lb), una delle banche commerciali più grandi a livello nazionale, appartenente alla categoria della banche regionali tedesche (landensbanken), una particolare tipologia di istituto bancario che esiste solo in Germania, costituita da sette istituti partecipati dallo Stato tramite i Lander e dalle associazioni regionali delle Casse di risparmio.
Nord Lb ha circa il 60% delle sue quote detenute dal Land della Bassa Sassonia (59,13%), mentre lo Stato della Sassonia Anhalt detiene poco più del 5% del pacchetto. Detentrice di oltre 150 miliardi di euro di asset, Nord Lb ha subito negli scorsi trimestri perdite consistenti in seguito al progressivo deterioramento dei crediti concessi al settore della cantieristica navale, valutati in oltre 7 miliardi di euro.
Come scrive StartMag, “la crisi dello shipping ha messo in ginocchio diversi gruppi, tra cui Hsh Nordbank (sfuggito per pochi giorni alle nuove regole sugli aiuti di Stato e anch’esso salvato con soldi statali). Nonostante una florida economia nazionale, molti istituti tedeschi si sono trovati in difficoltà, principalmente a causa di errori di valutazione e investimenti azzardati. Nord Lb chiuderà il 2018 con perdite per 2,7 miliardi, che avrebbero portato il capitale attorno al 6%, quindi al di sotto dei minimi regolamentari. Grazie al denaro pubblico, la banca non sarà più a rischio dissesto e riporterà il patrimonio attorno al 14%, in una zona di tranquillità che consentirà lo smaltimento dei crediti deteriorati navali ancora in bilancio”.
Ricapitalizzare Nord Lb è così difficile da farlo sembrare un caso Carige coniugato alla tedesca. Posseduta da un Land, regolata da una legge del settore pubblico e non quotata in Borsa, per Nord Lb l’ingresso dei privati è complesso in assenza di prospettive di una reale redditività di lungo termine. In ogni caso Nord Lb ha annunciato, come sottolinea Agenzia Nova, di essere pronta a vendere “un investitore esterno” un pacchetto di finanziamenti al settore dei trasporti dal valore di 2,7 miliardi di euro, formato “al 90 per cento da crediti in sofferenza”. L’acquirente potrebbe essere la società per investimenti statunitense Cerberus, ma la somma non pare necessaria a far fronte alle sofferenze consolidate.
Per questo il governo di Angela Merkel sarebbe pronto a far fronte alle sofferenze di Nord Lb mettendo sul piatto la ragguardevole cifra di 3,7 miliardi di euro, 1,2 dei quali garantiti dall’associazione tedesca che riunisce le Casse di risparmio e 1,5 dal governo della Bassa Sassonia, che, si è riservato di staccare un altro assegno da 1 miliardo di euro qualora si rendesse necessario.
La Germania dunque gioca di sponda con le regole comunitarie, prevenendo l’intervento della vigilanza su un istituto che, di fatto, è di diritto pubblico. Le banche controllate dallo Stato, garantite più o meno direttamente dal governo centrale, possono finanziarsi a tassi molto più bassi delle altre e sono al riparo da crisi per la presenza di un salvatore di ultima istanza. Ciò accade mentre, sottolinea StartMag, “in Italia gli istituti di credito stanno vivendo uno scenario per certi versi opposto: pagano sui mercati lo spread sovrano e il maggiore rischio Italia; quando ci sono singole crisi tutto il settore rischia turbolenze. La Germania avrebbe potuto aprire il capitale di Nord Lb ai privati ma ha preferito alzare barricate”.
La mossa tedesca è tutto fuorché sbagliata, ma è necessario porre l’attenzione sull’applicazione soggettiva delle regole della vigilanza comunitaria. Inflessibile con gli istituti italiani, costretti a vendere in maniera precipitosa e a costo ridotto i loro crediti deteriorati, Francoforte ha lasciato più respiro alle banche tedesche, come se avesse finalmente compreso che quello dei crediti deteriorati non è l’unico problema degli istituti comunitari. Al tempo stesso, la vigilanza tace sui derivati di Deutsche Bank, spada di Damocle sull’economia comunitaria, non citandoli nell’unico richiamo rivolto all’istituto e non ha mai voluto sottolineare la necessità della ricapitalizzazione degli istituti tedeschi, che operano con scarsi margini di liquidità e sono in pieno affanno.