Giorgia Meloni si è insediata alla guida del nuovo governo italiano e fin dalle prime battute l’agenda internazionale sarà una sfida cruciale per il nuovo esecutivo. Chiamando alla ribalta il governo di centrodestra in una serie di contesti cruciali. La Meloni, assieme a ministri chiave come i forzisti Antonio Tajani (Esteri) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sovranità Energetica), il leghista Giancarlo Giorgetti (titolare dell’Economia e delle Finanze) e il collega di Fratelli d’Italia Guido Crosetto (neo-ministro della Difesa) dovrà gestire dossier caldi che riguardano la sicurezza nazionale, il posizionamento di Roma nelle dinamiche globali e il futuro del sistema-Paese.
Il primo incontro internazionale della neo-premier potrebbe essere già domenica, con un possibile faccia a faccia con Emmanuel Macron, in visita a Roma ospite del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della Comunità di Sant’Egidio. Un “crash test” importante per rinsaldare quella relazione italo-francese che ora più che mai appare inevitabile da consolidare di fronte alle sfide comuni che aspettano Roma e Parigi in Europa: Mario Draghi ha tirato la volata alla Meloni cercando di strappare il massimo sull’energia a Bruxelles nell’ultimo Consiglio Europeo e ha chiuso con un sonoro schiaffo alla Germania di Olaf Scholz sull’egoismo della posizione tedesca sul price cap al gas. Il primo viaggio all’estero porterà la neo-premier in una località simbolica: Washington o, con più probabilità, Kiev. Volodymyr Zelensky aspetta a bracce aperte quella che ritiene sarà una solida alleata dell’Ucraina. A inizio ottobre il capo dell’Ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak ha avuto un colloquio telefonico con il presidente del Copasir Adolfo Urso, oggi titolare dello Sviluppo Economico, per preparare il terreno.
Nel frattempo gli impegni già in agenda non sono pochi: tra summit internazionali, corsa della manovra, riunioni politiche di alto livello il proscenio internazionale occuperà una componente fondamentale della leader di Fratelli d’Italia.
I primi summit fissati: G20 e Unione Europea
Prima leader di un Paese del G7 a far riferimento a un partito della destra organica, non popolare o liberale, per quanto assimilabile in molti tratti alla linea del Partito Conservatore britannico, la Meloni tra poco più di venti giorni sarà al cospetto dei grandi della Terra.
La data cerchiata in rosso è, in quest’ottica, quella del prossimo 15 novembre: quel giorno si aprirà a Bali, in Indonesia, il summit del G20 a un anno di distanza dall’edizione ospitata a Roma che ha visto Draghi grande protagonista. In quel consesso, la Meloni e la sua squadra, Tajani in testa, dovranno muoversi attivamente per accreditarsi come rappresentanti della nuova Italia in campo internazionale. Sicuramente ci sarà la possibilità, se non sarà avvenuta prima, di conoscere Joe Biden e i vertici di un’amministrazione Usa che ha dichiarato di voler “prendere le misure” al nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Sarà anche la possibilità di conoscere Ursula von der Leyen e Charles Michel, presidenti rispettivamente della Commissione e del Consiglio Europeo. E la leader del governo sarà chiamata a avere a che fare anche con i dichiarati rivali strategici dell’Italia secondo Fdi: Vladimir Putin e Xi Jinping, leader di Russia e Cina, hanno dichiarato che parteciperanno al summit indonesiano. Da valutare anche un possibile faccia a faccia con Recep Tayyip Erdogan, “Sultano” di una Turchia più volte indicata come una minaccia dalla Meloni ma partner strategico per la Nato di cui è convinta sostenitrice.
Il 15 e il 16 dicembre invece la Meloni dovrebbe fare l’esordio al Consiglio Europeo, terza leader del partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) a entrare alla guida di un esecutivo. Agli alleati storici Mateusz Morawiecki, premier polacco di Diritto e Giustizia, e Petr Fiala del Partito Democratico Civico, si aggiungerà ovviamente l’amico di vecchia data della Meloni, il premier ungherese Viktor Orban. In questo caso la sfida maggiore per la Meloni sarà la necessità di combaciare gli interessi italiani con le sfide strutturali imposte dalla guerra in Ucraina (sanzioni alla Russia, tetto al gas e via dicendo) da un lato e le logiche di fatto del “vincolo esterno” dall’altro, prima fra tutte il complesso sistema decisionale dell’Europa.
La rotta della manovra: la partita di Giorgetti
Nel frattempo il neo-Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti dovrà lavorare in Italia e in sede europea alla Legge di Bilancio basata sul Documento di Economia e Finanza (Def) dell’uscente governo Draghi e che per chiare ragioni di avvicendamento ha subito uno slittamento rispetto al previsto passaggio alle Camere inizialmente segnato al 20 ottobre.
La manovra dovrà arrivare sui tavoli della Commissione Europea entro il 30 novembre per un giudizio di massima (non è prevista l’applicazione del Patto di Stabilità) ma nel frattempo il governo dovrà lavorare nelle commissioni per portarla all’incasso entro il 31 dicembre e evitare l’esercizio provvisorio.
Il governo Draghi hamandato a Bruxelles il Dpb, il Documento Programmatico di Bilancio l’11 ottobre scorso, quattro giorni prima della scadenza. Il Dpb è un anticipo del documento da mandare all’Ue entro il 30 novembre e fotografa un’istantanea precisa delle previsioni macroeconomiche, del livello del debito pubblico, degli antidoti alle emergenze del momento (energia e Ucraina, in questo 2022). Dati che saranno inevitabilmente da aggiornare viste le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sulla possibile recessione italiana nel 2023.
Il 7 novembre e il 5 dicembre Giorgetti avrà modo di presenziare alle sue due prime riunioni dell’Eurogruppo da titolare del Mef. In queste saranno affrontate le dinamiche macroeconomiche alla luce dei venti recessivi che soffiano sull’Europa. E Giorgetti potrà spiegare le politiche previste dal governo italiano in materia fiscale e la strategia sul caro energia concordata con Pichetto Fratin per rispondere, senza appesantire il fardello debitorio, al caro-energia.
Pichetto Fratin e Crosetto, la strategia italiana passa per i nuovi ministri
E sarà proprio il 68enne piemontese di Forza Italia a partecipare come primo esponente del governo Meloni a un Consiglio Europeo: il 24 ottobre ci sarà infatti il consiglio Ambiente e il giorno successivo il Consiglio Energia a Bruxelles. I ministri terranno un dibattito orientativo sul pacchetto gas, che comprende una proposta di direttiva e una proposta di regolamento sulle norme del mercato interno comune per i gas rinnovabili e naturali e l’idrogeno. Queste proposte fanno parte del pacchetto di misure “Fit for 55” che mirano a mettere l’UE sulla strada della neutralità climatica entro il 2050. Sarà inoltre discussa la complessa forma di compromesso raggiunta in sede Ue dai capi di Stato e di governo in questa settimana.
In attesa dell’esordio in ambito Nato, è invece prevista per il 15 novembre la prima comparsa internazionale in Europa di Guido Crosetto come Ministro della Difesa. “Se la posizione atlantista, più volte ribadita dalla nuova presidente del Consiglio, non sembra essere in discussione, più problematico potrebbe essere il rapporto con Bruxelles, soprattutto nel tortuoso percorso di costruzione della Difesa europea”, nota Formiche, spiegando come lo “strappo” francese sulla Difesa aerea comune desiderata dalla Germania crei notevoli necessità di attenzione per il neo-ministro. Che comunque sarà sicuramente al fianco di Giorgia Meloni in molte delle visite internazionali. A garantire con la sua esperienza per un’agenda governativa che nei primi mesi dovrà mediare la vocazione euroatlantica con le priorità politiche su temi come la lotta al rigore in campo fiscale e il rilancio dell’agenda energetica verso la sovranità e l’indipendenza. Il mondo guarda a Giorgia Meloni che fin dalle prime battute avrà modo di mettere alla prova le capacità acquisite in una carriera politica che dalla Garbatella e Colle Oppio l’ha portata, in circa trent’anni di carriera, all’agognata meta di Palazzo Chigi.