Per due ore, sei candidati presidenziali democratici si sono sfidati sul palco della Drake University di Des Moines in Iowa, per l’ultimo dibattito che li porterà alla presidenza democratica prima dei caucus del 3 febbraio – l’evento con cui si apre la corsa delle primarie del Partito democratico e che prevede che gli elettori si riuniscano in assemblea e votino. Ciò significa che i sei democratici – Joe Biden, Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Tom Steyer – hanno avuto la loro ultima possibilità di partecipare ai classici botta e risposta, per fortificare le loro campagne o consolidare il momentaneo primato.
Tra gli argomenti discussi nella capitale e città più popolosa dello stato dell’Iowa, l’assistenza sanitaria, la questione dell’eleggibilità di una donna – se potrebbe o meno essere in grado di battere Donald Trump – e la politica estera.
Dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani in un raid con un drone statunitense lo scorso 3 gennaio a Baghdad, e le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran, era proprio la politica estera il tema con cui ci si aspettava iniziasse il dibattito. E così è stato: per più di mezz’ora, i candidati hanno risposto ad una serie di domande sul perché fossero meglio preparati ad essere un “commander-in-chief”, se ritirerebbero le truppe statunitensi in Iraq, come potrebbero impedire la diffusione del terrorismo islamico, e come tratterebbero gli accordi commerciali internazionali.
L’inizio della discussione è stato tutto per Biden e Sanders, quest’ultimo come previsto, tornato all’attacco di Biden e del suo voto a favore della guerra in Iraq nel 2002.
Solo pochi giorni fa, sui canali della campagna di Bernie Sander, si è scatenato un attacco a Joe Biden sull’invasione americana in Iraq del 2003: il senatore del Vermont ha accusato l’ex vice presidente di “riscrivere la storia” per il suo voto.
“La guerra in Iraq si è rivelata il peggior errore di politica estera nella storia moderna di questo paese”, ha affermato Sanders durante il dibattito a Des Moines.
Joe ed io abbiamo ascoltato ciò che l’ex vicepresidente Dick Cheney e George Bush e (il segretario alla difesa Donald) Rumsfeld avevano da dire. Pensavo stessero mentendo. Non ci credevo per un momento. Mi sono messo a terra. Ho fatto tutto il possibile per prevenire quella guerra. Joe l’ha vista in modo diverso
Durante la sua campagna, Biden non è però riuscito a dare una spiegazione valida sul suo voto a favore della guerra in Iraq, non solo sui palcoscenici dei dibattiti. “Ho detto 13 anni fa che era un errore dare al presidente l’autorità di andare in guerra se, in realtà, non fosse riuscito a convincere gli ispettori in Iraq a fermare quello che si pensava fosse il tentativo di realizzare un’arma nucleare. È stato un errore”, ha detto Biden martedì sera. Ma una volta eletto Obama, ha aggiunto, “si è rivolto a me e mi ha chiesto di porre fine a quella guerra”.
A luglio, Biden ha ammesso di aver fatto una valutazione errata confidando nel presidente, affermaando di averlo fatto solo per convincere le Nazioni Unite a concordare di mandare ispettori nel paese. Lo stesso è successo a settembre 2019 quando l’ex senatore del Delaware, favorito per la vittoria al caucus dell’Iowa, ha spiegato di essere stato contrario all’invasione di Bush fin dall’inizio.
“Joe Biden ha votato e contribuito a prendere l’iniziativa per la guerra in Iraq, il più pericoloso errore di politica estera nella storia moderna di questo paese”, ha aggiunto Sanders durante un’intervista con la Cnn all’inizio del mese; anche il consulente della campagna elettorale di Bernie, Jeff Weaver, ha espresso il suo giudizio su Biden, “ha cercato di distorcere la sua testimonianza sulla guerra in Iraq”.
Nel frattempo, la portavoce Nancy Pelosi ha annunciato all’Assemblea che mercoledì voterà l’invio degli articoli di impeachment al Senato. A Des Moines, la città dell’Iowa che ha ospitato il dibattito, gli elettori sono divisi sulla decisione della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di accusare il presidente Donald Trump, seppure quasi la metà abbia affermato che il presidente non dovrebbe essere rimosso dalla sua carica. Secondo l’ultimo Des Moines Register insieme a Cnn e a Mediacom Iowa Poll, il 45% degli elettori iscritti in Iowa, non sono d’accordo con la decisione della Camera di mettere sotto accusa il presidente; il 43% sarebbe invece favorevole, mentre solo il 12% non ne è sicuro.