Le parole del premier russo Dmitij Medvedev in occasione dell’ultima Conferenza sulla Sicurezza di Monaco hanno generato ampi dibattiti e grandi critiche:”Viviamo in un tempo di una nuova Guerra Fredda, nel quale le relazioni tra l’Unione europea e la Russia si sono rovinate. È così inevitabile lo scoppio di un terzo sconvolgimento mondiale per farci capire quanta sia necessaria la collaborazione e non il confronto?” Medvedev ha ottenuto quello che voleva. “La Russia minaccia una nuova Guerra Fredda” titolavano il giorno seguente i principali giornali occidentali.Uno dei pochi media ad affrontare tale tema in maniera differente è stato Innere Fuehrung (IF), la rivista della Bundeswehr, le forze militari della Germania. Nata nel 1956 come organo di comunicazione interno della Armee, è oggi la voce delle posizioni delle gerarchie militari tedesche che, attraverso la sua pubblicazione, comunicano pubblicamente le loro opinioni e priorità, lanciando messaggi alle istituzioni governative. “Sveglia per la libertà” (“Weckruf fuer den Frieden”) ha titolato il numero seguente alle parole di Medvedev.Per approfondire: Nato-Russia: uno scontro inevitabile?Secondo la IF quelle del premier russo non sono parole bellicose, ma dettate dalla volontà di cambiare discorso rispetto alla crisi ucraina e alle responsabilità russe nella fase di destabilizzazione della regione. L’ipotetico scoppio di una nuova Guerra Fredda non sarebbe però da addossare solo al Cremlino, bensì a tutti i principali attori in gioco. Sia ad Est che ad Ovest. Lo scoppio di una conflittualità armata tra le parti in causa e il possibile conseguente utilizzo dell’arma atomica vedrebbe la prima vittima nella Germania. E nell’Europa tutta.Quali sono dunque gli altri attori responsabili dell’odierna situazione di confronto? Innanzitutto gli Stati Uniti. Come la IF sottolinea, la Guerra Fredda estintasi nel 1989 non si è trasformata in guerra nucleare solo grazie all’adozione di trattati che stabilivano il divieto dell’utilizzo dell’arma atomica. Tali trattati non sono attualmente più in vigore. Quello più importante, il Trattato antibalistico tra Washington e Mosca, è stato violato nel 2007 da parte degli Stati Uniti con l’inaugurazione di uno scudo missilistico su Polonia e Repubblica Ceca.Per questo la IF indica negli americani i principali responsabili dell’attuale tensione internazionale. Non in maniera diretta, ma citando episodi la cui causa è chiaramente attribuibile alla politica estera statunitense. “Medvedev non avrebbe mai parlato di Guerra Fredda se lo scoppio del conflitto in Ucraina non lo avesse costretto a farlo”, scrive. “La Russia teme le pesanti reazioni della Nato” continua poi, sottolineando come dagli anni ’90 ad oggi l’Alleanza Atlantica abbia circondato i territori russi con le proprie basi. L’azione americana non ha però per ora raggiunto i traguardi prestabiliti. Dal punto di vista tedesco, infatti, l’aggressività americana non ha fatto altro che contribuire a “trasformare il vecchio assetto bipolare in un complicato mondo multipolare”. All’interno della quale la Russia rivendica una centralità globale che aveva perso nel 1989.La posizione della Bundeswehr è estremamente chiara: la Germania deve riconoscere la realtà multipolare del mondo contemporaneo per evitare che questa si evolva nuovamente in un bipolarismo bellicoso che vedrebbe i tedeschi e l’Europa come le prime vittime. L’impegno militare e diplomatico della Repubblica Federale non deve orientarsi dunque soltanto dualmente verso Washington e Mosca, ma deve rivolgersi a tutti gli attori regionali il cui dinamismo veniva in tempo di Guerra Fredda schiacciato dalla presenza ingombrante delle due superpotenze. In quest’ottica la IF rivendicata la presenza delle truppe tedeschi in territori di crisi come il Nord Africa e il Medio Oriente. Una presenza da intendersi quindi come la continuazione della diplomazia con altri mezzi, col fine di porsi come interlocutore privilegiato e non per agire come braccio tecnico o armato della Nato.Il messaggio trasmesso è molto preciso e di singolare importanza. Rivolgendosi al governo tedesco le forze militari dicono chiaramente che la sopravvivenza della Germania e dell’Europa passa attraverso l’accettazione della realtà globale multipolare. E che in tale realtà si deve calare l’azione di politica estera americana. Non considerando il proprio Paese solo come semplice appartenente al mondo occidentale a trazione anglo-americana, ma come un attore virtuoso che deve parlare con tutti i protagonisti presenti nelle aree regionali conflittuali. Che sono, secondo la IF, naturalmente gli Stati Uniti e la Russia, ma anche la Cina, l’Iran e l’Arabia Saudita.L’apertura della Germania al mondo multipolare e la conseguente volontà di dialogare con tutti i players senza particolare preferenze o discriminazioni rappresenta un elemento di novità estremamente significativo, che si pone però in continuità con un filone di tradizione che ha caratterizzato la politica estera della Repubblica Federale dal secondo dopoguerra in avanti: per ovvi motivi storici ogni amministrazione germanica ha evitato di assumere qualsiasi forma di leadership politica a livello internazionale, evitando aperte conflittualità e cercando sempre soluzioni di compromesso, come per esempio avvenuto in occasione della crisi ucraina.È così che, se da una parte Berlino ha sviluppato forti relazioni con la Russia, soprattutto per quanto concerne il commercio degli idrocarburi, dall’altro i governi tedeschi che si sono susseguiti hanno promosso un vero e proprio smantellamento delle forze armate, appunto della Bundeswehr, sostituite progressivamente a partire dal 1989 dalle basi della Nato. Un’ambivalenza, questa, che ha recentemente messo in difficoltà l’esecutivo guidato da Angela Merkel. Secondo Alister Miskimmon, ricercatore presso la Royal Holloway University di Londra e coautore del libro “La Germania della Cancelliera”(Il Mulino), dall’inizio della crisi ucraina la Grande Coalizione tenta di conciliare i propri interessi legati ai rapporti bilaterali con la Russia con gli impegni presi all’interno della Ue e della Nato. Manifestando una mancanza di chiarezza sulla direzione della sua politica estera, che deriva dalla sua riluttanza rispetto a un maggiore coinvolgimento negli affari internazionali, soprattutto in ambito di politica di sicurezza e di difesa.Così, se politicamente Angela Merkel pone il proprio Paese come braccio esecutore delle sanzioni anti-russe, dall’altro stringe in rapporti economici con Mosca e rifiuta categoricamente di far partecipare le sue truppe alle missioni militari a guida americana, come avvenuto nel caso della Libia e della Siria. Non sentendosi dunque costretta ad accogliere le richieste dei propri partner strategici tradizionali, come gli Stati Uniti. Se il mondo tornasse a polarizzarsi in ottica di Guerra Fredda, però, sarebbe maggiormente difficile per Berlino mantenere questa posizione ambigua e rispondere alle continue pressioni dei suoi più stretti alleati.La Germania ha dunque tutto l’interesse a promuovere lo sviluppo di un mondo multipolare all’interno del quale si affermino potenze competitrici terze rispetto a Russia e Stati Uniti. Questa è la volontà manifestata dai dirigenti delle forze armate, che attraverso la IF invitano l’esecutivo ad ascoltare le loro posizioni. Resta il grande dubbio su quanta influenza essi abbiano sul governo di Angela Merkel. In questo senso è interessante constatare un dato: il 2016 è il primo anno della storia tedesca post-1945 in cui la Germania ha aumentato i finanziamenti alle forze armate, potenziando così il ruolo dell’esercito. Una novità assoluta, che si discosta nettamente dal depotenziamento costante che ha caratterizzato soprattutto gli ultimi 25 anni. L’aumento della spesa militare è in realtà poco incisivo dal punto di vista economico, ma potrebbe rappresentare un chiaro messaggio ai propri partner sia russi che americani: la Germania non è disposta a rinunciare a nessuna delle sue privilegiate alleanze ed è pronta a difendere le sue posizioni.@luca_steinmann1
Politica /
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