La Germania è sempre più proiettata verso una politica estera “di ampio respiro” che guarda maggiormente verso l’Estremo Oriente. Dopo la crociera operativa della fregata Bayern nell’Indopacifico, la prima nel suo genere dalla fine della Seconda guerra mondiale, Berlino ha fatto trapelare l’intenzione di inviare in quel settore di globo anche un piccolo distaccamento di cacciabombardieri Eurofighter Typhoon.
Il capo di Stato maggiore della Luftwaffe – l’aeronautica militare tedesca – il generale Ingo Gerhartz, ha indicato che sei Typhoon molto probabilmente saranno inviati in Australia nel settembre 2022, per prendere parte all’esercitazione biennale “Pitch Black” accompagnati da tre A-400M e tre aerei cisterna. “La Germania è pronta a svolgere un ruolo più importante nella regione indopacifica” ha dichiarato il generale Gerhartz durante un’intervista concessa a Defense News. Sarà “il primo e più grande” schieramento di assetti di questo tipo della Luftwaffe in quella parte del mondo, ha sottolineato ancora, suggerendo che una proiezione di forza di questo tipo potrebbe ripetersi ancora in futuro.
Il dispiegamento del piccolo contingente aeronautico previsto per il 2022 sarà un “segnale forte per mostrare ai nostri partner nell’Indo-Pacifico che siamo con loro”. I dettagli della missione dovrebbero essere discussi coi suoi omologhi nella regione alla decima Conferenza internazionale dei capi di Stato maggiore dell’aviazione, che si terrà il 13 novembre a Dubai.
Si tratta di una “prima” assoluta per la Luftwaffe in quel settore, al pari della crociera della Bayern, e la manifestazione delle linee guida per l’Indopacifico pubblicate dal governo tedesco nel settembre 2020. Se però la missione della fregata rientra nella strategia che mira a stringere relazioni più strette coi Paesi della regione che condividono gli stessi “valori democratici”, per difendere il diritto internazionale e i principi della libertà di navigazione, questa missione avrà una sfumatura diversa: significa che la Germania, per la prima volta, farà parte di un meccanismo multilaterale militare già esistente in modo significativo nell’Indopacifico.
L’esercitazione si tiene ogni due anni e nella sua ultima edizione, quella del 2018, ha visto per la prima volta la partecipazione dell’India, che ha inviato i suoi Sukhoi Su-30MKI e relativo personale di supporto, a testimonianza di come queste manovre abbiano una chiave di lettura politica molto particolare: Nuova Delhi, benché ancora non formalmente schierata col “blocco occidentale” rappresentato da Stati Uniti, Australia, Regno Unito e relativi alleati regionali (come l’importantissimo Giappone), gravita sempre di più nella sua orbita in funzione di contrasto all’espansionismo cinese e alla sua assertività, che ben conosce direttamente per le questioni legate agli scontri di confine nel Kashmir e nell’Arunachal Pradesh.
Di esempi in questo senso ce ne sono stati molti altri, ma quello principale è rappresentato dal cambiamento di natura della serie di esercitazioni Malabar, organizzate dall’India e che si tengono nell’Oceano Indiano, che ora ormai possono essere considerate come esercitazioni dei Paesi del Quad, il Quadrilateral Security Dialogue.
Tornado al caso tedesco, Berlino sta dimostrando di avere un atteggiamento più attivo, e non transitorio, verso l’Estremo Oriente: il comandante in capo della marina tedesca ha dichiarato martedì scorso che l’invio di una nave da guerra nell’Indopacifico sottolinea la preoccupazione del suo Paese che la libertà di navigazione e l’ordine internazionale siano minacciati in quella regione, con un nemmeno troppo velato riferimento al suo più grande partner commerciale, la Cina .
Il viceammiraglio Kay-Achim Schonbach, a Tokyo per uno scalo della fregata Bayern, ha affermato, come riferisce il Washington Post, che le crescenti tensioni, le controversie territoriali e il cambiamento dell’equilibrio militare nella regione possono avere un impatto esteso oltre l’Asia. Parlando in una conferenza stampa, Schonbach ha affermato che l’invio della nave da guerra è stato deciso per mostrare sostegno al Giappone, agli Stati Uniti e ad altri partner, e per unire gli sforzi nel sostenere la pace, la navigazione libera e l’ordine internazionale basato sulle regole. “Il Mar Cinese Meridionale è un global common, cioè un’area marittima che appartiene a tutti, quindi non può appartenere o essere rivendicato da nessuno” ha affermato.
La parte più interessante del discorso dell’ammiraglio è però un altra: Schonbach ha detto che la visita della Bayern è l’inizio di un impegno a lungo termine da parte della Germania nella regione, con Berlino che ha in programma inviare una flotta di fregate e navi di rifornimento entro due o tre anni oltre al distaccamento aeronautico per l’esercitazione “Pitch Black”.
La Germania, quindi, offre il suo braccio in sostegno della politica statunitense, che vorrebbe più impegno (ma non troppo) degli alleati Nato in quella regione, ma soprattutto dimostra di essere allineata alle posizioni della Francia. Come abbiamo più volte affermato da queste colonne, l’Eliseo – con fuori il Regno Unito – sta cercando di diventare il Paese guida della strategia di politica estera e di Difesa dell’Unione Europea.
Esserne la guida significa, conseguentemente, plasmarle a sua immagine, e il partenariato strategico con Berlino, sancito una volta di più dopo il Trattato di Aquisgrana, ha permesso a Parigi di assicurarsi quella “potenza continentale” in grado di sostenere la sua politica di “potenza marittima”. A riprova di come la Francia stia efficacemente riuscendo in questo disegno, c’è la bozza della “bussola strategica” Ue, trapelata nei giorni scorsi: si legge, infatti, che l’Indo-Pacifico sarà un’area strategica di riferimento e non si parla di Regno Unito nelle partnership bilaterali.
Se quindi Berlino ha decisamente virato verso una presenza più ampia e soprattutto stabile in quella regione, significa che l’asse con Parigi è ben saldo, ma soprattutto significa che la politica Ue si adeguerà alle decisioni prese dalla Francia, che ha colto molto seriamente il recente invito del Giappone a che l’Unione sia più presente attivamente in Estremo Oriente proprio per fronteggiare la Cina.
Per una volta vogliamo sbilanciarci: l’Italia, in questo particolare momento storico, con queste contingenze, non è possibile che abbia un ruolo subalterno e permetta all’asse franco-tedesco di guidare la politica estera Ue che, come abbiamo visto, ha la sua chiave di volta nell’Indopacifico, mentre il Fronte Sud (che è quello che più direttamente ci riguarda) è stato trattato come secondario se non messo da parte. Occorre pertanto che si cominci seriamente a guardare oltre il Mediterraneo Allargato, e a sfruttare certi partenariati strategici che abbiamo con alcuni Paesi di quella regione per “mostrare la bandiera”.