Dal Bangladesh all’Egitto, dalla Cina alla Finlandia passando per l’India. La Russia ha messo sul mercato le proprie conoscenze in materia “nucleare” ed è pronta a implementare decine e decine di centrali all’avanguardia sparse un po’ in tutto il mondo. La costruzione di un impianto fa gola a molti governi perché, oltre a offrire la prospettiva di imboccare la strada dell’autonomia energetica, contribuisce a rafforzare rapporti con Mosca. In altre parole, se avere un filo diretto con il Cremlino da una parte significa assicurarsi un’alternativa alla “protezione” degli Stati Uniti, dall’altra implica la possibilità, in caso di bisogno, di poter contare su un alleato della caratura di Vladimir Putin. Lo Zar ha fatto i suoi conti e sa bene che può spendere la leva del nucleare per ottenere in cambio due benefici fondamentali per la Russia: vantaggi geopolitici (dunque alleanze strategiche con attori situati in zone sensibili) e vantaggi economici (visto che alla fine si parla pur sempre di appalti, quote e percentuali).

Il ruolo chiave di Rosatom

Il braccio di Mosca per costruire le centrali nucleari si chiama Rosatom, una mastodontica società pubblica russa creata nel 2007 dalle ceneri della Federal Agency on Atomic Energy. Come riporta il sito ufficiale, questo soggetto è formato da 300 imprese e circa 250mila impiegati. Le sue attività coprono tutti i campi del nucleare: si va dall’estrazione alla conversione, dall’arricchimento dell’uranio allo sviluppo dell’ingegneria meccanica volta alla produzione, dalla costruzione di centrali nucleari allo smantellamento delle stesse, passando infine per la gestione di rifiuti e combustili nucleari. Rosatom è il più grande produttore di elettricità della Russia, tanto che nel 2017 riusciva a coprire, da solo, il 19,9% della produzione totale di elettricità del Paese. La società vanta inoltre alcuni record: è la prima al mondo per il numero di reattori nucleari in funzione, la seconda per le dimensioni del suo parco nucleare, la seconda per le riserve di uranio, la quarta per quantità di uranio estratto annualmente ed è infine l’unica a poter contare su una flotta di rompighiaccio nucleari.

I più importanti progetti nucleari russi all’estero

Abbiamo parlato dei reattori di Rosatom: in totale sono 36 quelli che devono essere costruiti all’estero, mentre in Russia se ne contano 35 distribuiti in 12 differenti centrali elettronucleari. Da questo punto di vista il sito della società parla chiaro: “Oggi la Russia è leader nelle nuove costruzioni nucleari all’estero” grazie a “tecnologie avanzate” e al “più recente know-how sviluppato da scienziati russi”. La lista delle centrali che Rosatom deve costruire all’estero è piuttosto lunga. Nell’elenco figurano alcuni progetti strategici che devono essere menzionati per capire come la Russia ha intenzione (legittimamente) di espandere la propria sfera di influenza globale. Partiamo con il Bangladesh: in questo Stato è in corso la fase di preparazione per il primo impianto nucleare del Paese, la centrale di Rooppur, situata nel distretto di Pabna a circa 160 chilometri da Dhaka. Oltre alla costruzione e alla messa in servizio della centrale, la Russia costruirà tutte le infrastrutture necessarie. In Bielorussia i lavori per la centrale di Ostrovets, che comprende due reattori, sono a buon punto, tanto che la prima unità ha completato l’installazione delle apparecchiature essenziali nelle sale del reattore e della turbina.

Il maxi progetto cinese e il patto con Erdogan

Il Tianwan Npp è invece la più grande struttura simbolo “della cooperazione economica russo-cinese“. Sorgerà a Lianyungang e potrà contare su quattro reattori; i lavori sono ancora in fase di svolgimento. Sempre in Cina bisogna menzionare la centrale nucleare di Xudapu, per la quale l’8 giugno del 2018 sono stati firmati i documenti per avviare l’iter di costruzione. In Egitto i russi edificheranno la centrale nucleare di El Dabaa, nella regione di Matrouh. Anche qui nasceranno quattro reattori. Rosatom provvederà inoltre a formare il personale, assisterà i suoi partner egiziani e fornirà combustibile nucleare per tutta la vita dell’impianto. In Finlandia i riflettori sono puntati sulla centrale di Hankhikivi-1: il progetto è partito nel 2013 e al momento la fase di pre-costruzione continua. In Ungheria è partita la fase 2 per la costruzione di Paks II, nella contea di Tolna. L’impianto, costruito su un progetto sovietico, gestisce quattro unità di potenza; il Parlamento ungherese ha recentemente approvato la costruzione di due nuove unità di potenza. Per l’occasione Mosca presterà a Budapest la bellezza di 10 miliardi di euro. In India Rosatom e le sue filiali sono invece alle prese con le unità 3, 4, 5 e 6 della centrale di Kudankulam. Delicate, infine, le questioni inerenti alla centrale nucleare di Bushehr, in Iran, così come quella riguardante la seconda unità dell’impianto di Akkuyu in Turchia. Nonostante il fiato degli Stati Uniti, la Russia non sembra intenzionata ad arretrare.

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