Dopo le crisi del 2015, il linguaggio degli idrocarburi riprende a dettare la propria linea di relazioni tra stati, andando a riesumare discorsi apparentemente decaduti. È così che Saipem, l’azienda italiana specializzata nella realizzazione di infrastrutture legate all’esplorazione di giacimenti, estrazione e trasporto di idrocarburi, cavalca un’onda importante sulla basa della nuova stagione geopolitica della fascia eurasiatica.LEGGI ANCHE: La guerra dei gasdotti e i due pesi dell’UeDopo la perdita di una commessa da 2,4 miliardi relativa alla costruzione del famoso gasdotto South Stream, abbandonato in seguito all’acuirsi della crisi tra Russia ed Unione Europea sull’Ucraina – nonché per una questione indicata come relativa al monopolio della fornitura con Gazprom unico committente, in base alle disposizioni del terzo pacchetto energetico dell’UE -, la società italiana aveva aperto un contenzioso da 760 milioni di euro per l’annullamento di tale progetto. La soluzione l’hanno servita sul piatto Putin ed Erdogan che, il 10 ottobre scorso, in seguito all’incontro bilaterale che ha sancito la ripresa dei rapporti tra Mosca ed Ankara dopo l’abbattimento del caccia russo sul confine turco-siriano. I due presidenti hanno sottoscritto un accordo intergovernativo per l’inaugurazione del progetto del Turkish Stream.Così da Anapa, hub del gas russo, fino a Kiyikoy, approdo delle tubature del Mar Nero adibite al trasporto di circa 15,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, potrebbe essere un progetto tutto italiano. I pilastri della collaborazione sono stati posizionati durante il Consiglio Italo-russo per la cooperazione economico-finanziaria tenutosi a Roma il 3-4 ottobre scorsi, durante il quale il Vice Primo Ministro Arkady Dvorkovich ha dato eco alle parole di Alexey Miller, presidente del colosso del gas russo Gazprom, confermando che le operazioni per la posa delle condotte sottomarine del nuovo gasdotto avverrà già a partire dal prossimo anno, così da poter inaugurare il progetto completo già a partire dal 2019 – in realtà molto tempo dopo rispetto a quelli che avrebbero dovuto essere i tempi di attivazione del South Stream.LEGGI ANCHE: Come cambia l’economia russaSaipem dunque dovrebbe rifarsi con quelli che sono i termini di questa intesa preliminare con Gazprom, ricevendo l’affidamento di una commissione che ammonterebbe a circa 2 miliardi di euro che, al netto dei costi di operazione (la nave utilizzata per la posa dei tubi sott’acqua ha un costo di circa un milione di euro al giorno) il guadagno ante imposte del gruppo italiano ammonterebbe a circa 300 milioni di euroin tre anni, dunque il 15% di margine.La visita di Dvorkovich a Roma, inoltre, ha portato ulteriori novità al Saipem, il cui titolo è in grande spolvero e continua a macinare guadagni in borsa. Secondo quanto dichiarato in Italia dal Vice—Premier, anche il North Stream-2, il raddoppio del gasdotto che da Vyborg, in prossimità delle coste di San Pietroburgo giunge nell’hub tedesco di Greifswald, dove si connette al progetto onshore OPAL di Wingas e E-on sarebbe sotto la lente di ingrandimento di Saipem. Il North Stream è un progetto altrettanto faraonico, della portata di 27,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, il cui raddoppio porterebbe ad approvvigionare circa il 20% del fabbisogno di gas europeo. In tal modo, la dipendenza di Bruxelles dal gas russo arriverebbe a oltre un terzo del totale.LEGGI ANCHE: L’esplosione della Basf in GermaniaC’è comunque un costo rilevante nella vicenda, che è quello a carico di ENI, in precedenza azionista paritario nella joint venture South Stream insieme a Gazprom, in seguito, ritiratosi, ha ceduto la totalità delle proprie quote al partner russo. Scenario russo agrodolce per l’Italia che, comunque, resta partner privilegiato dell’Italia.banner_cristianiAnche altri scenari interessano Saipem, in particolare dopo la riabilitazione dell’Iran: l’italiana potrebbe essere infatti coinvolta nelle commesse relative allo sviluppo del South Pars/North Dome, il più grande giacimento di gas attualmente in fase di sfruttamento, sito nel Golfo Persico e gestito dall’Iran e dal Qatar, con la realizzazione di un’altra piattaforma offshore estrattiva. Infine, anche la società statale del governo di Riyadh, Aramco, ha in progetto di affidare a Saipem un progetto da mezzo miliardo di dollari per la realizzazione di ponti di collegamento tra i campi Marjan e Yuluf.

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