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Il ministro della Difesa francese, Florence Parly, ha rivelato ufficialmente pochi giorni fa che un sottomarino nucleare da attacco, l’Sna Émeraude, ha condotto una missione di pattugliamento in Estremo Oriente che lo ha condotto anche nel Mar Cinese Meridionale. Parly, in merito alla presenza del battello proprio in quelle acque contese, ha affermato in un tweet che è stata “una prova lampante della capacità della Marina francese di schierarsi lontano e per lungo tempo insieme ai nostri partner strategici australiani, giapponesi e statunitensi”. Il ministro ha anche affermato che la Francia ha effettuato la missione per “Arricchire la nostra conoscenza di questo territorio e affermare che il diritto internazionale è l’unica regola valida, qualunque sia il mare in cui navighiamo”.

L’ammissione francese, la prima per una missione di questo tipo, ha un profondo significato diplomatico: la Francia, che non ha basi militari o patti di mutua difesa in quella regione del Sudest Asiatico ma che ha comunque territori d’oltremare in quegli oceani, sta cercando di allinearsi alla politica di Washington di contenimento dell’espansionismo cinese attraverso il sostegno del diritto internazionale con l’invio di assetti militari: una pratica ormai consolidata per gli Stati Uniti che effettuano missioni Fonop (Freedom of Navigation Operation) nel settore del Pacifico Occidentale in cui l’assertività della Cina è più evidente, come nello Stretto di Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale. È anche ipotizzabile che l’Eliseo sostenga il cosiddetto Quad (Quadrilateral Security Dialogue), l’alleanza diplomatica tra Australia, India, Giappone e Stati Uniti, riesumata recentemente proprio per cercare di trovare un fronte comune nel contenimento di Pechino.

Un’altra possibile motivazione è che la Francia sia impegnata in una competizione “amichevole” con il Regno Unito. Londra infatti ha recentemente deciso di inviare il Csg (Carrier Strike Group) della sua portaerei Hms Queen Elizabeth in una crociera in Estremo Oriente che arriverà sino in Giappone, nel quadro della sua politica “Global Britain” che prevede il ritorno britannico da protagonista sul palcoscenico della politica globale. Non volendo sentirsi pertanto “esclusa” da un settore del globo sempre più importante, in cui ha grossi interessi strategici legati anche al suo passato di potenza coloniale, Parigi potrebbe aver ritenuto opportuno esplicitare il suo impegno in questa competizione internazionale.

A suffragare queste tesi c’è anche la decisione francese di inviare due gruppi navali distinti in due missioni verso Oriente. La portaerei Charles de Gaulle, con un gruppo da combattimento misto composto dalla fregata Chevalier Paul, dalla Provence della classe Fremm versione Asw, da un sottomarino nucleare da attacco Rubis, dalla fregata Leopold I della Marina Belga, dalla Hydra di quelle ellenica e dal cacciatorpediniere statunitense Uss Porter, fanno parte della Mission Clemenceau 21. Una crociera che si articolerà in tre fasi di cui la prima al largo della Libia a sostegno delle operazioni Nato e Ue, la seconda nel Mediterraneo orientale per combattere il terrorismo e cooperare con gli alleati della Francia nell’operazione Inherent Resolve, la terza nel Mar Rosso, nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico / Mare Arabico.

Il secondo gruppo navale, più piccolo, è partito da Tolone il 18 febbraio ed è composto dalla nave da assalto anfibio (Lhd) Tonnerre e dalla fregata Surcouf. Le due unità sono dirette verso Sasebo, in Giappone, per la missione Jeanne d’Arc 2021. La crociera toccherà il Mar Rosso, l’India ed il Mar Cinese Meridionale in un viaggio “andate e ritorno” effettuato per addestrare i cadetti ufficiali della marina francese, per dimostrare le proprie capacità operative in aree di interesse strategico e per aumentare l’interoperabilità e la cooperazione regionale.

Dall’Eliseo ci tengono a precisare, come riporta Naval News, che Jeanne d’Arc 2021 non è solo una missione di addestramento, ma un vero e proprio dispiegamento operativo che fa parte della strategia di difesa francese nell’Indo-Pacifico. Questa strategia intende riaffermare l’interesse della Francia per questa zona attraverso una presenza rafforzata e attività di cooperazione bilaterale e regionale intensificate. Il piccolo gruppo navale, infatti, entrerà a far parte della Combined Task Force 150 (Ctf150) nell’Oceano Indiano e parteciperà a varie esercitazioni su larga scala con le marine dei paesi partner presenti nella zona come India, Australia, Giappone e Stati Uniti. Il gruppo parteciperà anche a un’esercitazione anfibia combinata con la Marina Giapponese e quella Statunitense il prossimo maggio, nelle isole meridionali del Giappone.

A bordo della Tonnerre sono presenti, infatti, 155 soldati della Sesta brigata corazzata leggera, una compagnia comando del Secondo reggimento di fanteria straniera, una sezione della 13esima semibrigata della Legione Straniera, un plotone corazzato del 1er Régiment de Saphis, due sezioni di combattimento del 31esimo reggimento del Genio, una sezione di artiglieria antiaerea (Aaw) proveniente dal 54esimo reggimento di artiglieria, una squadra Jtac (comunicazione tattiche) del Terzo reggimento di artiglieria marina oltre a diversi assetti da combattimento come due elicotteri Gazelle.

La Francia recupera quindi la sua vocazione globale per proteggere i suoi interessi nell’Indopacifico, dove ha cinque territori d’oltremare che fanno contare più di un milione e mezzo di abitanti con 9 milioni di chilometri quadrati di Zee (Zona di Esclusività Economica) da difendere.

Sicuramente la decisione dell’Eliseo rappresenta la risposta francese al cambio di direzione della Casa Bianca che ora intende riallacciare i rapporti coi suoi alleati europei addirittura nell’ottica del multilateralismo decisionale, che apre prospettive interessanti, almeno per Parigi, di poter imporre una visione strategica più attenta alle necessità europee. Visione che, nelle intenzioni francesi, sarebbe guidata proprio dalla Francia.