Dopo lo spot di Emmanuel Macron sull’Europa, scende in campo anche la Commissione europea, che si schiera apertamente con il presidente francese. Il portavoce dell’esecutivo europeo, Margaritis Schinas, ha mandato un messaggio chiarissimo: “Per il Rinascimento europeo, la Francia e la Commissione Europea conducono la stessa battaglia”.
Ed è un segnale molto netto di come Parigi e Bruxelles vadano ormai nella stessa direzione, senza neanche quel filtro, quella parvenza di imparzialità che dovrebbe contraddistinguere l’organo Ue in un periodo antecedente le elezioni europee ma soprattutto in una fase così delicata dei rapporti fra Stati europei (Italia e Francia in primis).
“Dal 2014 – continua Schinas – il presidente Juncker e la squadra lavorano per un Rinascimento europeo e sono fieri di aver avuto l’appoggio costante della Francia e del presidente francese Emmanuel Macron”. E sia il presidente della Commissione che tutto l’organo che guida “salutano il contributo al dibattito europeo dato da Macron, come il suo saldo impegno a rispondere alle sfide che l’Europa ha davanti a sé”.
Ma non c’è solo questo. La Commissione ci tiene anche a puntualizzare che il programma di Macron è simile, se non addirittura sovrapponibile, a quello dell’Europa. Si passa dal rafforzamento della Guardia costiera europea a l’agenzia per la sicurezza alimentare fino al rafforzamento del Consiglio europeo e la nascita di una Difesa comune europea. Tutti punti del programma dell’Eliseo che sono perfettamente identici a quelli proposti dalla Commissione. E che dimostrano l’assoluta vicinanza di vedute fra il capo di Stato francese e l’attuale esecutivo Ue.
Un’unità di intenti che fa capire perfettamente quanto sia importante questo rapporto di assoluta sinergia fra Parigi e Bruxelles anche per comprendere la possibile disparità di trattamento all’interno della Commissione fra i governi che sostengono pienamente i piani di Bruxelles e quelli che invece appaiono critici nei confronti delle strategie imposte da Bruxelles. Un rischio che si è palesato anche con gli strani rapporti che intercorrono fra Pierre Moscovici e Macron, e manifestati nella “strana” indulgenza del commissario verso il deficit francese. Ben diversa rispetto alla strenua opposizione contro la manovra economica italiana, non solo nei modi ma anche nella sostanza.
E questa convergenza di interessi fra l’establishment europeo e Parigi è stata affermata anche da Donald Tusk. “Vorrei fare un commento sull’editoriale di oggi del presidente Macron”, ha detto al con il premier armeno, Nikol Pashinyan, riguardo all’intervento del capo dello Stato francese sulle colonne del Corriere della Sera. “Non entrando nei dettagli, sostengo pienamente il suo modo di pensare, anche quando dice, e cito: ‘La nostra prima libertà è la libertà democratica’: la libertà di scegliere i nostri leader come potenze straniere cercano di influenzare i nostri voti ad ogni elezione”, ha sottolineato.
“Esistono forze esterne antieuropee, che cercano, apertamente o segretamente, di influenzare le scelte democratiche degli europei, come nel caso della Brexit e di una serie di campagne elettorali in tutta Europa. E potrebbe essere ancora il caso delle elezioni europee di maggio”, ha aggiunto Tusk.
Il predente del Consiglio europeo poi lancia anche il suo tradizionale monito contro le presunte interferenze esterne sul voto europeo: “Per questo motivo chiedo a tutti coloro che hanno a cuore l’Unione europea di cooperare strettamente durante e dopo le elezioni europee. Non consentire ai partiti politici finanziati da forze esterne ostili all’Europa di decidere le priorità chiave per l’Ue e la nuova leadership delle istituzioni europee. Non possiamo aspettare la rinascita dell’Europa: la rinascita dell’Europa deve iniziare adesso”, ha concluso Tusk.
E l’impressione che, secondo i vertici europei, la rinascita europea debba partire da Macron e da tutti quei partiti e leader che rappresenta il capo dell’Eliseo. Per l’Italia giallo-verde, questa convergenza di interessi è più di un campanello d’allarme.