La coalizione a guida americana in Siria è stata denunciata, ancora una volta, in un report di Human Rights Watch. “Tutte le precauzioni possibili? Morti civili durante un bombardamento aereo anti Isis condotto dalla coalizione a guida americana”. Questo il titolo dell’indagine dell’ONG americana Human Rights Watch pubblicata lo scorso 24/9.
Due bombardamenti killer contro i civili siriani
All’interno del report vengono analizzati in particolare due casi di bombardamenti. Entrambi sono avvenuti lo scorso marzo all’interno e all’esterno della città di Tabqa, situata nella zona centro nord del Paese. Durante la scorso primavera c’è stata infatti l’offensiva della coalizione a guida americana per cacciare i miliziani di Daesh dalla città che si affaccia sul Lago Assad. L’offensiva è stata però caratterizzata da quel “fuoco e furia” che Donald Trump vorrebbe riservare ad un altro rivale.
Il 20 marzo, secondo l’indagine, sarebbe stato effettuato un bombardamento aereo ai danni di una scuola del distretto di Mansourah. Area poco al di fuori della città di Tabqa. L’edificio ospitava in quel momento profughi siriani fuggiti con buona probabilità dalll’imminente conflitto tra Isis e coalizione Usa. Due giorni dopo sarebbe avvenuto il secondo raid finito sotto gli occhi di Human Rights Watch. In questo caso si è trattato di un bombardamento ai danni di un mercato di Tabqa in un orario di piena frequentazione dello stesso.
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Poche parole da parte dei vertici USA
Per stilare il report Human Rights Watch ha inviato investigatori sul terreno, in entrambi i luoghi degli “incidenti” che hanno intervistato superstiti e testimoni degli attacchi. Il bilancio stilato sembra piuttosto rilevante. Si suppone che almeno 84 civili abbiano perso la vita in seguito all’attacco e che di questi ben 30 fossero bambini. L’ONG americana vorrebbe fare chiarezza sul tipo di strategia adottata dalle forze militari USA per prevenire i danni collaterali alla popolazione. Finora però sembra esserci stata abbastanza chiusura da parte dei vertici militari USA sulla possibilità o meno di avviare un indagine su questi due episodi. Anzi le uniche dichiarazioni da parte del comando USA sono state: “aveva determinato la massima priorità per l’attacco di Mansourah (quello della scuola), lì non era state registrate attività civili”.
Quasi nessun giornale ha riportato l’indagine di Human Rights Watch
Se da una parte c’è un prevedibile muro di silenzio dell’esercito, dall’altra c’è un incomprensibile mutismo mediatico sulla vicenda. Se il Washington Post lo scorso aprile non perdeva tempo nel paragonare Hitler ad Assad per il presunto utilizzo del sarin da parte di quest’ultimo, oggi tace inspiegabilmente il rapporto di Human Rights Watch. L’ONG americana un tempo musa ispiratrice di editoriali al veleno del New York Times contro le azioni dell’aviazione russa in Siria, oggi viene dimenticata dalle pagine del quotidiano newyorkese. Anche Repubblica e Corriere, sempre in prima fila a divulgare i report di Human Rights Watch (quando parlano di Assad), oggi hanno tralasciato la notizia. Tra i portali d’informazione più conosciuti il solo The Intercept si è prodigato a raccontare quanto denunciato dall’ONG americana.
Il “fuoco e la furia” di Obama
Sulle colonne del quotidiano d’inchiesta americano si legge però tra le righe un implicita accusa alla nuova amministrazione, colpevole di usare meno precauzioni nella conduzione degli attacchi. Se è vero che Trump ha parlato di “fuoco e furia”, è altrettanto vero che “fuoco e furia” sono già stati utilizzati sotto l’amministrazione Obama. Secondo il gruppo d’indagine indipendente AirWars, da quando la coalizione americana opera in Siria e Iraq (2014), con Obama già Presidente, ha causato la morte di circa 5.343 civili. Numeri che dovrebbero dimostrare come scarse precauzioni erano già all’ordine del giorno con il Partito Democratico alla Casa Bianca. Lo stesso assedio di Mosul, che portò alla morte di 40.000 persone, venne condotto dalla coalizione americana quando ancora Obama sedeva nello studio ovale.
L’informazione può diventare talvolta come la guerra, ovvero la continuazione della politica con altri mezzi. In questo caso i morti civili sono lo strumento che l’informazione usa per mirati attacchi politici.