La chiamano “città del futuro”. Grattaceli e ville fronte mare. Ma anche centri commerciali, scuole private, ospedali e hotel di lusso. È Forest City, costerà quasi 40 miliardi di euro e nascerà tra la Malesia e Singapore, su quattro isole artificiali. Il tempo di realizzazione previsto e di circa 20 anni. I lavori, infatti, dovrebbero essere completati entro il 2035.

Il progetto è della società Country Garden, gigante cinese dell’immobiliare e Esplanada Danga 88, impresa in parte nelle potenti mani del sultano di Johor, distretto meridionale della Malesia, davanti a dove sorgerà la nuova città.Forest City ospiterà circa 700 mila abitazioni su una superficie di 1370 ettari, un’area grande quattro volte il Central Park di New York. La costruzione è iniziata nel febbraio scorso e 8 mila appartamenti sono già stati venduti. I prezzi, dicono i costruttori, “sono molto contenuti”. Un alloggio costa meno di 180 mila euro, mentre una villa di lusso, in riva al mare, viene venduta a 1,4 milioni di euro. Nulla in confronto alla vicina Singapore, dove le cifre sono molto più alte.Secondo Chua Yang Liang, responsabile ricerca di immobili e investimenti in Asia del gruppo Jones Lang Lasalle, Forest City è “il progetto di sviluppo privato più incredibile che sia mai esistito nel sud-est asiatico”. Non ha torto. Questo, infatti, è il più grande dei 60 progetti made in Cina in questa zona.Ma la nuova “città del futuro” suscita la preoccupazione degli ambientalisti che temono un disastro ecologico. Per la costruzione saranno gettati in mare 162 milioni di metri cubi di sabbia e questo provocherà la distruzione della vita marina e l’alterazione delle maree. Paul Johnston, studioso di Greenpeace, è stato chiaro: “Il progetto modificherà in modo disastroso l’ecologia dell’intero territorio”. Inoltre uno studio di impatto ambientale ha stabilito che la realizzazione causerà “la scomparsa definitiva di zone di pesca tradizionale”.Mohamad Yusof Othman, direttore della società cinese Country Garden, si difende sostenendo che il colosso “seguirà le linee guida stabilite dal governo malese per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente”. E ha spiegato che “almeno 20 studi di simulazione sono stati fatti prima che il progetto definitivo fosse approvato”. I lavori iniziali previsti riguardavano 2023 ettari di superficie, successivamente ridotti del 30 per cento. “Non vogliamo creare nessun problema e ci impegniamo a rispettare le regole. Siamo molto fiduciosi del successo di queste isole artificiali”.Le incognite però non sono solo ambientali. La paura è che questo progetto contribuisca al crollo del valore degli edifici della zona, creando una vera e propria bolla immobiliare che potrebbe distruggere completamente l’economia locale. Il rischio c’è. Ed è alto. Ma è l’ultimo dei problemi per gli investitori cinesi.@fabio_polese

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