La Cina estende le proprie rivendicazioni sul Mar Cinese Meridionale. Lo fa, per ora in via non ufficiale, attraverso una “nuova” mappa datata 1951 che un gruppo di studiosi cinesi ha da poco scoperto e reso noto, nel tentativo di giustificare sotto il profilo storico-giuridico le volontà di Pechino sulle acque contestate. 

Come riporta Asia Times, al posto delle linee tratteggiate della cosiddetta “Nine-dash” (la linea che al momento demarca il confine delle acque territoriali cinesi) la mappa appena scoperta fornisce una solida “linea di confine nazionale e amministrativa continua”. I ricercatori, infatti, “sostengono che attraverso l’analisi di mappe storiche”, come quella del 1951, “si dimostra che la linea continua” , rappresenta di fatto “il confine territoriale” nel Mar Cinese Meridionale. Lo studio, redatto dal Guanghua and Geosciences Club e pubblicato dalla Sdx Joint Publishing Company, non è stato – al momento – approvato dal governo cinese benché sia sotto la diretta influenza di Xi Jinping. 





La rivalsa di Pechino

Secondo Asia Times, alcuni esperti ritengono che questo sia l’ultimo tentativo di Pechino di rifarsi della sconfitta legale del 2016, quando un organismo arbitrale all’Aja, costituito nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), ha dato ragione alle Filippine, contestando le rivendicazioni cinesi: una sentenza che Pechino ha totalmente rigettato e che non riconosce ufficialmente. Attualmente la Cina rivendica, attraverso la dottrina“Four Sha”, la propria sovranità sul gruppo Pratas, Paracels e Spratly, così come sull’area di Macclesfield Bank (conosciute in cinese come Dongsha, Xisha, Nansha e Zhongsha). Isole che Pechino non riconosce come elementi contesi, anzi: ogni gruppo di isole o elementi terrestri è considerato come un arcipelago integrato nei propri confini marittimi.

La Cina dispiega i missili

Secondo un rapporto citato dalla Cnbc, l’esercito cinese avrebbe installato negli ultimi 30 giorni missili cruise e missili terra-aria sulle isole artificiali in tutto il Mar Cinese Meridionale. La notizia arriva dopo che il Wall Street Journal, il mese scorso, ha riferito che dell’attrezzatura militare era stata installata sulle Isole Spratly, una delle località identificate nel nuovo rapporto divulgato dalla Cnbc, “La Cina ha varcato una soglia importante. Le piattaforme missilistiche rappresentano una chiara minaccia offensiva”, ha detto alla Cnbx Gregory Poling, un esperto del Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington Dc. “Il dispiegamento dei missili rappresenta una chiara minaccia e promuove l’obiettivo di stabilire un controllo completo sulle acque e sullo spazio aereo del Mar Cinese Meridionale” ha aggiunto Poling, analista del Centro per gli studi strategici e internazionali.

Pechino: “Bugie e speculazioni, la Cina deve difendersi”

“La Cina ha una sovranità indiscutibile sulle isole Nansha e sulle sue acque vicine: è necessaria per proteggere la sovranità e la sicurezza della Cina e giustifica Pechino quale nazione sovrana in grado di svolgere attività di sviluppo pacifiche e le necessarie costruzioni di difesa “, ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying.

Questi rapporti occidentali stanno solo speculando sulla militarizzazione della Cina nel Mar Cinese Meridionale. Il dispiegamento di strutture difensive nella regione si basa sulle legittime esigenze di sicurezza del nostro paese e sulla situazione della sicurezza nella zona”, ha sottolineato Chen Xiangmiao, ricercatore  citato dal Global Times. Le frequenti incursioni degli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale, che rivendicano la cosiddetta “libertà di navigazione”, sono un’altra ragione alla base della necessità di schierare strutture difensive nella regione, ha detto Chen, mettendo in discussione il modo in cui gli Stati Uniti definiscono la militarizzazione dell’area, interpretando erroneamente e in maniera strumentale, a suo dire, le reali intenzioni della Cina. 

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