La Chiesa francese sta interpretando, meglio di altri attori politico – sociali, la protesta dei gilet gialli. L’episcopato d’Oltralpe ha dialogato per anni con Emmanuel Macron.
Tanto che, poco dopo le elezioni presidenziali, avevamo addirittura raccontato di un’asse Papa Francesco – presidente della Repubblica, finalizzato a costituire un muro oppositivo al populismo. Il “flirt” adesso pare finito. Pure perché la Francia, com’è è abbastanza noto, è sempre stata una roccaforte del tradizionalismo dottrinale.
Un fattore, quest’ultimo, che ha spesso alimentato una certa associazione tra gli ecclesiastici transalpini e i movimenti politici conservatori. I vescovi francesi sanno che Macron ha provato a nascondere la polvere sotto al tappeto. Lo ha spiegato bene monsignor Dumas, segretario della Conferenza episcopale d’Oltralpe, quando ha dichiarato che: “I gilet gialli mostrano la reale difficoltà di alcuni di vivere, la profonda frattura tra le élite e coloro che si sentono messi da parte, la complessità di un mondo così rapidamente cambiato”.
La questione sociale era già emersa prima della turnata elettorale attraverso cui il leader di En Marche! ha sgominato i suoi avversari. Il successo dei lepenisti e dei socialisti di Mélenchon, però, lasciava presagire l’insorgere della tanto chiacchierata contrapposizione tra il ceto medio e l’establishment finanziario.
Alain de Benoist lo aveva pronosticato in un’intervista rilasciataci per Gli Occhi della Guerra: ” Non si può valutare un fenomeno politico che sulla lunga durata – aveva detto in relazione al sovranismo francese – . E ancora:”I movimenti populisti registrano sia successi che sconfitte, ma globalmente parlando il fenomeno si accentua più che marcare il passo…”. Il caos sociale, se vogliamo definirlo così, potrebbe essere appena all’inizio.
Sembra pensarla allo stesso modo pure l’arcivescovo di Parigi. Mons. Aupetit, che è stato incaricato un po’ a sorpresa da papa Bergoglio, considerata la distanza dottrinale che li separa, ha scandito che: “Le emergenze nazionali, le grandi cause sociali, possono legittimamente essere quelle delle rivendicazioni del comunitarismo o categoriali. Il dovere primario dello Stato è di garantire a tutti i mezzi per mantenere la sua famiglia e vivere in una pace sociale”.
Gli ha fatto eco il vescovo di Montauban, quando ha attaccato Macron asserendo che “I poveri sono colpiti dalle attuali politiche”. La Chiesa francese, insomma, sa che i gilet gialli sono mossi da ragioni che non possono non essere prese seriamente in considerazione. Dalle parti nostre, invece, l’episcopato sembra orientarsi verso altri lidi.
La Conferenza episcopale italiana sta ragionando su un progetto partitico tramite cui fare opposizione a Matteo Salvini. Nel Belpaese non ci sono i gilet gialli. Il governo attualmente in carica, specie dal lato della Lega, ha incanalato le battaglie promosse dalle proteste francesi all’interno di un percorso istituzionale. Ma le alte sfere vaticane prediligono modalità differenti e ricette più aperturiste per affrontare i dossier economico – sociali.
Gli ecclesiastici francesi, prendendo per buona la teoria che ha interpretato il populismo come una reazione del popolo al tradimento dell’élite, hanno scelto di non soprassedere sulle rivendicazioni di chi è in difficoltà. La “nuova Vandea”, quella dei gilet, sembra poter contare su un alleato inaspettato.