Secondo i sondaggi pubblicati sono alla scorsa settimana, alle elezioni del lander della Sassonia il partito di estrema destra Afd avrebbe dovuto tallonare il Cdu della cancelliera Angela Merkel, attualmente guidato dal futuro candidato alle elezioni federali Armin Laschet. Sin dall’inizio dello spoglio, invece, è parso chiaro come ciò fosse un’eventualità assai remota, con il Cdu che ha chiuso la tornata elettorale con il 37% dei voti dei cittadini tedeschi, con 16 punti di distacco dall’Afd, classificatosi comunque come secondo partito del lander.

Il Cdu tiene le regionali, ma le elezioni federali sono un’altra partita

Certo, il risultato ottenuto in Sassonia ha fatto tirare un grande sospiro di sollievo sia a Laschet sia agli altri alti vertici del partito, considerando come sino a due giorni fa fossero molteplici le preoccupazioni di poter perdere il primato nella regione. Tuttavia, mentre da un lato il Cdu mantiene il controllo del lander forse più importante di tutta la ex-Ddr, dall’altro la lieve flessione è sinonimo comunque di una sfiducia crescente della popolazione, proprio in quei territori che dovrebbero dare la linfa vitale di voti per conquistare il Bundestag.

Lo stesso Laschet, alla luce del risultato e soprattutto della salita nei consensi da parte del partito di estrema destra Afd, rischia di aver soltanto rimandato la resa dei conti con i suoi compagni di partito, con le elezioni federali che, storicamente, sono tutta un’altra partita. In uno scenario che, sebbene non lo abbia bocciato, potrebbe però essere un primo sinonimo di come la sua nomina non sia stata in grado di portare con sé quell’appoggio sperato per poter battere l’avversario Olaf Scholz alle elezioni federali.

Afd conferma la sua presa nei lander orientali

Accusato di portare avanti politiche xenofobe, al punto da aver indotto Josef Schuster, presidente del consiglio degli ebrei, a definire la vittoria del Cdu come un “successo della democrazia”, il partito di estrema conferma il suo grande seguito nei lander orientali della Germania, discendenti dei territori della ex-Ddr.

Grazie infatti alla forte opposizione alle politiche portate avanti negli ultimi anni e che hanno contribuito a sbilanciare maggiormente le ricchezze tra est ed ovest del Paese, il partito fondato da Bernd Lucke conferma il trend positivo delle ultime consultazioni. E sebbene ancora lontano dal poter ambire ad imporsi a Berlino a causa della minore percentuale di voti che storicamente ha ottenuto nelle regioni occidentali, la sua continua salita nei consensi è un segnale per gli anni a venire, sia per le future elezioni regionali che soprattutto per quanto riguarda possibili coalizioni, anche perché altri attori dello scacchiere hanno mostrato di non essere poi così solidi.

Crollano i Verdi e la sinistra tedesca

Rispetto alle ultime elezioni regionali che si erano tenute nel lander di Sassonia, Die Linke e Spd hanno visto drasticamente ridotto il loro consenso, con il solo partito dei Verdi che è riuscito a migliorarsi (fermandosi, però, al 6% delle preferenze, meno del 6,5% ottenuto dal partito di opposizione federale Free Democratic). E in questo scenario, dunque, è facilmente ipotizzabile un governo regionale fondato sull’alleanza tra Cdu e Spd. Meno probabile, invece, un’alleanza con il partito Fd e con i Verdi (la cosiddetta “alleanza Giamaica”, per via dei colori dei movimenti), compatibile con la gestione della Sassonia forse esclusivamente dal punto di vista numerico quanto più da quello dell’unità d’intenti.

La paura di Cdu e Spd

Dopo la dichiarazione delle scorse settimane nella quale Laschet ha ribadito come non sarebbe stata intenzione per il suo partito di allearsi con l’estrema destra per la formazione di un governo in Sassonia, era chiaro che nonostante il risultato, l’Afd sarebbe rimasto all’opposizione. Una situazione che di fatto gli impedisce di imporre le proprie politiche sul Paese ma che, dall’altro, gli permette ancora una volta di portare avanti il duro lavoro di raccolta consensi, che nel corso degli anni e come evidenziato dai risultati ha dato i suoi frutti.

Soprattutto, però, gli consente di portare avanti anche un’opposizione regionale, in vista delle prossime elezioni federali. Una tornata sicuramente singolare e consistente in una Angela Merkel fuori dai giochi, un Olaf Scholz colpito da plurime accuse nella gestione del sistema di vigilanza del Paese e un Olaf Laschet che non sembra essere dotato del giusto carisma per sostituire la “cancelliera di ferro”. Una situazione che, dunque, potrebbe riservare molti colpi di scena, all’interno dei quali Afd non può che ambire ad esserne protagonista.

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