La speaker della Camera, l’esponente del partito democratico Nancy Pelosi, ha fatto sapere che i democratici presenteranno una risoluzione per limitare i poteri decisionali del presidente Donald Trump riguardo alle questioni legate all’Iran. Dopo l’avvio e la votazione a favore della procedura di impeachment, la Camera a guida democratica è decisa più che mai a contrastare il potere decisionale del presidente, appellandosi formalmente alla necessità di limitare una ulteriore escalation di tensioni con Teheran. La risoluzione è molto simile a quella già presentata dal senatore Tim Kaine.
In tempo di guerra, il tempo fa da padrone
La mossa della speaker della Camera porta alla luce un problema che va oltre le volontà democratiche di limitare un’ulteriore inasprimento del clima di tensione che attualmente si respira in Medio Oriente. Sebbene la proposta miri a discutere con maggiore profondità le questioni legate ad operazioni militari nell’area, i tempi dilatati causati da una discussione parlamentare non sarebbero così efficaci nel caso di uno scoppio effettivo di una guerra. In una situazione in cui si avesse la necessità di prendere una decisione cruciale nell’arco di pochi minuti, passare dalla Camera e dal Senato renderebbe impossibile operare una repentina risposta. In questo modo si danneggerebbe l’operato delle forze armate che, allo stato attuale, necessitano della semplice approvazione da parte del presidente degli Stati Uniti.
Nonostante comunque alla Camera la risoluzione passerà senza troppi intoppi, la forza repubblicana al Senato respingerà la mozione, considerando anche l’appoggio che Trump ha ottenuto esplicitamente dai senatori del suo partito.
Le paure elettorali del partito democratico
Negli ultimi mesi, i sondaggi elettorali YouGov hanno evidenziato che la fiducia del popolo americano nel proprio presidente è cresciuta, minando le speranze di potere del partito democratico nelle elezioni presidenziali del 2020. La possibilità che le forze armate americane scendano direttamente in campo contro lo storico avversario iraniano sono cresciute in queste ultime ore, polarizzando al tempo stesso l’opinione pubblica americana. Mentre però, in una situazione differente, ciò sarebbe potuto essere un fattore a favore della propaganda democratica, i fatti relativi all’ambasciata Usa in Iraq hanno alterato la percezione del possibile conflitto, riportando alla mente degli americani un triste fatto del passato. Da guerra di offesa per rivendicare obiettivi nel Medio Oriente si è, all’apparenza, tramutata in guerra di difesa, come sottolineato dallo stesso Trump nel suo discorso relativo agli obiettivi americani che il generale Soleimani avrebbe avuto intenzione di colpire. Ed in questo scenario, le recenti tensioni con il governo dell’Iraq hanno aiutato il presidente americano.
La mossa del partito democratico, analogamente alla procedura di impeachment, rischia a questo punto di essere un’arma a doppio taglio. Per il popolo americano, fortemente legato ai valori della democrazia, osservare una propria istituzione sfiduciare il presidente nonostante l’appoggio del popolo rischia di essere inteso come tentativo di sovrastare le volontà popolari. Il fatto inoltre che tale procedura sia portata avanti proprio da chi, per definizione, è democratico, non fa altro che lasciare ulteriormente basita una parte dell’elettorato. Osservazioni queste che sono condivise anche dal critico politico americano e fedelissimo del partito democratico Michael Moore, che nei giorni scorsi ha sottolineato come, allo stato attuale, Trump otterrebbe una facile rielezione: sempre per colpa degli errori degli avversari.
Questa chiara critica non è stata però percepita all’interno della dirigenza democratica, convinta più che mai che le proprie procedure anti-Trump possano portare al favore del popolo, in quanto priverebbero il presidente dei propri poteri. E nonostante anche in questo caso la mossa sia fine a se stessa, la speaker della camera Pelosi ha sottolineato come sia una misura essenziale e necessaria.