La visita della premier finlandese Sanna Marin a Roma ha avuto uno scopo ben specifico: raccogliere il Sì dell’Italia, niente affatto scontato, all’adesione di Helsinki alla Nato. Un via libera che Mario Draghi ha dato senza molte esitazioni durante l’incontro avuto con Marin a Palazzo Chigi. La posizione italiana è quindi, ancora una volta, in linea con quella di Washington, secondo cui Finlandia e Svezia devono aderire quanto prima all’Alleanza Atlantica. Ma c’è, all’interno della Nato, l’opposizione della Turchia. Erdogan non ha mai visto di buon occhio soprattutto la posizione del governo di Stoccolma sui curdi. La domanda sorge quindi spontanea: si rischiano nuovi attriti tra Roma ed Ankara dopo il convinto disco verde di Draghi all’allargamento dell’Alleanza?
L’incontro a Palazzo Chigi
I volti nelle foto di rito e durante gli incontri nella sede della presidenza del consiglio sono apparsi distesi. L’impressione però è che la cordialità mostrata tra le parti non è stato dovuta solo a mere esigenze di cerimoniale. Tra Mario Draghi e Sanna Marin i rapporti appaiono positivi ed entrambi sembrano avere comuni posizioni sugli argomenti più caldi delle ultime ore. A partire ovviamente dalla crisi in Ucraina. “Italia e Finlandia hanno una stretta cooperazione in seno all’Unione europea e intendono continuare su questo percorso”, ha dichiarato il presidente del consiglio italiano al termine del confronto e durante la conferenza stampa. “Nel 1995 – ha proseguito Draghi – la Finlandia è entrata a far parte dell’Unione Europea e da allora collaboriamo in modo molto stretto anche in questa sede. Nelle scorse settimane abbiamo mostrato grande unità nel condannare la Russia, sostenere l’Ucraina, cercare una soluzione negoziale alla crisi in corso”.
“Sono molto grato al premier Draghi al sostegno dell’Italia – ha fatto eco la premier finlandese – La Finlandia sarà un partner affidabile della Nato e contribuirà alla sicurezza globale”. Un sostegno, quello del governo di Roma, certificato dalle parole dello stesso Draghi pronunciate a Palazzo Chigi davanti a Sanna Marin: “Svezia e Finlandia – ha dichiarato il presidente del consiglio – sono due Stati Membri dell’Unione Europea, che già cooperano strettamente con la Nato”. La volontà italiana è quindi quella di “velocizzare le procedure interne per rendere l’adesione effettiva nel più breve tempo possibile – ha aggiunto Draghi – E intendiamo sostenere la Finlandia e la Svezia in questo periodo di transizione”.
Sanna Marin incassa quindi il sostegno e ringrazia. Del resto il suo non è stato un viaggio come tutti gli altri. É atterrata a Roma poche ore dopo aver ottenuto dal parlamento finlandese il via libera alla richiesta di adesione di Helsinki alla Nato. Mentre era in viaggio verso la nostra capitale, i propri delegati consegnavano ufficialmente la richiesta all’interno della sede dell’Alleanza a Bruxelles. Quello delle scorse ore allora è stato il primo vero viaggio ufficiale del capo dell’esecutivo finlandese da candidato in pectore all’ingresso nella Nato. Non è stato un caso se questo viaggio ha avuto in Roma la prima destinazione. Per la Finlandia era importante saggiare il clima lungo le sponde del Mediterraneo. Capire cioè cosa aspettarsi dai Paesi del fronte meridionale dell’Ue. Questo anche in ragione del fatto che è proprio da un Paese affacciato sul Mediterraneo che sono arrivate le principali contrarietà all’ingresso di Helsinki e Stoccolma. Il riferimento è alla Turchia che per il momento non ha ritirato il proprio No all’allargamento della Nato.
Le preoccupazioni nel rapporto con la Turchia
Alcune perplessità anche all’interno della stessa Finlandia e della stessa Svezia erano emerse in considerazione delle possibili risposte della Russia. Un nuovo allargamento dell’Alleanza Atlantica, per di più a nord del Baltico, è visto anche da molti analisti come un potenziale nuovo ostacolo al dialogo con Mosca e quindi anche alle trattative per giungere a un accordo di tregua in Ucraina. Ma il muro più alto tra i Paesi scandinavi e il loro ingresso nella Nato è stato messo al momento dalla Turchia. Il presidente Erdogan da anni guarda con sospetto soprattutto verso Stoccolma, rea a suo dire di dare ospitalità a una folta comunità curda e a membri del Pkk. Quest’ultimo è il movimento curdo considerato come terrorista da Ankara. Dunque, per i turchi la Svezia non sarebbe affidabile.
Una posizione che da parte Usa si spera di far ammorbidire il più presto possibile. Il segretario di Stato Antony Blinken nei prossimi giorni incontrerà il ministro degli Esteri turco Melvut Cavusoglu a New York. Ci sono quindi margini di trattativa e di manovra. Ma l’attuale veto di Erdogan potrebbe comunque avere implicazioni. La Finlandia e la Svezia sanno bene dell’influenza turca in aree di interesse dei Paesi del Mediterraneo. L’Italia in primis ha molte questioni in sospeso con Ankara, a partire dai giacimenti di gas cipriota e soprattutto a riguardo del dossier libico, visto che il Paese anatolico si è imposto come primo alleato militare di Tripoli. Una posizione di Roma troppo sbilanciata a favore dell’allargamento Nato, potrebbe non essere ben vista dalla Turchia. Con quindi tutte le conseguenze del caso.
Tuttavia l’Italia ha scelto di allinearsi a Washington e di non porre nuovi ostacoli a Helsinki e Stoccolma. Difficile dire se questo avrà o meno conseguenze nei rapporti con Ankara. Sono molte le variabili da considerare su questo fronte, l’unica cosa certa è che Sanna Marin tornerà in Finlandia con l’importante appoggio strappato a Roma.