Non è certo un mistero che Henry Kissinger, 99 anni, ex Segretario di stato e consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti durante le presidenze Nixon e Ford, da fine diplomatico e superbo stratega, non parli mai a sproposito. Come spiegava tempo fa Michael Hirsh, infatti, la diplomazia americana ha ancora bisogno dei consigli dell’anziano professore di Harvard autore di saggi-capolavoro del calibro di Diplomacy e On China, a maggior ragione in un momento storico drammatico come questo. Come sottolineava Hirsh, “l’anarchia internazionale è in crescita e la rivalità fra le grandi potenze richiedono una diplomazia strategica esperta che Hans Morgenthau ha concepito nella teoria ed Henry Kissinger ha dominato nella pratica”.
Il “Professor Henry”, maestro indiscusso della diplomazia e alfiere del realismo politico – ovvero sia la politica estera intesa come il perseguimento della ragion di stato e dell’interesse nazionale – conosce bene il presidente russo, Vladimir Putin, e la sua voce viene ascoltata con attenzione anche al Cremlino. Da un seminario del Council on Foreign Relations svoltosi ieri a New York, Kissinger ha così voluto lanciare un preciso monito al leader russo, chesi riassume così: l’occidente non se ne starà a guardare se Mosca decidesse di usare un’arma tattica nucleare in Ucraina e in una guerra convenzionale, la Russia perderebbe. Al contempo, l’ex Segretario di Stato ha sottolineato come sia fondamentale riaprire i canali diplomatici con la Federazione russa per evitare una pericolosa escalation.
L’appello: “Evitare escalation nucleare”
“Non possiamo permettere che la Russia raggiunga i suoi obiettivi, dopo l’uso delle bombe nucleari”. Secondo Kissinger, come riportato dal quotidiano La Repubblica, sarebbe preferibile ottenere questo risultato “attraverso le armi convenzionali e il dialogo”, per consentire all’altra parte di sapere con chiarezza a cosa va incontro, e quindi tenerlo presente nelle proprie valutazioni strategiche. Però non è possibile escludere “altri mezzi”, perché “non possiamo consentire che le armi atomiche diventino come quelle convenzionali”.
L’uso di armi atomiche “altererebbe in maniera inaccettabile la natura stessa delle relazioni internazionali, perché aprirebbe la porta all’uso indiscriminato di tecnologie senza limiti, che chiunque potrebbe cercare di impiegare. E questo è troppo pericoloso”. Come spiega l’anziano diplomatico, dunque, la Russia “ha perso la guerra”, ma ora “dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l’intero sistema mondiale verrebbero sconvolti”. Per questo motivo, secondo Kissinger, “la diplomazia deve rientrare in azione”.
“Dialogare con la Russia e con Putin”
La via diplomatica rimane pertanto l’unica soluzione al fine di scongiurare una pericolosissima escalation nucleare che manderebbe in frantumi l’ordine internazionale. Alla domanda se sia possibile convivere con una Russia governata da Putin, che sembra avere un’altra idea di ordine mondiale rispetto all’occidente, Kissinger risponde: “Non lo so. Il vantaggio strategico storico della Russia è sempre stata la sua dimensione, che le ha consentito di sconfiggere gli invasori perché arrivavano stremati a Mosca. Tutto questo ora non esiste più.” Di sicuro, afferma “bisogna andare oltre le personalità, e dialogare con la Russia, perché qui è in discussione il suo ruolo come paese. Ossia se in futuro sarà la parte più orientale dell’Occidente, oppure l’avamposto dell’Oriente in Europa”. Secondo l’ex diplomatico, sarebbe il “essenziale”, in questo senso, “il contributo della Cina, che volendosi presentare come un membro responsabile della comunità internazionale, dovrebbe usare il suo peso per evitare l’escalation e preservare l’ordine”.
Il seminario organizzato dall’illustre think-tank Usa si è svolto nello stesso giorno in cui Putin ha annunciato, con una grande cerimonia, la firma dei trattati di annessione a Mosca delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. “Il popolo ha fatto la sua scelta. Una scelta netta. Oggi firmiamo l’accordo per l’adesione delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e delle regioni Kherson e Zaporizhia alla Federazione Russa” ha affermato il leader del Cremlino in un discorso ricco di significato.