Kim Jong-un ha iniziato a smantellare i siti nucleari, come promesso nel vertice con Donald Trump? La domanda comincia a circolare insistentemente nelle cancellerie del Pacifico. Perché dopo la demolizione del sito di Punggye-ri, lo stesso giorno in cui Trump annunciava di non andare al summit di Singapore, dalla Corea del Nord non sono arrivate più notizie in tal senso. E adesso molti, soprattutto negli Stati Unti e in Giappone, cominciano a chiedersi se il leader nordcoreano non li abbia messi nel sacco.

La promessa di Kim

Secondo l’analisi del sito 38North, che si occupa di monitorare la Corea del Nord attraverso l’analisi delle immagini satellitari, Pyongyang non ha iniziato alcun tipo di attività che possa far pensare a uno smantellamento. Kim aveva detto a Trump che stava già distruggendo uno dei suoi siti, eppure non c’è traccia di scavo, di movimenti di mezzi, niente.

“Il presidente Kim mi ha detto che la Corea del Nord sta già distruggendo un importante sito di test missilistici”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti durante la conferenza stampa al Capella Hotel di Singapore. “Questo non è nel documento firmato; abbiamo acconsentito dopo che l’accordo è stato firmato. Questa è una grande cosa, il sito sarà distrutto molto presto”.

Il sito di Sohae

All’inizio non era chiaro a quale sito stesse facendo riferimento il presidente americano. Poi è uscita una notizia sul quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, in cui veniva specificato che il sito di cui parlava il presidente fosse la stazione di lancio dei satelliti di Sohae a Tongchang-ri nel nord-ovest del Paese.

Il sito 38North ha condotto un lungo monitoraggio sui siti di lancio di missili e di satelliti della Corea del Nord, utilizzando recenti immagini satellitari ad alta risoluzione. E, stando quanto rivela il sito, “non ha ancora identificato alcuna attività associata allo smantellamento delle strutture di Sohae o di altri siti di prova in Corea del Nord”.

Come scrive il Japan Times, i sei siti conosciuti includono Chamjin (Tae-sung), ha-ri, Magunpo, la banchina di prova per  sottomarini di Nampo, il cantiere navale Sinpo, quello di  Tonghae e, appunto, il sito di Sohae. “Di queste strutture e siti di test, è probabile che il commento del presidente Trump del 12 giugno non si riferisse né al Iha-ri – che è stato raso al suolo a maggio – né al sito di Sinpo South Shipyard che non è stato usato in circa un anno “, si legge su 38North.

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 Lo scetticismo di molti

Trump è uscito dall’incontro con Kim a Singapore mostrandosi molto amichevole nei confronti del leader della Corea del Nord. E ne ha parlato come se la crisi in Corea del Nord fosse in realtà già risolta. Un modo di fare che non è piaciuto a molti osservatori, che ritengono che il presidente Usa sia stato eccessivamente superficiale e fin troppo ottimista.

Del resto è  lo stesso accordo a essere vago e a lasciare dubbi sulla sua reale portata. Nel momento in cui si parla di un impegno di Pyongayng che “lavorerà verso una completa denuclearizzazione della penisola coreana”, non ci sono ovviamente garanzie sui tempi e sulle modalità di attuazione.

Ed è anche vero che molti osservatori e politici contrari a Trump non aspettano altro che trovare un modo per far crollare l’immagine del presidente americano, che sul vertice di Singapore e la pace in Corea ha puntato tantissimo. Chi si aspetta che la crisi si risolva nel giro di poche settimane, è evidentemente ottimista o in mala fede. Ma è anche vero che non c’è stato quell’attivismo sperato da molti. Ma forze è Xi Jinping, da Pechino, a dettare i tempi. E il viaggio di Kim in Cina ne è la dimostrazione.

Il Giappone ferma le esercitazioni 

L’ottimismo però non può mancare. Kim sta prendendo tempo, ma da Pechino è arrivato il semaforo verde per una de-escalation. E sicuramente in Corea del Nord metteranno mano alle ruspe. Almeno per demolire i siti ritenuti più pericolosi. L’idea è che a Pyongyang sanno di aver ottenuto un credito che non possono sprecare. Ma ora bisognerà capire quali siti saranno distrutti e soprattutto quando.

Intanto, dal Giappone, arriva un segnale incoraggiante. Nonostante il governo di Shinzo Abe continui a ribadire di voler tenere sotto controllo la Corea del Nord in ogni momento, dopo il vertice tra Kim e Xi a Pechino, Tokyo ha deciso di interrompere le esercitazioni di evacuazione dei civili in caso di attacco missilistico.

Il Giappone è stato sorvolato più volte dai missili nordcoreani durante i test realizzati dall’esercito di Pyongyang. Pertanto la scelta del governo giapponese è indice di un lento ritorno alla normalità. Evidentemente, da Pechino e da Singapore, sono arrivate rassicurazioni sui test.

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