L’Unione europea che mette sotto accusa la Germania non è certamente una notizia ascrivibile all’ordinaria amministrazione degli affari politici comunitari. Ma vedere in poche ore due colpi inflitti dalle autorità comunitarie a Berlino è qualcosa di addirittura inaudito: non è infatti secondario constatare come da Bruxelles e da Lussemburgo siano arrivate nelle ultime giornate notizie poco incoraggianti per il governo di Angela Merkel.

La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, ex ministro della Difesa della Cancelliera, ha aperto una procedura d’infrazione contro Berlino sul tema della controversa sentenza della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, che nel 2020 ha posto veri e propri limiti all’azione della Corte di giustizia Ue chiedendo alle autorità europee giustificazioni sull’attivazione del quantiative easing da parte della Banca centrale europea di Mario Draghi a cui si ispira l’attuale fase di interventi anti-pandemici. E, in una sorta di azione incrociata, il Tribunale della Ue stanziato in Lussemburgo ha annullato per “insufficienza di motivazione” la decisione con la quale la Germania aveva ricevuto dalla Commissione il via libera a due prestiti da 550 milioni di euro alla compagnia aerea charter tedesca Condor approvati nel contesto della risposta alla pandemia di Covid-19 e contestati dalla concorrente irlandese Ryanair.

Il combinato disposto di queste due manovre segnala che sul fronte comunitario il controllo tedesco, che pure rimane una forza decisiva nel contesto Ue, non è saldo e ferreo come spesso viene narrato. E che a tre mesi dalle elezioni politiche che segnaleranno la prima, decisiva transizione alla Cancelleria federale dopo sedici anni di governo Merkel stanno avviandosi manovre di contenimento e condizionamento volte a consolidare nuovi assetti a cui il nuovo esecutivo, sia esso guidato dalla Cdu merkeliana o dai Verdi, dovrà adattarsi.

Si nota, in questo contesto, il movimento di forze non convergenti nei confronti di Berlino. Che hanno però l’effetto di creare un’erosione della capacità politica della Germania di agire come attore decisivo.

Da un lato, la Commissione si muove nel tentativo di affermarsi come “esecutivo” dell’Unione seguendo il mantra della necessità di “più Europa” e giudicando come un precedente pericoloso il verdetto della Corte costituzionale tedesca, che a suo avviso potrebbe spingere altri Paesi a ignorare a loro volta le delibere poste in essere Corte di giustizia europea e quindi il diritto comunitario. Bruxelles ha a lungo affermato la supremazia del diritto comunitario su quelli nazionali adeguandosi de facto però a una prassi che vedeva l’ultima parola espressa sempre tra Karlsruhe e Berlino. Da tempo le relazioni tra la Merkel e il suo ex “delfino” asceso a Palazzo Berlaymont non erano però cordiali e calorose come un tempo. E dalla campagna vaccinale al “Sofagate” più volte l’Ue ha subito in prima persona il dimezzamento legato alla sua natura di istituzione di fatto impolitica. Individuando di fatto nella Germania la fonte di un vero e proprio “svuotamento” di prerogative che è però in primo luogo connesso all’assenza di una visione comune istituzionale da parte di Bruxelles

Dall’altro, il Tribunale basato in Lussemburgo colpisce Berlino sul fronte degli aiuti di Stato segnalando come nella fase attuale la partita più calda per l’Ue sia quella del possibile futuro ritorno alle politiche di austerità. Contestato da Mario Draghi e Emmanuel Macron e oggigiorno rifiutato dalla stessa Cancelliera, che vuole lasciare al futuro governo un assetto consolidato che eviti gli errori politici del 2010-2012. Ed è curioso che dopo una serie di flop contro compagnie di bandiera di diversi Paesi Ryanair sia riuscita a rivalersi proprio contro un’azienda aeronautica tedesca sul fronte dei suoi ricorsi sugli aiuti di Stato. Non va dimenticato che nel Tribunale Ue forte e consolidata è l’influenza delle figure apicali e dei governi maggiormente fedeli ai Paesi del blocco del rigore che tentano di portare Berlino sul proprio terreno. Convincendola a superare la fase interventista e a non far durare un minuto più del necessario le politiche espansive che comprendono anche i da loro tanto detestati aiuti di Stato.

Nella fase che avvicina al voto, dunque, la Germania è ritenuta se non più debole certamente non più invulnerabile come un tempo. L’Ue prova a riconquistare alcune minime prerogative e si riapre il fronte del futuro della politica economica veterocontinentale. Centralità del diritto tedesco e delle prassi della Germania in Europa: il nuovo esecutivo post-Merkel dovrà sapere come riorientare le traiettorie della centralità del Paese secondo i nuovi equilibri. Nella consapevolezza che la supremazia di Berlino non è più indiscussa. E questa di per sè è già una notizia importante.