Jean-Claude Juncker non si ricandiderà alla presidenza della Commissione Europea. In un’intervista rilasciata alla radio pubblica tedesca l’ex Primo Ministro del Lussemburgo ha infatti dichiarato di non essere intenzionato a correre di nuovo per il gradino più alto dell’Ue. Una scelta manifestata in un momento di profonda instabilità politica e incertezza per il futuro del Vecchio Continente. Repubblica ha però rincarato la dose. Secondo fonti europee interpellate dal giornale di Scalfari, la “caduta” di Juncker dal trono di Bruxelles potrebbe essere anticipata. Anzi, si parla di dimissioni nelle prossime quattro settimane.Perché Juncker potrebbe lasciare l’incaricoUna rivelazione che è stato subito smentita dall’Eurogruppo. Per bocca di Gianni Pittella ha dichiarato all’Ansa che “probabilmente è stata male interpretata la volontà di non ricandidarsi”. In realtà aspetti della vicenda sembrano gettare più di un’ombra sulle intenzioni di Juncker. Strana è infatti la concomitanza delle dichiarazioni del presidente della Commissione con l’anno decisivo delle elezioni in Europa. Oltre a una Brexit da condurre. Le fonti di Repubblica lasciano trapelare un malumore diventato ingestibile per Juncker. Il suo sogno di un progetto federale pare infatti destinato al fallimento.Il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, previsto per il prossimo 25 marzo, potrebbe essere più un epicedio piuttosto che una gloriosa celebrazione. Le stesse fonti avrebbero poi rivelato come molti ministri europei abbiano suggerito a Juncker di riporre il suo Libro Bianco in soffitta. Questo doveva essere il progetto di rilancio dell’integrazione europea del post Brexit.L’Europa e gli Stati Uniti hanno abbandonato JunckerIn particolare una determinante pressione sarebbe arrivata dal primo ministro olandese Mark Rutte che sfiderà il prossimo 15 marzo il favorito euroscettico Geert Wilders. In questo senso il progetto federalista di Juncker poteva essere un harakiri per gli europeisti, considerata la distanza dell’opinione pubblica rispetto alla volontà di Europa unita. L’allontanamento di Juncker avrebbe poi l’avallo di Berlino, dove anche Angela Merkel si giocherà delle complicate elezioni. Anche in questo caso un dibattito sulla possibilità di una Europa federale potrebbe mettere ancor più in difficoltà l’Unione Cristiano-Democratica tedesca.Le dimissioni di Juncker potrebbero essere ben viste anche oltreoceano. Non sono lontani infatti i tempi in cui Jean Claude Juncker esprimeva diffidenza e perplessità rispetto a Donald Trump. “Si ha l’impressione che la nuova amministrazione americana non conosca l’Unione europea nei dettagli”, diceva in tono canzonatorio Juncker, come riportato dall’Ansa. E ancora: “Durante la campagna elettorale ha detto che il Belgio è un villaggio da qualche parte in Europa. Gli dovremo insegnare cos’è l’Europa e come funziona”. Attacchi mirati al tycoon dunque. D’altronde la nuova amministrazione americana non ha mai celato il proprio dissenso rispetto al progetto Unione europea. La caduta di Juncker e del suo progetto federalista sarebbe dunque accolta con entusiasmo da parte di Washington.Della stessa opinione potrebbe essere anche Theresa May. La sua probabile “Hard Brexit” si è infatti scontrata con le perplessità di Juncker. Lo stesso definì i negoziati del Brexit “inediti e con conseguenze ancora ignote”. Il Presidente della Commissione europea si è poi preso la responsabilità di scegliere Michel Barnier come negoziatore del Brexit per Bruxelles. Un personaggio selezionato per l’intransigenza strategica assunta nelle trattative per l’uscita del Regno Unito.Berlino prepara il suo uomo per il dopo JunckerI politici europeisti e non sembrano dunque aver capito la dissennatezza di un progetto che vorrebbe più integrazione nel momento in cui gli stessi cittadini europei chiedono meno presenza da parte di Bruxelles. Tuttavia i nomi circolati per il dopo Juncker sembrano ricalcare nuovamente la volontà di una Europa di marca tedesca. Jyrki Katainen è il favorito per il dopo Juncker. Ex primo ministro della Finlandia e attuale Commissario europeo per gli Affari economici e monetari. Un vero e proprio falco dell’economia, già partecipante al Bilderberg nel 2009 e strenuo sostenitore dell’austerity. Katainen attualmente lavora in Commissione al progetto “Lavoro, Crescita, Investimenti e Competitività”. Un’agenda economica che ha tra i suoi capisaldi l’assunzione di personale iper-qualificato da parte delle aziende, con la conseguenza per i giovani europei di cercare percorsi formativi di specializzazione post-universitari. Competitività prima di tutto. Prima della tutela del lavoro stesso.Katainen appartiene dunque alla corrente degli “euroinomani” e per questo piace moltissimo ad Angela Merkel. L’arrivo di Katainen a Bruxelles sarebbe un duro colpo per l’economie del Sud Europa, Italia e Grecia su tutte. La prima infatti rischia di rimanere intrappolata in una procedura d’infrazione, che un personaggio come Katainen avvierebbe senza scrupoli. La Grecia invece si trova ora a dover trattare un’ulteriore ondata di prestiti dal FMI. La stessa sarà seguita da altri tagli a pensioni e investimenti. Katainen potrebbe dunque far tornare lo spettro del default per questi paesi “non allineati”.L’alternativa contro l’Europa tedescaPiù “morbida” sembrerebbe invece l’ipotesi che vedrebbe il socialista olandese Frans Timmermans, come successore di Juncker. Sempre secondo Repubblica, l’ex ministro degli Affari Esteri olandese sarebbe l’opzione meno “euroestremista”. Timmermans, oltre a ricevere l’appoggio del Partito Socialista europeo sarebbe ben visto dall’asse Washington-Londra. La sua scelta potrebbe infatti mediare il merkeliano revanscismo tedesco e alleggerire il peso economico della Germania in campo internazionale. Un beneficio non indifferente per Regno Unito e Stati Uniti che più volte avevano lamentato l’aggressività di una Germania traino dell’Europa.

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