Dopo una breve luna di miele con l’elettorato durata circa sei mesi, Joe Biden è diventato uno dei presidenti più impopolari della storia americana, a esclusione del suo immediato predecessore Donald Trump. Eppure, date le scarne maggioranze congressuali, ha saputo approvare la quasi totalità dei provvedimenti che aveva programmato, compreso anche il Build Back Better in scala ridotta e con un nome ingannevole, “Inflaction Reduction Act”, che accontenta i due senatori centristi.
Il peso di Trump sulla presidenza
Quindi, cos’è successo di preciso? Semplicemente Joe Biden è il primo presidente americano dopo la Seconda Guerra Mondiale a non essere riuscito ad attirare i riflettori dei media principalmente su di sé. Perché Donald Trump non se n’è mai andato via.
Questa è la tesi di fondo del libro “Biden: primo tempo”, scritto da Valentina Clemente, giornalista, ex fellow del think tank conservatore American Enterprise Institute. Donald Trump quindi, ha continuato a dominare la scena come mai prima, scomparendo soltanto durante i giorni del secondo impeachment a inizio 2021, per poi tornare prepotentemente sulla scena.
Scrive Clemente che quella di Trump è una vera presidenza ombra, con tanto di ufficio e staff da leader esiliato ingiustamente da una “elezione rubata“, come ripete ossessivamente. Effettivamente anche le elezioni di metà mandato si stanno caratterizzando come un referendum a doppia domanda: “Apprezzate la presidenza di Joe Biden? In caso contrario, vorreste un ritorno al potere di Donald Trump?”. Sembra che la previsione di Thomas Jefferson, contenuta in una sua lettera datata 17 agosto 1823, su una politica americana divisa “tra un Papa e un Antipapa” sia giunta a compimento.
Biden e i limiti di Harris e Pelosi
Se ad aiutare Donald Trump c’è un cerchio magico composto in gran parte da donne, a cominciare dalla figlia prediletta Ivanka e dalla stratega Kellyanne Conway, che lo hanno aiutato a costruire, una sorta di presidenza in esilio nell’immensa tenuta di Mar-a-Lago, in Florida, con tanto di ufficio e di scrivania, come a corroborare le fantasie dei cospirazionisti più scalmanati, secondo cui la presidenza di Donald Trump non sarebbe mai finita, ma attende il momento propizio per tornare di dominio pubblico. Anche Joe Biden ha due donne come principali sostegni: Nancy Pelosi come speaker della Camera dei Rappresentanti e Kamala Harris come vice con il suo prezioso potere di spezzare i “tie” al Senato, quei pareggi che, essendo l’assemblea spaccata a metà con 50 senatori per schieramento, avvengono piuttosto spesso.
Il problema è che Harris ha dimostrato la sua inadeguatezza come leader e successore non soltanto durante la catastrofica campagna elettorale del 2020, dove la sua principale preoccupazione era quella di seguire i trend del Twitter progressista, ma anche i dossier che dovrebbe seguire, primo fra tutti quello sulla sicurezza del confine con il Messico, la indicano come una candidata alla successione debole e divisiva. Nancy Pelosi, al contrario, ha sempre mostrato una certa efficienza nella gestione degli affari al Congresso, essendo una veterana della politica, ma ha un doppio problema: è impopolare presso l’elettorato, che la vede come uno dei principali problemi di inefficienza dell’apparato amministrativo di Washington. In più ha 82 anni e la testa a una potenziale nomina a Roma come prossima ambasciatrice americana che la allontanerebbe da Washington.
I sondaggi ci dicono che i democratici non andranno bene a queste elezioni, nonostante un mondo di attivisti per il diritto di voto come Stacey Abrams, candidata con scarse possibilità contro il governatore repubblicano della Georgia Brian Kemp, noto per aver respinto le pressioni di Donald Trump sulle presunte “irregolarità” del voto.
Le azioni di Trump con vista al 2024
A novembre però arriverà un “verdetto” sulle possibili candidature per il 2024 di Trump e Biden. L’ex presidente Trump potrebbe farsi forte del “trionfo” repubblicano nonostante una possibile incriminazione in arrivo dal dipartimento di giustizia sul suo possibile coinvolgimento nell’insurrezione del 6 gennaio 2021 che vide l’assalto a Capitol Hill (nel libro di Valentina Clemente c’è un utilissimo capitolo che descrive gli eventi minuto per minuto) durante la certificazione del voto.
C’è già chi ha previsto per lui una quasi inedita corsa elettorale dalla prigione (lo fece nel 1920 il candidato socialista Eugene Debs, incarcerato per il suo sabotaggio dello sforzo bellico americano durante la Prima Guerra Mondiale) ma più probabilmente la campagna elettorale incrocerà gli eventi di un processo durante il quale l’ex presidente ribadirtà più volte di essere un “perseguitato politico”.
Dall’altra c’è Joe Biden, sempre più affaticato, che alle soglie del suo ottantesimo compleanno, che avverrà il 22 novembre, potrebbe decidere di essere un ostacolo per il 2024. Solo che, come abbiamo detto, la sua vice è molto debole come candidata. Quindi si aprirerebbe una stagione di incertezza, con primarie aperte che drenerebbero preziose energie che invece servirebbero per combattere un Trump risorgente. Questo inedito dualismo, che già ha segnato il “primo tempo” della presidenza di Joe Biden, potrebbe arrivare fino alle prossime elezioni.