Per l’Italia, il Mediterraneo è fondamentale. Inutile anche dover spiegare il motivo di questa importanza, dal momento che siamo proiettati al centro di questo mare e i traffici commerciali così come le sfide politiche e per la nostra sicurezza arrivano in larga parte dalle nostre coste.
E negli ultimi mesi, il governo italiano sembra aver scelto come strategia non solo quella di riportare il Mare Nostrum al centro delle politiche di Roma, ma di convincere gli alleati o darle maggiore peso in questo settore o a spostare il baricentro degli interessi verso il Mediterraneo.
Una strategia difficile ma che sembra stia prendendo forma, almeno nelle scelte dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, che da tempo sta cercando di rimettere il mare che circonda l’Italia al centro dei problemi italiani, europei, della Nato e del sistema di alleanze.
Il Mediterraneo e l’Unione europea
Il vertice di Nicosia di questa settimana ha mostrato che l’Unione europea avrebbe validi motivi per mettere al centro della sua politica il Mediterraneo. Qui passano le rotte migratorie che rappresentano la sfida per la sicurezza europea ma anche per l’integrazione stessa dell’Unione. Ed è quei che si concentrano le grandi centrali di rischio del fronte meridionale europeo, dai conflitti in Libia e Siria fino alla sfida per il gas.
L’area è estremamente importante, se non addirittura fondamentale. Eppure sembra essere considerata sempre una frontiera, un’area distaccata dal centro economico europeo, che è invece la Germania e la sua Kerneuropa, composta da tutta l’area legata all’import-export tedesco. L’Europa si è dimenticata per anni, se non decenni, dell’importanza del Mediterraneo. E questo è legato soprattutto a un motivo: quell’asse franco-tedesco che di fatto spostato il centro del Vecchio Continente a nord, tra Parigi e Berlino. Dimenticandosi invece delle enormi sfide di un’area che unisce Europa, Africa e Asia.
La sfida dell’Italia a quest’asse significa anche la volontà di spostare il baricentro europeo più a sud, dal momento che è qui che si può decidere il destino della stessa Unione. Ma il vertice di Cipro ha mostrato che questa Europa è abbastanza sorda ai richiami mediterranei e ha mostrato anche le difficoltà di avere una visione comune su molti temi. Almeno con questi governi. L’Europa del Sud non è solidale. E lo hanno dimostrato sia Malta che la Spagna, sia la stessa Francia, che sul Mediterraneo si affaccia e che vuole essere protagonista in larga parte a danno della stessa Italia.
Lo sguardo rivolto agli Stati Uniti
La difficoltà di spostare il baricentro europeo verso Sud ha fatto sì che l’Italia scegliesse una via alternativa. E questa strada qual è stata, almeno sotto questo governo? Quella di rivolgersi a chi ha deciso fuori dall’Europa, di colpire l’asse franco-tedesco. E questo qualcuno è inevitabilmente l’America di Donald Trump.
L’Italia è da sempre un Paese che gli Stati Uniti considerano nella loro orbita. Quindi è chiaro che questo esecutivo composto da Lega e Movimento 5 Stelle non abbia fatto altro che seguire un solco già tracciato dai precedenti governi. La differenza però è che mentre prima l’Unione europea era considerato il sistema principale su cui si basavano le politiche italiane di livello internazionale, oggi è direttamente con Washington che si preferisce dialogare. Mentre, al contrario, l’Europa di Bruxelles, Parigi e Berlino, è considerata una sorta di ostacolo all’agenda italiana.
Così, in questi mesi, è arrivato l’abbraccio di Trump al governo Conte. Un governo che piace per diverse ragioni, soprattutto perché ideologicamente più affine rispetto agli altri governi, ma che è diventato soprattutto il miglior alleato della Casa Bianca all’interno di quell’Europa che non piace né a Roma né a Washington. E in questo modo, l’Italia ha potuto sfruttare il legame stretto con gli Stati Uniti per far sì che la Casa Bianca desse mandato a Roma di co-presiedere la cosiddetta cabina di regia sul Mediterraneo allargato e, come avvenimento, alla Conferenza di Palermo per la Libia. Un modo per gli Stati Uniti di far capire che consideravano il governo Conte e on gli altri esecutivi europei come partner ideali in Europa. Ma che è servito soprattutto all’Italia (non senza un nostro tributo) di avere una superpotenza che ci considerasse partner principale nell’area di nostro riferimento: il Mediterraneo.
Il nodo Nato
Quest’attenzione degli Stati Uniti verso l’Italia si sposa anche con un altro strumento usato dall’Italia, cioè quello di garantirsi il pieno appoggio della Nato spostando però la sua attenzione verso il Sud dell’Europa. Un’idea confermata anche dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta che ha più volte chiesto all’Alleanza atlantica di evitare pressioni eccessive e rivolte esclusivamente a Oriente, verso la Russia, ma di spostare il suo occhio verso il Mediterraneo, dove l’Africa ribolle.
Una strategia che serve all’Italia sia per avere un maggiore peso in ambito Nato confermato dalla creazione dell’hub di Napoli, sia per mandare un segnale distensivo nei confronti della Russia. Il governo italiano ha ottimi rapporti con quello russo. Ma è chiaro che essere parte di un’alleanza nata essenzialmente allo scopo di contrastare Mosca comporta una scelta di campo precisa. Gli Stati Uniti non permettono all’Italia di aprirsi totalmente alla Russia, ma l’Italia può provare a far sì che la Nato eviti un “eccesso di zelo” a Est per concentrarsi a Sud. Delegando di fatto a Roma il ruolo di capitale degli interessi occidentale nel Mediterraneo vista anche la debolezza degli altri Stati mediterranei e l’autonomia sempre più marcata di Parigi.
Naturalmente questo non è privo di conseguenze. È chiaro che il do ut des comporta dei pagamenti da parte italiana. Che si traducono soprattutto in Difesa ed energia. Ma in una partita come quella europea, è opportuno prima di tutto riuscire a essere fondamentali per una o due superpotenze. Con il Trattato di Aquisgrana, l’Italia è stata tagliata fuori dall’Europa a trazione franco-tedesca. E finché non scardinerà questo modello, l’alternativa per ora resta quella di spostarsi verso Ovest. A Washington, l’Italia interessa.