Il Consiglio europeo ha annunciato il primo vertice tra Ue e Lega araba, atteso per il 24 e 25 febbraio 2019 in Egitto, Paese che avrà l’onore e l’onere di ospitare e organizzare l’importante incontro. L’obiettivo sarebbe quello di istituire una nuova alleanza euro-africana per far fronte ai maggiori problemi dei nostri anni, ovvero migrazioni di massa e terrorismo. Già questo settembre il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker aveva delineato i primi passi che l’Ue avrebbe dovuto seguire in Africa, spiegando che uno dei principali obiettivi, oltre al supporto per la crescita, sia quello di controbilanciare la presenza cinese nel Continente nero.
Secondo Juncker entro il 2050 un quarto di tutta la popolazione mondiale sarà africana e perciò non si può far finta che le condizioni di crescita nell’area siano favorevoli per supportare queste previsioni. In questo senso il piano europeo prevede diversi passi per tentare di dare una spinta propulsiva allo sviluppo. Innanzitutto una sorta di Piano Marshall per l’Africa, argomento e paragone storico che spunta ciclicamente per poi cadere nel dimenticatoio. Questa volta l’Ue propone un prestito pari a circa 45miliardi di dollari da spalmare in sette anni e che idealmente dovrebbe partire dal 2021. Contemporaneamente al prestito europeo l’Ue si impegna a 1) favorire la formazione di una classe media attraverso il sostegno a imprenditori e business 2) garantire agli africani il diritto allo studio anche attraverso partnerships con università europee 3) creare 10milioni di posti di lavoro nel Continente entro cinque anni. Senza contare il progetto di un’area di libero scambio tra Ue e Africa che sta procedendo di pari passo alle altre iniziative europee nell’area.
Per l’Italia in questa cornice torna a prospettarsi la possibilità di presentarsi come partner privilegiato e possibile intermediario tra la Lega Araba, le potenze occidentali e la Cina. I rapporti tra l’italiana Eni, e quindi anche l’Italia, e il governo del Cairo si stanno infittendo anche grazie alle recenti e sorprendenti scoperte, a opera del cane a sei zampe, dei super giacimenti di Gnl – come per esempio quello di Zohr e quello di Noor– nei fondali delle acque di Cipro. Scoperte che proiettano l’Egitto verso un nuovo ruolo nella partita energetica nella regione. E non solo. Perché l’Italia si trova attualmente al centro del braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia che si vogliono assicurare il ruolo di fornitori principali dell’Europa. La battaglia che coinvolge Tap e Nord Stream 2. In questa cornice le scoperte di Eni aprono la strada per una possibile terza via energetica.
Il Continente nero si trova al centro di una partita importante e che si giocherà a più riprese. Pechino si sta facendo strada in Africa a un ritmo che preoccupa sia Washington che Bruxelles, soprattutto se si tiene in considerazione il progetto della Nuova via della seta. Così l’Ue cerca di rispondere alle mire cinesi lanciando il suo progetto di rilancio del Continente africano. E l’Italia? Roma dovrà riuscire a sfruttare i possibili margini di manovra che si apriranno durante lo scontro tra le potenze europee e la Cina. L’Italia potrebbe davvero proporsi come interlocutore privilegiato con i paesi in via di sviluppo, vicini geograficamente al Paese e nei quali c’è la possibilità di ampliare lo spazio internazionale di manovra per Roma. L’Italia dovrebbe riuscire a evitare di esacerbare lo scontro tra Bruxelles e Pechino, cercando di dimostrare le nostre capacità di presentarci come una piattaforma di distensione ed equilibrio che possa rappresentare un valore aggiunto per la maggior parte degli attori internazionali coinvolti.