L’Italia si proietta verso l’Africa. Negli ultimi mesi, il governo italiano ha scelto una via differente nei riguardi del continente africano. Non più una visione passiva, cioè come Paese che subisce i problemi e le sfide che lancia l’Africa, ma un ruolo attivo, coinvolto nelle dinamiche politiche ed economiche del continente. 

La sfida italiana

La sfida non è semplice, ma le alternative non sono molte. Anzi, probabilmente non esiste alternativa. La guerra coloniale (perché di questo si tratta) che si sta svolgendo in tutto il continente, e che vede coinvolte tutte le potenze mondiali, non può non vedere interessata anche l’Italia. Altrimenti, l’unica conseguenza è rimanere esclusi da qualsiasi beneficio che si possa avere dagli Stati al di là del Mediterraneo e subire le scelte delle altre potenze di Europa, America e Asia.





Il viaggio di Giuseppe Conte nel Corno d’Africa è stato il simbolo di una rinascita dell’interesse di Roma verso il continente. Come primo capo di governo europeo a incontrare i leader di Eritrea ed Etiopia dopo la firma della pace fra i due Stati, Conte ha ribadito la centralità dell’Africa nell’agenda italiana. Un viaggio fondamentale che, unito a quanto sta avvenendo in Libia e all’intreccio di interessi con l’Egitto, dimostra come la rete strategica d’Italia si stia espandendo in diversi Paesi, tessendo una trama fitta e non priva di sfide coinvolgenti, per quanto complesse.

Ma ridurre il ruolo italiano soltanto ai Paesi dove tradizionalmente abbiamo rivestito un ruolo, è riduttivo. L’Italia, soprattutto grazie ad Eni, la nostra vera arma diplomatica nei Paesi ricchi di risorse energetiche, come molti Stati dell’Africa anche al di là della fascia del Sahel

L’Eni in Mozambico

L’Eni in Africa non è solo Egitto e Libia. La sua rete di interessi congiunge tutto il continente africano e va dal Mediterraneo a Capo di Buona Speranza. E in questa rete, entra anche il Mozambico, dove l’azienda del cane a sei zampe ha raggiunto un accordo estremamente importante con il governo locale.

La scorsa settimana, il gigante italiano degli idrocarburi ha dichiarato attraverso un comunicato che i suoi rappresentanti hanno firmato a Maputo un contratto per i diritti esclusivi di esplorazione e sviluppo del blocco offshore A5-A, nelle acque del Bacino Settentrionale dello Zambesi. “Con questa acquisizione – afferma l’azienda di San Donato Milanese – Eni rafforza ulteriormente la sua presenza in Mozambico, un Paese di importanza strategica per la società”.

Il blocco assegnato a Eni si sviluppa su un’area di 5.133 chilometri quadrati, ad una profondità d’acqua compresa tra 300 e 1.800 metri. La zona è completamente inesplorata e vedrà operare l’azienda italiana attraversa una sua controllata, la Eni Mozambico, con una quota del 59.5%. Gli altri partner sono la sudafricana Sasol, al 25.5% e a la compagnia statale del Mozambico Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (Enh) al 15%. Un consorzio italo-africano che è particolarmente interessante anche per capire le mosse di Roma.

Nessun partner occidentale o russo o asiatico: ma solo Italia e Africa. Almeno per quest’area: perché ad esempio nell’Area 4, cioè quella dei giacimenti di Coral, Agulha e Mamba (2047 miliardi di metri cubi di gas), il consorzio è composto da “Eni (25%), ExxonMobil (25%) e Cnpc (20%), partecipanti attraverso la società Mozambique Rovuma Venture, e da Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (10%), Kogas (10%) e Galp (10%)”. Dove il gas è già stato trovato, Cina e Stati Uniti non hanno lasciato che altri operatori agissero in maniera indipendente.

Moavero e l’Angola

Ma non c’è solo il Mozambico nei piani italiani. E la dimostrazione è arrivata dalle parole del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che ha incontrato alla Farnesina Manuel Domingos Augusto, ministro degli Affari Esteri dell’Angola. Moavero ha ribadito che l’Angola rappresenta un Paese chiave per l’Italia, “legato da una forte e storica amicizia. L’Italia è stata infatti il primo fra i Paesi dell’allora cosiddetto ‘mondo occidentale’ a riconoscere l’Angola indipendente” ha continuato il ministro italiano.

I due ministri, che si sono incontrati alla vigilia della conferenza Italia-Africa alla Farnesina, hanno confermato l’impegno dei rispettivi governi a intensificare i rapporti economici bilaterali, con la promessa del governo africano di attrarre maggiori investimenti in infrastrutture e servizi. Strategia in cui avrà un ruolo centrale un futuro forum economico congiunto fra Angola e Italia. E lì potrà essere particolarmente importante il ruolo della Cina, che ha nei governi di Luanda i suoi avamposti africani. In Angola, la Cina ha sviluppato il suo tipico approccio: infrastrutture e beni di consumo made in China in cambio di materie prime. E ora l’Angola si può considerare in piena sfera d’influenza cinese.

La conferenza Italia-Africa

Il ruolo che l’Italia può svolgere in Africa è “molto evidente” ha detto Moavero Milanesi. E la Conferenza Italia-Africa, con l’adesione di quasi tutti i Paesi africani, sarà essenziale. “Si parlerà di quello che l’Unione europea e l’Italia possono fare per l’Africa”, ha aggiunto il ministro, dove “stanno sempre più emergendo le democrazie” e questa è “un’ottima notizia”.

E a conferma degli ottimi rapporti intrecciati con Eritrea ed Etiopia, suggellati dal viaggio di Conte, Moavero ha detto che avrà una colazione di lavoro con i ministri di Etiopia ed Eritrea. L’Italia si muove. Soprattutto alla vigilia della conferenza di Palermo.

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