La diplomazia nostrana sta lavorando con dedizione e costanza ai fini della preservazione e della salvaguardia della relazione esclusiva che lega i destini di Roma e Tirana. Tra le varie iniziative messe in moto, per rinvigorire la già ottima salute di cui godono i rapporti bilaterali, figurano una commissione economica congiunta, memoranda di cooperazione e progetti energetici.

La Commissione

Il 20 novembre dello scorso anno è stato annunciato che Italia e Albania avrebbero dato vita ad una Commissione economica congiunta avente come obiettivi la promozione “in maniera strutturata [di] opportunità commerciali e di investimento” e la risoluzione delle “criticità bilaterali in ambito economico”.

I lavori, ancora in corso, dovrebbero terminare a breve perché, invero, tutto è pronto per il lancio ufficiale della piattaforma. Il governo italiano, a detta dell’ambasciatore a Tirana, Fabrizio Bucci, sta attendendo soltanto che arrivino le parlamentari, programmate per il 25 aprile, e che, quindi, si formi il nuovo governo.

Una volta concretata, la Commissione potrebbe e dovrebbe soddisfare l’imperativo degli imperativi: mantenere integra e intatta la posizione regale di Roma nell’interscambio commerciale di Tirana con l’estero. Perché secondo gli ultimi dati, riportati da Bucci in persona, “il 31% di tutti gli scambi economici dell’Albania con il mondo sono quelli con l’Italia” e, inoltre, più di tremila imprese nostrane operano nella nazione balcanica contribuendo direttamente e incisivamente alla creazione di benessere in loco.

La cornice dei lavori

I lavori per la creazione della Commissione economica congiunta stanno ricevendo impulso dal dinamismo che sta caratterizzando i campioni nazionali nostrani nella terra delle aquile.

Il 4 marzo, ad esempio, è stato siglato un memorandum d’intesa sulla cooperazione nel settore gas fra il Ministero dell’Energia e delle Infrastrutture dell’Albania e la Snam, un gigante appartenente alla Cassa Depositi e Prestiti specializzato nel trasporto, nello stoccaggio e rigassificazione del metano. Nella medesima giornata, Saipem (Eni) e Alboran Hydrogen concordavano di costruireun distretto dell’idrogeno verde in Puglia […] e due ulteriori impianti nel bacino del Mediterraneo, rispettivamente in Albania e in Marocco“.

Economia ed energia a parte, il mese di marzo è stato caratterizzato dal taglio di un traguardo altrettanto ragguardevole nella sfera della collaborazione mediatica e culturale: il rinnovo del memorandum d’intesa tra la Rai e l’omologa albanese, RTSH Radio Televizioni Shqiptar. Il documento, esteso per un periodo di tre anni, prevede, oltre al proseguimento della collaborazione sui media tradizionali e nuovi, “l’acquisizione e lo scambio di programmi radio e televisivi, di film e documentari, […] e la cooperazione nella formazione di professionisti e in ambiti di scambio di conoscenze tecniche e/o professionali nel settore della comunicazione, la partecipazione in festival ed eventi culturali radiofonici e televisivi e lo scambio di esperienze tramite lo svolgimento di visite pianificate”.

Il fattore Albania

L’Albania è la chiave di volta per l’egemonizzazione dei Balcani. Esercitare un’influenza determinante su questa antica nazione equivale ad ipotecare il controllo sulla cosiddetta “cintura delle Aquile” – il triangolo Tirana-Pristina-Skopje –, la rampa di lancio multidirezionale in grado di proiettare il giocatore di turno simultaneamente in Grecia, Bulgaria, Serbia, Bosnia e Adriatico.

Chi controlla la cintura delle Aquile decuplica le probabilità di agire da una posizione di dominanza nella penisola balcanica, ergo di avere voce in capitolo e influenza strumentale e strumentalizzabile (a livello continentale) nel tallone d’Achille dell’Europa par excellence.

È per via di questa ragione, spesso e volentieri incompresa e/o trascurata nel mondo delle analisi geopolitiche, che le potenze regionali ed extraregionali dagli occhi più aquilini, come Ankara e Berlino, si stanno interessando al fato di Tirana (e della sorella Pristina) e ivi costruendo e ritagliando delle sfere d’influenza che, un domani, potrebbero tornare utili nel montare ed esercitare pressioni a livello regionale, quindi europeo.

Ed è per lo stesso motivo che l’Italia, sin dal dopo-guerra fredda, ha utilizzato ogni mezzo e risorsa a propria disposizione – dall’economia alla cooperazione umanitaria – per mantenere salda e profonda la propria orma nella Shqipëria.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.