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Benjamin Netanyahu ha un solo obiettivo: l’Iran. Ed è disposto a fare qualsiasi cosa per colpire ogni possibile mossa di Teheran in Medio Oriente. Lo ha dimostrato con i raid in Siria, ma lo ha fatto anche con le pressione rivolte in ogni angolo del mondo contro l’accordo sul programma nucleare iraniano.

Donald Trump lo ha seguito: e ora gli Stati Uniti sono fuori dall’accordo. Ma per il premier israeliano non basta. Vuole che tutto il mondo si unisca a quella che per lui è una guerra senza esclusione di colpi. E dopo la conferenza di Tel Aviv in cui si presentò con cd e faldoni spiegando che si trattasse di documenti dell’arsenale iraniano rubato dal Mossad in un’operazione segreta, adesso è il turno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Davanti ai leader del mondo, Netanyahu ha accusato pubblicamente l’Iran di avere un sito segreto di stoccaggio nella capitale, Teheran. “L’Iran non ha abbandonato il suo obiettivo di sviluppare armi nucleari. State sicuri che non succederà”, ha detto il premier israeliano “A maggio abbiamo svelato l’esistenza del sito degli archivi segreti atomici dell’Iran. Oggi rivelo una seconda struttura, il deposito atomico segreto di Teheran”. E ha chiesto all’Agenzia internazionale per l’Energia atomica di avviare un’inchiesta sul sito di stoccaggio.

Ma le accuse rivolte da Netanyahu non si sono fermate al territorio iraniano. Ed è soprattutto una seconda accusa a svelare un’altra area di crisi pronta di nuovo a riaccendersi: il Libano.

Non è un mistero che Israele consideri quello di Siria e Libano un fronte unico. Se l’Iran è l’obiettivo principale, Hezbollah è da sempre considerato dai governi israeliani l’obiettivo immediato per colpire la strategia di Teheran in Medio Oriente. Sono loro a essere considerati l’avamposto al confine di Israele. E l’occhio di Netanyahu è tornato a posarsi sul Libano, tanto da mostrare le foto con una mappa di Beirut in cui sono indicati tre siti missilistici iraniani che il premier dello Stato ebraico ritiene siano stato individuati dalla sua intelligence.

L’annuncio del primo ministro sulla presunta scoperta dei siti iraniani a Beirut non è da sottovalutare. Perché conferma che Hezbollah è tornato di nuovo al centro del mirino israeliano. E con l’ombrello russo posto a protezione della Siria e del Mediterraneo orientale, la difficoltà per le Israel defense forces (Idf) di operare in Siria potrebbe rendere più prossima la decisione di Israele di concentrarsi su Hezbollah in Libano, che proprio ora viene accusato di ospitare missili iraniani nella stessa capitale libanese.

Sotto questo profilo, l’annuncio di Netanyahu va letto in una duplice prospettiva. Da una parte, è chiaro che la pressione sull’Iran è destinata ad aumentare e non accennerà a diminuire nel breve termine. Per Netanyahu è prioritario colpire Teheran e fare in modo che sempre più Paesi si uniscano nell’assedio contro la Repubblica islamica.

Questo annuncio di fronte ai leader del mondo si può leggere anche come la volontà di mettere molti Stati all’angolo, Usa e Russia in testa. L’accusa pubblica è tesa a creare uno spartiacque: a fare in modo che nessuno possa tirarsi indietro senza smentire pubblicamente Israele. E questa è una tattica politica molto astuta, per quanto scivolosa.

Ma dall’altro lato c’è un secondo segnale: che Hezbollah, adesso, può essere di nuovo inserito al primo posto del’agenda israeliana. Non va dimenticato che proprio dopo l’ultimo raid su Latakia, il leader del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, ha tenuto a precisare che il suo movimento avrebbe continuato a rafforzare la sua presenza militare e migliorato le sue capacità “nonostante gli sforzi israeliani”.

Rivolgendosi a Israele, il leader del movimento sciita ha detto che per quanto riguarda il trasporto di armi dall’Iran al Libano, “non importa cosa ha fatto (Israele, ndr) per tagliare il percorso, è finito. È già stato completato“, aggiungendo che Hezbollah adesso “possiede missili di precisione”. Nasrallah ha poi concluso con una frase chiara: “Se Israele impone una guerra al Libano, Israele affronterà un destino e una realtà che non si è mai aspettata”.

Dopo alcuni giorni, ecco arrivare le accuse del premier israeliano sui missili stoccati a Beirut. E se in questo mondo, specialmente in Medio Oriente, le coincidenze non esistono, è chiaro che siamo si fronte a un’escalation per ora verbale, ma che potrebbe trasformarsi anche in qualcosa di molto più reale.

Fino ad ora, Israele ha colpito in Siria in modo da evitare sia di andare direttamente in Iran, sia di compiere operazioni in Libano. Ma se la Siria sarà impossibile da colpire, per raggiungere gli obiettivi di Hezbollah le Idf potrebbero di nuovo puntare sul Paese dei cedri oppure, come già fatto alcune settimane fa, orientarsi in Iraq. Quello che è certo è che Israele non si fermerà: e questo è un monito per tutti gli equilibri regionali.