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Che Brexit non potesse essere una scelta indolore per il Regno Unito, era a tutti, da subito, abbastanza chiaro. In pochi però avrebbero pensato che, in virtù di questo referendum, potesse discendere una conseguenza immediata e molto incisiva sui rapporti, fin qui mai troppo idilliaci, fra la Repubblica d’Irlanda ed il Regno Unito.Il motivo è ovviamente semplice, ma profondamente complesso: l’Irlanda del Nord. Perché è vero che il Regno Unito è in larga parte un’isola che vede nel suo mare la divisione fisica prima ancora che politica con il Vecchio Continente, ma una linea di confine terrestre con l’Europa c’è, ed è quella che separa le due anime d’Irlanda e che per decenni ha rappresentato e continua a rappresentare una ferita aperta per tutti i nazionalisti irlandesi e i suoi sostenitori così come una spina nel fianco per il mondo inglese.Questa linea di confine aveva trovato nell’appartenenza di entrambi gli Stati all’Unione Europea, un sistema di apertura e di collegamento per cui il limite territoriale, nonostante tutto, sembrava potersi lentamente erodere almeno nell’immaginario di molti. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, tutto è cambiato nella mente dei nordirlandesi, i quali da subito hanno compreso il pericolo che poteva scaturire da questa separazione, tanto da farli votare in larga parte per il “remain” e lasciando il “leave” soltanto nei cuori degli unionisti duri e puri.Con gli stessi dubbi e le stesse preoccupazioni, anche il mondo irlandese, quello della Repubblica di Dublino, si è interrogato sul futuro dei rapporti con l’Irlanda del Nord e con il Regno Unito, e questi rapporti sono stati al centro del dibattito politico per molti mesi, tanto da giungere ad un’escalation di dichiarazioni proprio in queste ultime ore, che vedono le due parti d’Irlanda impegnate per sostenere le ragioni di una volontà comune nel rimanere legate anche dopo la fine della convivenza europea.In Irlanda del Nord, con l’approssimarsi delle elezioni anticipate del 2 marzo, gli unionisti hanno insistito nella volontà di seguire il governo May in ogni procedura della Brexit e hanno sostenuto l’assoluta necessità di un rapporto con i nazionalisti che escludesse qualsiasi rapporto privilegiato con Eire per via dell’Unione Europea.Dall’altro lato, in molti tra i nazionalisti, hanno riflettuto sulle difficoltà di tipo economico e politico che potessero sorgere a causa del Brexit ed hanno chiesto più volte al governo di Londra prima, e ai suoi elettori poi, di condividere un progetto che possa far rimanere Dublino e Belfast legate da un rapporto più forte rispetto a quanto prevedono il Regno Unito e l’Unione Europea. In molti, tra i nazionalisti, hanno anche chiesto un referendum per riunificare l’Irlanda: un progetto attualmente utopistico, ma che nell’epoca delle rivoluzioni elettorali, non può essere accantonata definitivamente, e che anzi, ha destato molto interesse, come ovvio, nella politica irlandese.Questo scontro così acceso, dopo la caduta del governo di Arlene Foster, non può non allarmare sia Londra che Belfast, che vedono per la prima volto dopo vent’anni, essere messi a rischio gli accordi di pace del Venerdì Santo del 1998 che avevano di fatto dato all’Ulster una forma di governo dove nazionalisti e unionisti, cattolici e protestanti, condividevano il potere. Anche Dublino, dal canto suo, non è intenzionata a cedere sulla questione nordirlandese tanto da aver mosso importanti pedine non soltanto con il Regno Unito, ma andando direttamente a parlarne in sede europea.Proprio in quest’ultima settimana, il primo ministro irlandese, Enda Kenny, è volato a Bruxelles dove ha potuto confrontarsi con Jean-Claude Juncker sulle possibili mosse per definire meglio i contorni del tema dei rapporti con Belfast. Kenny ha usato parole forti, evocando addirittura la possibilità che, qualora gli abitanti dell’Irlanda del Nord decidessero, tramite referendum, di entrare a far parte della Repubblica d’Irlanda, questa potesse accedere all’Unione Europea come fece in passato la Repubblica Democratica Tedesca una volta annessa alla Germania Federale.Il leader del Fine Gael, e Taoiseach d’Irlanda dal 2011, ha trovato in Juncker un valido alleato, che ha promesso ogni sforzo per evitare qualunque inasprimento del confine tra Eire e Ulster, confermando che l’Ue è pronta a dar man forte affinché Brexit non incida nella vita degli irlandesi se non nella maniera più leggera possibile. È chiaro, del resto, che per l’Europa, Dublino in questo momento può essere una pedina fondamentale nei rapporti con Londra, ed è altrettanto chiaro, che nel conto salato promesso da Bruxelles per il post-Brexit, verrà certamente inclusa la questione nordirlandese, con il rischio di una deflagrazione di un nuovo periodo di scontro in un territorio che sembra non poter trovare pace.





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