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Le autorità iraniane hanno sventato “il più grande attentato terroristico” nella storia dell’Iran. Lo ha reso noto la tv di Stato iraniana, citando fonti dell’intelligence della Repubblica Islamica.I terroristi erano pronti ad entrare in azione, secondo le fonti citate dall’agenzia Irna, con una serie di attacchi suicidi nella capitale Teheran e in altri centri del Paese, durante il periodo del Ramadan e lo svolgimento di particolari celebrazioni religiose, come quella del martirio di Alì, il primo imam sciita. “Il complotto è stato sventato, i terroristi arrestati”, ha confermato l’intelligence iraniana che ha chiarito come alcune “bombe erano già pronte per esplodere”. Le autorità iraniane non hanno precisato il numero degli arrestati, ma hanno reso noto che a finire in manette sono state diverse persone, alle quali sono state sequestrate anche bombe, munizioni ed una “grande quantità di esplosivo”. “Le indagini e gli arresti”, hanno chiarito fonti dell’intelligence di Teheran, “stanno proseguendo sia all’interno, sia all’esterno della Repubblica Islamica”.Le autorità iraniane hanno definito i terroristi che si preparavano ad entrare in azione “takfiri”. L’espressione indica quei musulmani appartenenti alle frange più radicali dell’islam sunnita che considerano tutti gli altri musulmani infedeli e apostati. Un’espressione usata comunemente in Iran per definire le formazioni jihadiste che si ispirano alle correnti dell’Islam wahabita o salafita, ma  non è chiaro se il governo iraniano si riferisca nello specifico ad Isis, al Qaeda, o ad altri gruppi jihadisti, come Ahrar al Sham, sostenuto da Ankara e Riad. Alcuni commentatori hanno letto nell’espressione “takfiri” e “wahabbiti”, invece, proprio un’accusa nei confronti dell’Arabia Saudita, da ricondurre al quadro della guerra, più o meno fredda, che vede fronteggiarsi le due potenze regionali.“Non ci sono ancora dettagli precisi sull’entità di questa operazione”, spiega Nima Baheli, analista geopolitico, esperto di Iran e Medio Oriente, “ma quello che è certo è che per rendere pubblica una notizia di questo tipo, il governo iraniano deve essere sicuro di aver neutralizzato l’intera cellula di terroristi, perché di solito Isis o le altre formazioni jihadiste hanno sempre un piano alternativo e, di conseguenza, scoprire le carte su un’azione di questo tipo potrebbe essere molto rischioso”. “Del resto, però, non sarebbe la prima volta che l’Iran riesce a sventare efficacemente una minaccia terroristica su larga scala, come fu per l’uccisione dei fratelli Rigi, leader dell’organizzazione terroristica Jundullah, legata ad al Qaeda ed attiva nel Baluchistan iraniano”, ricorda l’analista.“Se però non venissero fornite ulteriori prove di questa versione, potremmo anche trovarci dinanzi ad un’operazione di propaganda, con la quale, in un momento in cui altri Paesi del mondo dimostrano di non essere in grado di rispondere adeguatamente alla minaccia terroristica, l’Iran mostra di poter essere in grado di controllare efficacemente il proprio territorio”. Una versione che sembra essere avvalorata dalle affermazioni fatte proprio in questo senso dal segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, Ali Shamkani, che, a margine dell’annuncio degli arresti ha sottolineato come l’Iran sia “più al sicuro dell’Europa per quanto riguarda la possibilità da parte dei terroristi di compiere attentati sul territorio”. “Gli apparati di sicurezza e di polizia hanno molta esperienza su tutte le tipologie di guerra” e per questo “la popolazione si sente più sicura a Teheran che a Parigi”, ha dichiarato, quindi, il politico di etnia araba. “Un’altra chiave di lettura, infine, potrebbe essere quella di una operazione di propaganda volta a rafforzare le credenziali iraniane come partner dell’Occidente nella lotta al terrorismo nella regione, in un momento in cui sono in corso importanti operazioni contro l’Isis in Iraq, come quella di Falluja”, ha concluso Nima Baheli.

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