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Si terrà venerdì 16 marzo, ad Astana, in Kazakistan, il vertice tra i ministri degli esteri di Iran, Russia e Turchia sulla Siria, summit a cui è invitato anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. Questo ennesimo “round” di colloqui tra i tre paesi arriva quando le truppe del governo siriano hanno maturato importanti progressi nel loro percorso di liberazione della Ghouta orientale dalle formazioni ribelli islamiste.

Secondo l’agenzia stampa al-Masdar, vicina al governo di Damasco, l’esercito arabo siriano ha di recente completamente riconquistato il villaggio di al-Muhammadeya e tutte le terre coltivate che lo circondano a seguito di pesanti scontri. È proprio ad Astana che si potrebbe mettere una serie ipoteca sul futuro del paese, dilaniato da una guerra per procura che dura da sette lunghi anni. I colloqui di venerdì si preannunciano dunque molto importanti, anche se saranno seguiti da altri appuntamenti forse ancora più cruciali nell’imminente futuro. 

Russia, Iran e Turchia: ecco cosa chiederanno ad Astana

“Il meeting di Astana del 16 marzo è finalizzato principalmente a implementare il cessate il fuoco con focus sulla Ghouta orientale, soprattutto alla luce della violazione della risoluzione Onu. Il presidente turco Erdoğan nei giorni scorsi ha avuto più volte conversazioni telefoniche con le controparti per far fronte all’emergenza umanitaria”, ci racconta Valeria Giannotta, docente di relazioni internazionali presso l’università della associazione dell’aeronautica turca ad Ankara.

“La cooperazione tra Russia, Turchia e Iran mira a un allentamento della tensione in Siria come complemento alle conferenze di Ginevra. Durante il vertice si valuterà l’efficacia del Congresso nazionale di dialogo siriano, che si è riunito a fine gennaio a Sochi, e probabilmente si reitereterà l’impegno congiunto a sostenere una soluzione politica per la guerra in Siria”, spiega.

Il ruolo della Turchia

Priorità a soluzioni politiche: “Nel processo di Astana la Turchia è sul terreno nella zona di Idlib con l’intento di creare degli avamposti di osservazione per prevenire scontri e violazioni del cessate il fuoco. L’esercito turco – spiega Valeria Giannotta – sta creando una zona cuscinetto tra il regime di Assad e le forze di opposizione nel nord e nell’est a Idlib – e possibilmente nelle eventuali fasi successive a sud e sudest. I posti di osservazione sono stati potenziati dopo una conversazione telefonica tra Erdoğan e Putin a fine gennaio. Sempre nella provincia di Idlib la Turchia ha dichiarato che stabilirà campi per 170.000 sfollati in vista di un possibile afflusso di rifugiati. Da questo mi attendo che i leader ad Astana daranno priorità a soluzioni politiche, considerando che si parlerà anche dell’Operazione ‘Ramo d’Ulivo’ che, sebbene abbia ricevuto il beneplacito russo, ha irritato Teheran”, afferma. 

Il summit di Astana, osserva l’esperta, “è comunque percepito come una fase preparatoria del vertice trilaterale che si terrà a Istanbul il 4 Aprile. Che siano incontri dall’importanza cruciale è dimostrato anche dal fatto che il ministro degli Esteri Turco Çavuşoglu sarà a Mosca il 13 marzo per colloquiare direttamente con Lavrov”.

La posizione della Russia

Come riporta l’agenzia di stampa governativa siriana Sana, Vasily Nebenzia, rappresentante permanente della Russia presso l’Onu, ha dichiarato che l’operazione antiterrorismo dell’esercito siriano nella Ghouta orientale non viola la risoluzione n. 2401 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Nebenzia, durante la sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria svoltasi lunedì, ha ribadito che il governo siriano ha “il pieno diritto di difendere la sicurezza dei suoi cittadini, di affrontare le organizzazioni terroristiche e di affrontare le minacce”, osservando che “i sobborghi di Damasco non possono rimanere sotto il controllo dei terroristi “.

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