In uno dei Paesi produttori di petrolio, la benzina verrà razionata: è uno dei paradossi in cui sta incappando un Iran sempre più stretto nella morsa delle rinnovate sanzioni Usa. Il governo di Teheran è stato costretto a fissare dei paletti sulla vendita dei carburanti, misura che va di pari passo al raddoppio del prezzo della benzina. Annunciate ufficialmente come norme per abbattere il contrabbando verso paesi stranieri, in realtà le nuove disposizioni sono figlie delle difficoltà del governo a far quadrare i conti. E la rabbia nel paese rischia di montare: nelle scorse ore, come si apprende dall’agenzia Irna, sono iniziate proteste in alcune città e si conta già una vittima.

Le nuove misure sulla benzina

Nei giorni scorsi è stato lo stesso presidente Hassan Rouhani a parlare in modo esplicito della situazione economica dell’Iran: “Mai come in questo momento stiamo avendo difficoltà a vendere il nostro petrolio ed a far muovere la nostra flotta”. Una difficoltà derivante soprattutto dalle sanzioni Usa, le quali negli ultimi mesi hanno fatto crollare le esportazioni di greggio, una delle principali fonti di entrate per le casse iraniane. Ma non solo: le sanzioni inasprite da Donald Trump nell’ultimo anno stanno paralizzando anche altri settori, in primis anche quello bancario. E questo sta comportando una minore disponibilità di denaro, un parziale blocco degli investimenti stranieri, in generale l’economia iraniana rischia di entrare in un vero e proprio pantano.

Ecco dunque che il governo ha l’esigenza di trovare urgentemente nuove fonti di entrate. Diversamente, la mancanza di liquidità nelle casse iraniane potrebbe dare il colpo di grazie non solo all’economia, ma anche alla società. Da qui le misure sopra accennate. Grazie ai sussidi governativi, il prezzo della benzina in Iran è molto basso e questo ha attratto contrabbandieri soprattutto dall’Iraq negli ultimi anni, i quali da un posto di frontiera all’altro hanno portato ingenti quantitativi di carburante dal paese confinante. L’esecutivo di Rouhani, nell’annunciare le drastiche misure sulla benzina, ha proprio fatto riferimento al contrabbando: l’aumento dei prezzi ed il razionamento servirebbe, secondo il governo, a fermare proprio gli affari dei contrabbandieri. Ma in realtà la situazione è ben diversa: grazie a questa tassa, Teheran avrà i soldi per continuare a sostenere le classe meno abbienti. E cercare dunque, contestualmente, di evitare un vero e proprio collasso sociale.

Le proteste registrate in queste ore

Se prima delle nuove misure la benzina costava per ogni litro 15.000 rial, corrispondenti a 0.11 euro, adesso gli iraniani dovranno pagare 30mila rial. Qualunque lettore italiano, dinnanzi a queste cifre, potrebbe anche sorridere: si tratta di numeri irrisori se paragonati a quelli del nostro Paese o di altri Paesi europei e questo perché, come detto, in Iran da anni sussistono i sussidi governativi per l’acquisto del carburante. Per la popolazione iraniana però, anche questo aumento rappresenta un potenziale nuovo salasso. Con un’economia bloccata e con il potere d’acquisto delle famiglie ridotto al minimo, le nuove misure incideranno e non poco.

Ed infatti venerdì sera, dopo l’annuncio delle misure di aumento dei prezzi e di razionamento nell’acquisto del carburante, sono scoppiate proteste in varie parti del Paese. Shiraz, Sirjan, Mashhad, Ahvaz, Gachsaran e Bandar Abbas sono solo alcune delle città citate dall’Irna quali epicentri di prime manifestazioni. In un caso, precisamente a Sirjan, si è anche contato un morto. Un deposito di carburante sarebbe stato attaccato dai cittadini di questa località: la confusione scoppiata dopo l’intervento della Polizia avrebbe determinato il ferimento mortale di un cittadino. Nelle ultime ore si è diffusa la notizia anche di una seconda vittima, ma non ci sono al momento conferme. Certo è che la tensione, da qui a prossimi giorni, in Iran potrebbe raggiungere livelli molto alti.

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