L’Iran sfida gli Stati Uniti: da marzo, la marina iraniana invierà navi da guerra nell’oceano Atlantico. A dare l’annuncio il contrammiraglio Touraj Hassani all’agenzia ufficiale Irna. “L’oceano Atlantico è lontano e l’operazione della flotta iraniana potrebbe richiedere cinque mesi”, ha dichiarato Hassani.

Secondo il contrammiraglio, una delle navi coinvolte nella missione in Atlantico potrebbe essere il cacciatorpediniere Sahand, una nave di nuova costruzione che Teheran considera uno dei fiori all’occhiello della propria cantieristica. Come scritto dal New York Times, il cacciatorpediniere Sahand “ha una piattaforma per elicotteri e l’Iran afferma che è equipaggiato con cannoni anti-aerei e anti-nave, missili superficie-superficie e terra-aria e ha anche capacità di guerra elettronica”.

Per l’Iran sarebbe sicuramente una missione rivoluzionaria. L’azione di invio di una sua flotta nell’oceano Atlantico è un segnale chiarissimo rivolto agli Stati Uniti e rientra nella cornice dello scontro fra Washington e Teheran non solo per quanto riguarda le sanzioni, ma anche per ciò che concerne il Golfo Persico.

Quest’estate, con l’annuncio di Donald Trump di ripristinare le sanzioni contro l’Iran dopo l’uscita dall’accordo sul nucleare, da Teheran erano arrivate molte voci sulla possibilità di bloccare lo Stretto di Hormuz. Il Golfo Persico era tornato a infiammarsi. E la presenza della flotta Usa dall’altra parte del Golfo, in particolare nelle basi in Qatar ed Emirati, era stata più volte messa sotto osservazione dalla Difesa iraniana per i rischi di un possibile conflitto.

La minaccia di Teheran di chiudere Hormuz non si è, come previsto, tramutata in realtà. E questo soprattutto a causa delle conseguenze economiche sui maggiori Paesi importatori di petrolio del Golfo, fra cui molti alleati iraniani. Ma l’Iran ha deciso comunque di inviare alcuni segnali nei confronti di Washington.

Lo ha fatto testando missili nelle acque del Golfo ed esercitandosi con la marina militare non lontano dalle basi americane. E lo ha fatto anche con un annuncio che va di pari passo con l’ultimo sulla missione in Atlantico. A dicembre, lo stesso Hassani aveva detto che l’Iran avrebbe presto mandato da due a tre navi in missione in Venezuela.

Una notizia importante non solo per confermare l’asse con il Venezuela di Nicolas Maduro, ma soprattutto perché rientrava perfettamente nella strategia persiana di uscire dal guscio mediorientale e provare a diventare una spina nel fianco per la politica Usa anche fuori dai suoi confini. Come gli Stati Uniti sono presenti nel Golfo Persico, così l’Iran vuole entrare nel “cortile di casa” degli Stati Uniti. Idea che condivide con la Russia.

Oggi è arrivata la conferma di questa linea strategica: l’invio delle navi nell’Atlantico. Molto probabilmente saranno le stesse che andranno in Venezuela, ma è un messaggio inequivocabile che il Pentagono e i partner mediorientali dell’America prenderanno molto seriamente. Chiaramente l’Iran non ha velleità oceaniche, ma inviare in quel settore marittimo si traduce non solo nella sfida diretta agli Stati Uniti, ma anche a lanciare un monito a tutti i suoi nemici: l’Iran punta ad essere una potenza navale. E punta soprattutto a controllare le rotte marittime di sua competenza: quelle del Golfo ma anche quella che passa per Bab el-Mandeb, dove gli alleati Houti controllano le coste del Mar Rosso.

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