La morte di Mustafa Badreddine, il comandante di Hezbollah ucciso la settimana scorsa in Siria nei pressi dell’aeroporto internazionale di Damasco, rischia di esasperare ancor di più il conflitto che dal Libano all’Iraq, passando per Siria e Yemen, vede contrapposte Arabia Saudita e Iran.Sin dalle prime ore successive alla morte di Badreddine, Israele sembrava essere il principale indiziato ma a poco a poco si sono diffuse una serie di ricostruzioni sempre più clamorose, a cominciare da quella diffusa da DEBKAfile, che accusava le stesse forze siriane ed iraniane di aver ucciso il comandante Badreddine, divenuto scomodo. Secondo il sito DEBKAfile, vicino agli ambienti dell’intelligence israeliana, Badreddine aveva intenzione di ritirare un cospicuo numero di combattenti di Hezbollah dalla Siria a causa delle ingenti perdite. Questa tesi veniva sostanzialmente smentita dagli Hezbollah che, nella tarda giornata del 14 maggio, accusavano i ribelli siriani di aver colpito con la loro artiglieria un avamposto di Hezbollah sito nei pressi dell’aeroporto di Damasco. Per approfondire: Siria, presenza russa e morti di HezbollahQuesta ricostruzione ha per il momento “congelato” le tensioni tra Hezbollah ed Israele ma sembra avere aperto la strada ad uno scenario di resa dei conti tra Hezbollah e Arabia Saudita. Sembra infatti, da quanto si apprende dal sito di analisi Middle East Eye, che gli Hezbollah avrebbero ricevuto indicazioni dall’Iran di sospendere le operazioni contro Israele per concentrarsi contro l’Arabia Saudita, colpevole inoltre di sostenere i ribelli anti Assad. L’ordine sarebbe arrivato direttamente dal generale Qasem Soleimani, il capo della forza al-Quds, il quale avrebbe personalmente nominato il successore e i vice di Badreddine.Per approfondire: chi è Qasem SoleimaniUn gesto profondamente simbolico, visto che in passato i comandanti militari di Hezbollah ricevano un’approvazione da parte dell’Iran ma non una nomina diretta come in questo caso. A prendere il posto di Badreddine sarebbe un suo coetaneo, Fuad Shukr, nome di battaglia al-Hajj Mohsen. Questi, insieme ai suoi vice al – Hajj Abdul Khader e a Talal Hamiah, avrebbero ricevuto l’ordine di compiere attacchi contro i sauditi, coordinandosi con il gruppo sciita iracheno Asa’ib Ahl al – Haq e il gruppo sciita del Bahrain Saraya al – Mukhtar.La tensione tra Arabia Saudita e Iran è inoltre alle stelle da quando, lo scorso dicembre, il laeder sciita Nimr al – Nimr è stato giustiziato e, per protesta a Teheran, l’ambasciata saudita è stata presa di mira da una folla di manifestanti. La rottura delle relazioni diplomatiche, così come il mancato accordo tra i due paesi sulle modalità per consentire ai pellegrini sciiti di recarsi alla Mecca, confermano il livello di tensione raggiunto tra Iran e Arabia Saudita. Secondo gli analisti di Middle East Eye, lo stesso invito rivolto dall’Iran ai pellegrini sciiti di non recarsi alla Mecca prima dell’inizio delle celebrazioni dell’Hajj, del mese di settembre, potrebbe essere una pericolosa conferma di possibili attacchi contro l’Arabia Saudita. Uno scenario da incubo che farebbe deflagrare definitivamente il Medio Oriente, disegnato esattamente 100 anni fa con gli accordi di Sykes-Pikot.





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