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India e Cina vanno allo scontro. Una sfida che chiude la distensione avviata da Nerendra Modi e Xi Jinping, che nel 2018 si sono incontrati più volte, smussando asprezze pregresse.

Il conflitto India-Pakistan

E invece tutto precipita. Il duello inizia con il riaccendersi del conflitto tra India e Pakistan, quando, il 26 febbraio, jet indiani bombardano il territorio pakistano inseguendo i terroristi del Jem autori di un attentato in Kashmir.

Non solo una disputa tra i due. In realtà la vera sfida è alla Cina. Non è un caso che gli indiani abbiano scelto quel giorno per vendicarsi di un attentato avvenuto 11 giorni prima (15 febbraio).

Certo, l’azione doveva esser pianificata, ma le ragioni della tempistica vanno cercate altrove: il 26 è la vigilia del vertice tra Trump e Kim ad Hanoi.

Per un paradosso solo apparente, nonostante la guerra commerciale lanciata da Trump contro Pechino, la riuscita dell summit è vitale alla Cina, alla quale serve la distensione asiatica e del Mar cinese per la propria proiezione globale.

il conflitto tra India e Pakistan manda all’aria il summit di Hanoi (Piccolenote). La Cina vede chiudersi una prospettiva e, allo stesso tempo, registra l’inizio di una nuova crisi, dato che, nonostante un’iniziale distensione, lo scontro tra New Delhi e Islamabad resta aperto.

Di questi giorni il dispiegamento della flotta indiana, tra cui una portaerei e sottomarini nucleari, nel mare arabico settentrionale, a ridosso delle coste pakistane.

Secondo analisti indiani interpellati da Russia Today, si tratta di “un chiaro segnale per Pechino, piuttosto che per Islamabad”.

Alleato della Cina, che sta investendo molto nel Paese confinante, il Pakistan non ha una potenza navale paragonabile a quella  indiana.

E se scoppiasse un conflitto tra i due Paesi “la Cina sarebbe quasi sicuramente del gioco”, afferma il giornalista indiano Shiv Aroor (sempre Rt), il quale aggiunge che New Delhi non si preoccupa affatto di quel che “fa o non fa il Pakistan”, ma di quanto fa la Cina per contenere l’India, sia nell’Oceano indiano sia attraverso il Pakistan, che chiude i suoi confini settentrionali.

Una guerra aperta Cina-India è ipotesi remota, ma per Aroor è possibile un di freno di New Delhi ai commerci cinesi nell’oceano indiano.

Ad avvelenare i rapporti New Delhi-Pechino anche la contesa sul Jem, che l’India vuol inserire nella lista nera del Terrore dell’Onu incontrando il veto di Pechino, che chiede prove in proposito e vuole piuttosto un’intesa anti-terrorismo più vasta, che includa anche movimenti anti-cinesi.

Contesa in Africa

La rivalità tra i due giganti asiatici si è innescata anche in Africa, dove il Dragone è impegnato a sviluppare la sua Via della seta. Un impegno rilanciato nel summit Focac del settembre scorso, presenti 50 Paesi africani (Piccolenote).

A marzo l’India inizierà una vasta esercitazione militare congiunta con 17 Paesi africani, sotto l’egida Onu.

Non è un caso che, nel dare la notizia, l’India Times lega l’iniziativa con le “profonde incursioni strategiche” attuate dalla Cina nel Continente più vasto e ricco del mondo (di materie prime, ovvio, perciò anche il più sfruttato e povero).

“L’India – spiega il quotidiano indiano – potrebbe non avere i mezzi economici della Cina, ma sta cercando di sfruttare i suoi legami di vecchia data e le sue competenze militari” per allacciare nuove relazioni con le nazioni africane.

Sfida globale, dunque, supportata dagli Stati Uniti, i quali vedono in New Delhi uno strumento di contenimento perfetto per il Dragone.

Una strategia alla quale pare si sia consegnato Modi, rinnegando le aperture precedenti, anche perché il nuovo nazionalismo anti-cinese ha riscontro nei sondaggi pre-elettorali, che lo vedono in ascesa (si voterà tra aprile e maggio).

Tanto che anche il suo rivale politico, Rahul Gandhi, cavalca l’onda: “Quando la Cina agisce contro l’India” Modi tace, ha detto in una dichiarazione stigmatizzata dai media cinesi.

C’è il rischio di un incendio in Asia. Non spiacerebbe agli antagonisti globali della Cina, dato che la contesa può mettere a rischio la sua proiezione mondiale.

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