L’incontro al vertice tra il presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin non ci sarà. Le dichiarazioni riguardo l’annullamento dell’incontro tra i due leader mondiali a Buenos Aires che si sarebbe tenuto a margine del G20 è un segnale che non fa altro che aumentare le tensioni internazionali scaturite dalla crisi ucraina. Ma non è detta l’ultima parola: lo stesso avvenne per il vertice programmato tra il presidente americano e il leader nordcoreano Kim Jong-Un. Fino all’ultimo momento non si aveva alcuna certezza sull’incontro, che poi si tenne e portò ottimi risultati di distensione

Al centro del summit di portata globale non ci sarebbero state solo le tensioni in Ucraina scaturite dall’incidente navale nel Mar d’Azov, causa di una possibile escalation nell’Europa orientale, ma la discussione sull’architettura strategica internazionale di questo nuovo secolo, affrontata a tavolino dalle due super potenze della Guerra Fredda. Come riporta Giuseppe D’Amato su Il Messaggero, al centro del summit ci sarebbe l’inclusione della potenza cinese in ascesa mondiale nei trattati di disarmo. Questo retroscena sembrerebbe ipotizzare l’intenzione da parte degli Stati Uniti di uscire dall’Inf –trattato sulle forze nucleari a medio raggio– ratificato da Regan e Gorbačëv nel 1987, e la necessità da parte di Mosca di mantenere, invece, lo “status-quo“.





Ora il Cremlino, che si trova invischiato nel prodromo di una crisi internazionale nel suo “cortile di casa”, di fronte ad un suo ex-alleato oggi spalleggiato dalla Nato, avrebbe perso l’occasione di vederci chiaro in un incontro diretto. Sullo sfondo infatti la crisi del Mar d’Azov potrebbe aver spinto il presidente Trump a cancellare, almeno sulla carta, il vertice: come segnale nei confronti del presidente russo che è stato dipinto dal dimissionario Poroshenko come uno “Zar” che vuole “occupare militarmente” il mare indispensabile per l’economia dell’Ucraina, che considera una sua “colonia”.

“Sulla base del fatto che le nave e i marinai non sono stati riconsegnati all’Ucraina dalla Russia, ho deciso che sarà meglio per tutte le parti coinvolte cancellare l’incontro“. Ha scritto Donald Trump su Twitter mentre si imbarcava sull’aereo presidenziale.

In tema di missili, non balistici, Mosca ha già inviato in Crimea il quarto battaglione di S-400 per blindare lo spazio aereo – in caso di escalation – da qualsiasi velivolo che non sia dalla parte al Cremlino. Compresi i jet e gli aerei spia della Nato. Questa mossa preventiva non ha fatto altro che tendere i rapporti con l’Alleanza Atlantica che, preoccupata dalle mire espansionistiche di Mosca, teme che la crisi nella regione se non risolta attraverso un rapido processo diplomatico potrebbe portare ad una escalation e ad una possibile invasione dell’Ucraina che finirebbe per coinvolgerla. Per quanto la Nato abbia già sconfessato l’intenzione di militarizzare il Mar d’Azov, la decisione da parte del Cremlino di sequestrare, non rilasciare, anzi detenere in carcere a Mosca i 25 membri dell’equipaggio delle 3 navi ucraine catturate la scorsa settimana, non fa che innalzare il livello dello scontro con Kiev, che potrebbe a sua volta mettere in atto ulteriori provocazioni rivolte alla Russia: per ottenere quello che molti analisti reputano essere un “pretesto” per ricevere la protezione e il supporto dell’Occidente e innalzare la fiducia in un altro governo Poroshenko.

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