Il presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, ha ricevuto martedì scorso al Cairo Sergej Naryshkin, il capo del Servizio di intelligence esterna della Federazione russa . Come riportato da Agenzia Nova, l’incontro è stato comunicato tramite una nota del portavoce della presidenza egiziana, Bassam Radi. Un incontro a tre in cui ha partecipato anche il capo dei servizi egiziani, Abbas Kamel e in cui è stato particolarmente importante il ruolo svolto da entrambe le nazioni nella lotta al terrorismo internazionale. Una sfida estremamente delicata per entrambi i Paesi, accomunati dal fatto che il terrorismo internazionale di matrice islamica è anche una questione interna. Per la Russia come per l’Egitto, i focolai di jihadismo presenti sul proprio territorio nazionale confermano la necessità di un approccio diverso nella guerra al terrore, che si basi non solo sulla lotta d’intelligence, ma anche su una vera e propria capacità di operare a livello militare, come dimostrato in Cecenia e nella stessa Siria per la Russia, e come dimostrato in Sinai dall’Egitto.
Questa comunanza di problemi legati al terrorismo, comporta dunque un approccio per certi versi simile fra Mosca e Il Cairo, diventando anche un volano per un maggiore sviluppo nei rapporti bilaterali tra i due Paesi, che sono da sempre impostati su un reciproco interesse e da una forte collaborazione in molteplici campi. Durante il colloquio, Naryshkin ha voluto sottolineare proprio la necessità di un rafforzamento della cooperazione nel campo della sicurezza tra i due Stati. Per la Russia è fondamentale avere l’Egitto alleato in questa lotta, perché s’intrecciano anche rapporti di forza a livello regionale e importanti questioni di natura geopolitica. Una maggiore partnership a livello di sicurezza è infatti una delle tante sfaccettature di un rapporto sempre migliore fra Al Sisi e Putin che serve a entrambi nel difficile scacchiere mediorientale e nordafricano.
Anche il presidente egiziano, Al Sisi, durante il vertice, ha ribadito la necessità di un nuovo slancio nei rapporti bilaterali nel campo dell’intelligence. E il fatto che il vertice arrivi in questi giorni, è ancora più importante in ragione della concomitanza con “Sinai 2018“, l’operazione avviata il 9 febbraio dal Cairo per debellare la minaccia jihadista nelle province del Sinai, del Delta del Nilo e nelle terre del Deserto occidentale. Oggi, un nuovo comunicato delle forze armate ha riferito dell’uccisione di altri 15 “estremisti takfiristi” in Sinai – portando a 53 il numero dei morti tra le fila dei gruppi jihadisti – e dell’arresto di 153 sospetti jihadisti. La nota precisa in particolare che tra gli arrestati figurano anche degli stranieri – a dimostrazione dell’importanza di questo fronte anche per foreign fighters – e che negli ultimi blitz sono stati distrutti altri 11 covi dei “terroristi” e due rifugi sotterranei. Secondo quanto comunicato dal governo, nelle operazioni sono stati anche distrutti 64 ordigni Ied (ordigni esplosivi improvvisati) e sequestrati otto quintali di droga.
Il 26 marzo, in Egitto, sono previste le elezioni presidenziali. Elezioni dove praticamente non ci sarà una vera e propria sfida per la carica di capo di Stato, dal momento che, come già scritto su questa testata, il presidente egiziano avrà un solo sfidante, Mustafa Moussa, il leader del partito Al Ghad. In sostanza, le elezioni di inizio primavera saranno soltanto la certificazione del rinnovo della presidenza di Abdel Fattah al-Sisi. Questa situazione politica comporta per le potenze internazionali la necessità di confrontarsi con il presidente dell’Egitto con la certezza che egli guiderà il Paese almeno di nuovo fino al 2022. Ed è un presidente che, con i suoi limiti, piace a quasi tutte le potenze regionali e internazionali. Una considerazione che c’è anche a Mosca, considerati anche gli ultimi accordi siglati in campo nucleare e militare, con l’ok del Cairo all’utilizzo delle basi aeree egiziane da parte dell’aviazione russa e viceversa. Il fatto che il capo dei servizi segreti russi visiti il presidente egiziano rientra dunque nella strategia del Cremlino per l’Egitto, che considera un tassello fondamentale per tutta quell’area a cavallo tra Africa e Asia. Una strategia che è vista con timore sopratutto dagli Stati Uniti che, negli ultimi tempi, hanno assistito (e anche provocato) un deterioramento nei rapporti bilaterali con l’Egitto e che però non possono fare a meno di interloquire con Al Sisi.
Cristiani nel mirino: è questo il tema dell’incontro del 20 febbraio durante il quale Fausto Biloslavo e Gian Micalessin racconteranno la realtà drammatica di chi è perseguitato per la propria fede. L’incontro si terrà martedì 20 febbraio alle ore 17 in via Gaetano Negri 4. I posti sono limitati. Per partecipare potete scrivere a info@gliocchidellaguerra.it o chiamare il numero 028566445/028566308