A distanza di quasi tre mesi dal voto legislativo, la Tunisia è ancora senza un governo. Del resto, c’era da aspettarselo: troppo ampia la frammentazione emersa in seno al nuovo parlamento, difficile andare a rintracciare una maggioranza, sia tra il campo laico che quello più conservatore ed islamico. Anzi, la dicotomia tra i due schieramenti sopra citati, ben presente nell’era post Ben Alì, è apparsa quasi del tutto scomparsa. Per avere un’idea della situazione insita nella nuova camera dei rappresentanti eletta ad ottobre, basti pensare che il partito di maggioranza relativa, ossia Ennadha, non è andato oltre il 19% dei consensi. Ecco quindi che i tunisini, in un quadro del genere, saranno costretti ad aspettare ancora alcune settimane prima di poter osservare la nascita di un nuovo esecutivo.
L’incarico conferito ad Elyes Fakhfakh
Una prima svolta si è avuta comunque lo scorso 20 gennaio: il presidente Kais Saied infatti, ha dato l’incarico di formare un nuovo esecutivo a Elyes Fakhfakh. Quest’ultimo è leader di Ettakatol, una formazione laica e considerata del campo progressista, che però nelle ultime legislative non è riuscita ad entrare in parlamento. Lo stesso Fakhfakh è stato candidato alle elezioni presidenziali tenute a settembre, tuttavia non è riuscito ad andare oltre lo 0.34% dei consensi. Per tal motivo, la sua designazione non è stata ritenuta dai tunisini come rappresentativa della volontà popolare. Il capo dello Stato ha respinto però le critiche arrivate in questa direzione, affermando che Fakhfakh è stato indicato come nuovo primo ministro dai vari partiti in sede di consultazioni.
Da quando Saied si è insediato e da quando ha preso vita il nuovo parlamento, quella di Fakhfakh non è comunque la prima designazione. In precedenza infatti, il presidente tunisino aveva dato l’incarico ad Habib Jemli, tuttavia di fronte all’impossibilità di formare un governo il tentativo è andato a vuoto. Su Fakhfakh si sarebbe la convergenza di diverse formazioni politiche, ma a premere maggiormente per il suo nome sarebbero stati principalmente due partiti: Ettayar e Tahya Tounes. Quest’ultimo rappresenta la formazione politica del premier uscente Youssef Chahed, il quale potrebbe puntare ad un ruolo importante nel prossimo esecutivo. La strada comunque è in salita ed a Tunisi si è iniziato a guardare il calendario: secondo la legge tunisina, se entro quattro mesi dalla prima designazione non si dovesse riuscire a formare un governo, allora il presidente della Repubblica può sciogliere il parlamento ed indire nuove elezioni. In tal senso, la data decisiva è quella del 15 marzo: c’è tempo fino a quel giorno per dare vita ad un esecutivo.
Ennadha: “Auspichiamo governo di unità nazionale”
A distanza di quasi due settimane dalla designazione di Fakhfakh, un concreto spiraglio potrebbe essersi aperto grazie alle recenti dichiarazioni dei leader di Ennadha. Come detto in precedenza, quest’ultimo è il partito che ha ottenuto la maggioranza relativa nelle scorse legislative ed ha dunque un ruolo decisivo per la formazione del prossimo governo. Ennadha, pur essendo il braccio dei Fratelli Musulmani in Tunisia, non avrebbe particolari opposizioni al nome di Fakhfakh. Ma, si è lasciato intendere dal quartier generale del partito, la condizione essenziale è quella di lavorare per un esecutivo di unità nazionale: “Noi auspichiamo – si legge in un post sulla pagina Facebook del movimento – un governo di unità nazionale che non escluda alcun partito e che benefici di un ampio sostegno politico”. Del resto, Ennadha anche era anche all’interno del governo uscente nonostante il primo ministro fosse espressione degli ambienti laici. Inoltre, il partito nel periodo successivo alle elezioni ha avuto già in parte ciò che auspicava visto che il leader, Rached Ghannouchi, è stato eletto presidente del parlamento.
Con il capo di Stato Saied sì indipendente ma vicino ad ambienti conservatori e con il massimo rappresentante della camera appartenente ad Ennadha, il partito islamista potrebbe quindi dare senza grossi problemi il definitivo consenso ad un premier laico. Tuttavia, come rimarcato dall’esponente dell’ufficio politico di Ennadha, Imed Hammami, una decisione definitiva sulla partecipazione al futuro governo non è stata presa. Sono quindi giorni di attesa in seno ai palazzi della politica tunisina, mentre per le strade la gente si aspetta quanto prima una presa di responsabilità dei rappresentanti eletti in un momento, quale quello attuale, molto delicato per il paese. Del resto, come spiegato da Alessandro Scipione su InsideOver, per la Tunisia si tratta dell’ultima chance prima del caos.