L’idea serpeggia negli ambienti politici israeliani già da settimane, da quando nello scorso mese di gennaio l’ex capo di Stato maggiore dell’esercito Binyamin Gantz lancia la sua candidatura con un video di appena 17 secondi: “Israele prima di tutto” si legge nel promo del messaggio con il quale l’ex paracadutista ufficializza il suo impegno in politico. Adesso tutto sembra essere vicino alla conferma: Gantz e Yair Lapid il prossimo 9 aprile potrebbero presentare una lista comune alle elezioni. 

L’unione tra i due principali antagonisti di Netanyahu 

Del resto, gli elementi sembrano esserci da subito. Entrambi leader di partiti centristi, entrambi popolari ed entrambi con un buon sostegno interno alle forze che provano a scalzare dal ruolo di primo ministro Benjamin Netanyahu, a dieci anni dal suo secondo insediamento. Binyamin Gantz guida il neonato partito Hosen L’Yisrael, “resistenza per Israele”, Yair Lapid invece è al timone di un’altra formazione in forte ascesa, ossia Yesh Atid. Il primo viene accreditato di 13 seggi su 120 alla Knesset, il secondo invece di 10. Ma i sondaggi dicono che gli elettori guardano con interesse ad entrambi i progetti e dunque potrebbero già oggi sforare il tetto dei 25 seggi se uniscono le proprie forze. Ed è forse questo ad aver dato il via libero definitivo alla fusione delle liste, a cui si uniscono anche l’ex capo dell’esercito Gabi Ashkenazi e l’ex titolare della Difesa Moshe Yàalon. 





L’obiettivo è quota 31, ossia il numero dei seggi accreditati ad oggi al Likud, la formazione di centro – destra del premier in carica. Nessuno ha la forza di aggiudicarsi la maggioranza assoluta dei seggi, un elemento che rafforza Netanyahu: basta semplicemente che il suo Likud infatti si confermi in testa nelle preferenze ed il primo ministro può vedersi assegnato un nuovo incarico per un esecutivo in grado di ricalcare la coalizione uscente e raggiungere così almeno 61 deputati. Ma con l’avanzata della nuova lista annunciata in un comunicato nelle scorse ore, la maggioranza relativa per il Likud non è più così scontata. In caso di sorpasso della lista unica di Gantz e Lapid, l’incarico sarebbe affidato al primo. Il patto tra i due infatti prevede un governo guidato dall’ex capo di Stato maggiore per due anni ed uno con Lapid premier per gli altri due. Ma in un secondo momento, in caso di avanzata della loro lista, resterebbe in ballo il problema di trovare i voti alla Knesset per raggiungere la maggioranza.

Le elezioni del 9 aprile

Israele torna al voto dopo quasi quattro anni dall’ultima consultazione. Tecnicamente si tratta di elezioni anticipate, dovute soprattutto alle dimissioni da ministro della difesa di Avigdor Lieberman ed alla fuoriuscita del suo partito Israel Beytenu dalla maggioranza. Il voto appare importante non solo per gli equilibri interni allo Stato ebraico, ma anche per quelli regionali. Benjamin Netanyahu, in carica dal 2009, è il favorito per via della maggioranza relativa data dai sondaggi al Likud. Ma, come si può notare, l’opposizione oggi molto più che cinque anni fa appare compatta soprattutto al centro. 

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