Alejandro Giammattei, neoeletto presidente del Guatemala, ha adempiuto alla promessa elettorale di interrompere i rapporti diplomatici con il Venezuela ed ha inoltre annunciato la chiusura dell’ambasciata guatemalteca a Caracas. Giammattei, dalle tendenze politiche conservatrici e membro del partito Vamos, si è imposto alle elezioni presidenziali, svoltesi tra giugno ed agosto, sulla sfidante progressista Sandra Torres e si appresta così a divenire l’ennesima spina nel fianco del Capo di Stato venezuelano Nicolas Maduro. Jorge Rodriguez, ministro degli Esteri di Caracas, ha accusato il presidente guatemalteco di essersi eccessivamente ripiegato sulle posizioni dell’amministrazione americana di Donald Trump ma questa considerazione non può cambiare quella che è la dura realtà dei fatti: la posizione del Venezuela in America Latina si è fatta sempre più difficile. Diversi Paesi hanno cessato di riconoscere l’amministrazione Maduro ed hanno iniziato ad appoggiare il suo acerrimo nemico: l’oppositore Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente della nazione. Anche quest’ultimo, però, ha incontrato una serie di difficoltà ed ostacoli e non è riuscito ad affermarsi del tutto e ad oscurare il rivale Maduro.

Un rivalità planetaria

Lo scenario latinoamericano non è particolarmente incoraggiante per Caracas: Canada, Stati Uniti, Brasile, Cile, Perù, Colombia, Guatemala, El Salvador, Paraguay e Panama, solo per nominare alcuni Paesi, riconoscono Guaidó come Capo di Stato del Venezuela. A queste nazioni è andata poi ad aggiungersi la Bolivia, in seguito al rovesciamento del presidente Evo Morales e si accoderà, poi, anche l’Uruguay in seguito all’investitura del nuovo esecutivo conservatore di Louis Lacalle Pou. I supporter di Maduro, invece, paiono decisamente minoritari: c’è Cuba, c’è il Nicaragua di Daniel Ortega ed il Suriname di Desi Bouterse e poco altro. In posizione neutrale ci sono, infine, Messico ed Argentina, sebbene ideologicamente più sbilanciate verso Maduro. Allargando lo sguardo al resto del mondo, invece, si può notare come Caracas abbia diversi sostenitori: dalla Russia alla Cina passando per Turchia, Sudafrica, Iran e Vietnam. Guaidó, invece, può contare sull’appoggio della quasi totalità delle nazioni del Vecchio Continente.

Le prospettive

La crisi politica, umanitaria ed economica del Venezuela sembra non conoscere fine e ciò ha portato il Paese sull’orlo del collasso totale. Le forze armate di Caracas, almeno per il momento, continuano ad appoggiare l’esecutivo in carica e senza il supporto dell’esercito è praticamente impossibile che gli oppositori possano conquistare il potere. Le recenti vittorie elettorali dei conservatori in America Latina (eccezion fatta per l’Argentina) potrebbero però sbilanciare sempre di più gli equilibri locali in vantaggio dell’opposizione e contribuire a far mutare, seppur non a stravolgere, il quadro interno. Non sembra però probabile che, a livello mondiale, l’isolamento del Venezuela possa acuirsi fino a divenire drammatico: il sostegno fornito da tanti Stati importanti, infatti, dovrebbe prevenire il rischio di una costante e progressiva emarginazione del Paese. Non è escluso, infine, che un evento improvviso ed imprevedibile non possa far mutare le carte in tavola e portare ad una vittoria schiacciante di una delle due fazioni.

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