Li separano cinquant’anni di età. E, probabilmente, modi diversi di intendere il mondo, la politica e il potere. Che adesso, uno alla volta, sembrano emergere tutti. Quando nacque suo figlio, Re Salman aveva 49 anni. Lo ha nominato suo erede apparente il 21 giugno 2017 e, da quel momento, Mohammed bin Salman è diventato il primo nella linea di successione al trono dell’Arabia Saudita. E un principe ereditario molto potente, soprattutto all’estero.

Ma è nelle ultime settimane che i segni di una spaccatura concreta, tra padre e figlio, si sono manifestati con maggiore evidenza. Una lacerazione dei rapporti fatta di contrasti e distanze che si sono accumulati nel tempo. Dall’assassinio del giornalista Jamal Khasoggi, che secondo la denuncia della Cia sarebbe stato ordinato dal principe, al conflitto nello Yemen.

Il cambio del personale

Eppure, secondo quanto riportato dal Guardian, che cita il resoconto dettagliato di una fonte anonima vicina alla casa reale, a logorare ancora la relazione tra i due, una frizione emersa a fine febbraio, durante l’ultimo viaggio in Egitto del monarca 83enne. Sullo sfondo, il sospetto di un attacco alla sua persona. E la volontà di “difendersi” sostituendo, quasi all’ultimo momento, tutta la scorta con guardie scelte personalmente e allontanando gli uomini addetti alla sua sicurezza messi a disposizione, in Egitto, da Abdel Fattah al Sisi, figura molto più vicina al principe che al sovrano.

L’assenza di Mbs in aeroporto

Ma non solo: al suo rientro, ad attenderlo, il figlio non era presente all’aeroporto di Riad. Lo avrebbe confermato anche un comunicato stampa ufficiale, che escludeva Mohammed bin Salman dalla lista dei partecipanti alla cerimonia di accoglienza. Una specie di affronto pubblico nei confronti del figlio. “Ci sono segni sottili ma importanti di qualcosa che non va nel palazzo reale”, avrebbe detto Bruce Riedel, direttore del Brookings Intelligence Project, da 30 anni dipendente della Cia. “Un principe ereditario dovrebbe accogliere il re a casa da un viaggio all’estero, è un segno di rispetto e di continuità del governo. La famiglia reale osserverà attentamente il significato di questo fatto”, ha concluso.

Le decisioni prese senza il padre

Durante l’assenza del padre, poi, Mohammed bin Salman avrebbe preso due importanti decisioni di carattere politico. Come la nomina del primo ambasciatore donna negli Stati Uniti, la principessa Reema bint Bandar bin Sultan, e quella del fratello Khalid bin Salman al ministero della Difesa. Nonostante fossero questioni discusse da tempo, il re non ne sarebbe stato a conoscenza. E a irritarlo di più, la scelta di elevare il principe Khalid a un ruolo più alto. I decreti sarebbero stati firmati da Mohammed bin Salman in qualità di “vice”, pratica in disuso da anni, e si dice anche che re Salman abbia appreso la notizia tramite la televisione.

Il commento ufficiale

Il Guardian, nelle ore successive, avrebbe chiesto un commento alla casa reale. La risposta è arrivata lunedì, tramite un portavoce dell’ambasciata saudita a Washington: “È consuetudine per il re emettere un ordine reale che deleghi il potere di amministrare gli affare dello Stato al suo vice, il principe ereditario, ogni volta che viaggia all’estero”. Eppure l’incaricato non avrebbe risposto alle continue domande sulle modifiche della scorta del sovrano mentre era in viaggio.

Mbs non può fare a meno del padre

Ma i contrasti che hanno messo l’uno contro l’altro i reali sauditi vengono da lontano. La politica estera, per esempio, e tutto ciò che riguarda la gestione dei prigionieri di guerra nello Yemen e la risposta saudita alle proteste in Sudan e in Algeria. Si dice, infatti, che il re non sia d’accordo con l’approccio ritenuto troppo rigido di suo figlio nel sopprimere le proteste. Ma per Neil Quilliam, nel programma per il Medio Oriente e il Nord Africa a Chatham House, risulterebbe “improbabile” che Mohammed bin Salman possa remare contro il padre, “dato che rimane dipendente dal suo sostegno come punto di legittimità”.





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