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Le elezioni presidenziali boliviane sono destinate ad imprimere un forte mutamento allo scenario del Paese andino. Luis Arce, candidato del Movimento al Socialismo ed alleato dell’ex Capo di Stato Evo Morales, ha sconfitto il rivale Carlos Mesa e si appresta ad aprire una nuova fase politica per la Bolivia. I risultati ufficiali ancora latitano (è stato scrutinato appena il 6 per cento dei voti) ma diversi indizi sembrano confermare la vittoria dei progressisti boliviani. Due istituti demoscopici hanno riferito che un conteggio veloce dei voti espressi in alcuni seggi elettorali assegna il 50 per cento dei voti ad Arce ed il 31 per cento delle preferenze al conservatore Carlos Mesa. Il Presidente ad Interim Jeanine Áñez, nemica giurata di Morales, ha riconosciuto che i socialisti sono destinati a tornare al potere e si è congratulata con loro su Twitter. Evo Morales, che al momento si trova in esilio in Argentina, ha espresso soddisfazione per il ritorno della democrazia e per la vittoria di Arce, che ha affermato di voler formare un governo di unità nazionale.

Un anno complesso

Evo Morales, al potere tra il 2005 ed il 2019, è stato un leader divisivo e controverso. Nell’ottobre del 2019 aveva dichiarato di aver vinto le presidenziali, poi annullate in seguito ad alcune irregolarità. La vicenda aveva dato vita ad una serie di scontri che avevano provocato 36 morti ed alle sue dimissioni. Il 12 novembre del 2019 Jeanine Áñez era stata nominata Presidente ad Interim. L’obiettivo della sua amministrazione era quello di traghettare la Bolivia verso nuove consultazioni, che si sarebbero dovute svolgere il 12 maggio del 2020. Lo scoppio della pandemia ha però impedito lo svolgimento del voto, che è stato posticipato dapprima al 6 settembre ed infine al 18 ottobre. Il Movimento al Socialismo, il partito di Evo Morales, ha accusato la Áñez di aver sfruttato la pandemia per rimanere al potere e di aver perseguitato i propri rivali politici: l’ex Capo di Stato, fuggito in Argentina, non ha potuto candidarsi come senatore ed è stato accusato di sedizione e terrorismo. La Áñez aveva inizialmente deciso di candidarsi alle presidenziali ma si è poi tirata indietro a settembre, nel tentativo di compattare il fronte conservatore e di evitargli un pericoloso ballottaggio. Non è servito a molto. Arce ha potuto beneficiare del sostegno della popolazione indigena, che costituisce la maggioranza degli abitanti del Paese e che ha sempre appoggiato Morales, che ben presto farà rientro in Bolivia. Il successo di Arce è destinato a rinforzare il fronte progressista latinoamericano, in particolare Venezuela, Nicaragua e Cuba e ad irritare gli Stati Uniti ed il Brasile di Jair Bolsonaro, che avrebbero preferito lo status quo.

Le ricadute internazionali

I cittadini boliviani si sono recati alle urne anche per eleggere 130 deputati e 36 senatori rinnovando, in questo modo, il Parlamento nazionale. Il Movimento al Socialismo, per evitare imbarazzi e non lasciare troppo spazio ai nemici politici, dovrà cercare di ottenere un buon risultato in questo ambito per imporre con più facilità la propria agenda politica. Un’agenda che, in chiave geopolitica, potrebbe rivelarsi particolarmente ghiotta per la Cina e la Federazione Russa. Le due superpotenze, accomunate dall’ostilità verso gli Stati Uniti e da poco altro, potranno contare su un nuovo alleato in America Latina ed entrambe cercheranno di corteggiarlo, serratamente, sfruttando la diplomazia dei vaccini anti Covid. Il preparato russo, lo Sputnik V, è già stato inviato ad alcuni Paesi alleati, come la Bielorussia, per le sperimentazioni cliniche e verrà usato come strumento per espandere l’influenza politica di Mosca a livello mondiale. Pechino, che intrattiene rapporti cordiali con la vicina Argentina, non resterà a guardare e cercherà di sopravanzare Mosca.Sullo sfondo, a complicare le cose, c’è il Covid-19. La Bolivia ha registrato 140mila casi di infezione mentre 8481 persone hanno perso la vita a causa del morbo. La curva epidemiologica sembra in fase discendente ma l’impatto della malattia sul Paese potrà generare squilibri nel lungo termine e dovranno continuamente essere monitorate eventuali recrudescenze.

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