Fino allo scorso anno Kais Saied era quasi un perfetto sconosciuto: professore di diritto costituzionale prossimo alla pensione, viene apprezzato in ambienti accademici ma non è un volto popolare e né tanto meno una personalità vicina agli ambienti politici. Poi la svolta: l’annuncio di una sua candidatura per le presidenziali, gli slogan contro la corruzione coniugati da prese di posizione in senso conservatrice della società. Quello che forse ha colpito di più in questi mesi i tunisini, è il tono assunto durante la campagna elettorale: Saied raramente si è scomposto, sia nei comizi che nei dibattiti, tanto da essere soprannominato “Robocop”. Potrebbe essere stato questo a far orientare l’elettorato a dargli fiducia fino all’elezione, avvenuta domenica, quale nuovo presidente della Repubblica.

Sconfitto Nabil Karoui

Il ballottaggio tenuto nelle scorse ore, è stato in forse fino all’ultimo: uno dei due sfidanti infatti, ossia quel Nabil Karoui in galera dallo scorso 23 agosto, è stato liberato soltanto a 48 ore dal voto e la sua carcerazione ha messo in dubbio l’effettuazione del voto. Saied dal canto suo, in prossimità dell’apertura delle urne, aveva deciso di non continuare la sua campagna elettorale per par condicio con la situazione del suo sfidante. Un altro gesto interpretato come un segno del carattere di Saied, un elemento che lo ha portato alla ribalta mediatica prima e, successivamente al primo posto nel primo turno delle presidenziali.

E che, come detto in precedenza, forse è stato decisivo anche per la sua vittoria definitiva. Per la verità i dati ufficiali si sapranno solo fra 48 ore, ma quanto fin qui raccolto non lascia spazio ad alcun dubbio: Saied, accreditato del 75% dei consensi, è il nuovo presidente della Tunisia. A lui è andato l’onere di prendere in mano un paese con gravi difficoltà: disoccupazione, corruzione dilagante, condizioni di vita che rispetto al 2011 non sono mai migliorate. La sua elezione peraltro è arrivata in un momento a dir poco cruciale per il paese, caratterizzato dalla scomparsa di due ex presidenti, dall’uscente Essebsi fino a quel Ben Alì costretto all’esilio dopo le proteste del 2011.

Una virata conservatrice?

Anche se formalmente indipendente, Saied ha più volte espresso un pensiero che ben lo fa individuare tra chi sostiene idee conservatrici. In passato, più di una volta il neo presidente tunisino ha giudicato l’omosessualità come un qualcosa di alieno alla società tunisina, importata da un occidente di cui lo stesso Saied ha criticato più di una volta i costumi. Ma è stato soprattutto l’appoggio di Ennadha, la formazione legata ai Fratelli musulmani e vincitrice delle legislative, a far etichettare Saied come rappresentante dell’ala conservatrice. Ed ora proprio i vertici di Ennadha, il cui candidato ufficiale è comunque rimasto fuori dal ballottaggio in occasione del primo turno, stanno provando a formare una maggioranza assieme ad altri partiti più conservatore sfruttando la scia della vittoria di Saied.

In realtà però, porre il neo presidente come mero rappresentante delle istanze più conservatrici ed islamiste potrebbe risultare semplicistico. In primis, la percentuale ottenuta da Saied è troppo ampia per poter rappresentare soltanto il campo conservatore. O, per meglio dire, il fatto che a Karoui sia andato solo il 25% dei consensi sta a dimostrare che l’ala progressista non ha puntato sul candidato imprenditore. Segno quindi che Saied ha ottenuto un appoggio più trasversale. Del resto, queste elezioni tunisine hanno in qualche modo frazionato ulteriormente il quadro politico, indebolendo il tradizionale dualismo tra laici e conservatori. Inoltre, il premier uscente Al Chaled, considerato laico, ha espresso il suo sostegno per Saied. Solo con il tempo si potrà realmente verificare se, a seguito di queste elezioni, la Tunisia virerà o meno verso un campo più islamico e conservatore.





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