Visto da destra, il risultato delle elezioni spagnole appare chiaro. Il Partito popolare vince ma non riesce a governare, assistendo non solo al possibile ritorno al governo di Pedro Sanchez ma anche allo smacco di vedere gli indipendentisti catalani e spagnoli protagonisti per dare al Partito socialista la fiducia. Una vittoria elettorale dal sapore amarissimo, che interroga ora sul futuro tanto del Partito popolare quanto di Vox, lo spettro che ha compattato l’elettorato di centrosinistra e sinistra.

Se questo è il risultato effettivo, cioè un ritorno di Sanchez alla Moncloa, sede del governo, non va sottovalutato il dato di un risveglio della polarizzazione politica nel Paese iberico e una costante crescita del centrodestra, che dopo le elezioni amministrative in cui ha guadagnato ovunque seggi, sindaci e presidenti di comunità, assiste all’ascesa del Partito popolare, di nuovo prima forza del Paese. D’altro canto, il crollo dei consensi di Vox conferma la tendenza della Spagna a un voto di centrodestra, conservatore, liberale, ma non reazionario, che certifica anche l’importanza del richiamo al “voto utile” e più tradizionale.

La guerra al “sanchismo”

Ma cosa ha mosso davvero il mondo conservatore spagnolo? Su questa domanda è opportuno fare alcune distinzioni, che nascono dalle diverse anime di questa parte della Spagna. Nella prospettiva specifica del voto di questo 23 luglio, il mondo della destra spagnola era soprattutto interessato a colpire il “sanchismo”. Con questo termine dal chiaro senso dispregiativo, viene indicato il metodo di governo di Sanchez, accusato da destra di essere autoreferenziale, incentrato più su di sé che sul Paese, seducente nei discorsi ma mai concreto, con una maggioranza nata esclusivamente per rimanere al potere e legata a partiti accusati di essere antispagnoli.

In pochi mesi il sanchismo è diventato il leitmotiv della campagna elettorale. Pp e Vox, così come i media più legati al centrodestra, hanno individuato in esso il vero nemico da abbattere, come a sinistra è stato il pericolo dell’arrivo dell’ultradestra. E il voto si è trasformato in un referendum su Sanchez e in una lotta all’ultimo voto tra due visioni opposte del Paese.

Vox e Partito popolare

Il sanchismo però non è stato né è tutto quello che muove il blocco conservatore spagnolo, che si connota anche per la distinzione tra Pp e Vox. Se infatti c’è un elemento che sfugge molto spesso nella lettura riguardo al centrodestra spagnolo è che il voto per il partito di Abascal è quasi sempre un precedente voto per il Partito popolare che si è radicalizzato. E questo è implicito nella stessa natura di Vox, che nasce da una scissione all’interno dei popolari capeggiata da chi riteneva che il Pp non rappresentasse più la parte identitaria, conservatrice o sovranista del Paese. Quest’idea è ancora presente in chi vota Vox, dal momento che in tanti ci hanno spiegato come di fatto il consenso assegnato a questo partito sia frutto di una delusione per il partito di calle de Génova.

Santiago Abascal. Foto: EPA/MARISCAL

Il timore dei separatismi

Qualcuno accusa il Pp di avere abdicato ai valori conservatori piegandosi al progressismo. Questo mondo ha visto in Vox una sorta di ancora di salvezza ideologica che a suo dire doveva caratterizzare il centrodestra. Qualcun altro accusa invece il Pp di non avere usato il pugno duro con i secessionisti catalani e di avere fatto ben poco con i partiti indipendentisti baschi che ancora non hanno reciso i legami con la vecchia Eta. Tanti hanno abbandonato il Partito popolare all’epoca di Mariano Rajoy convergendo così su Abascal perché preoccupati da un regionalismo che era visto come eccessivo e profondamente divisivo: non ultimo con il tema della lingua.

Questi elementi non sono affatto scomparsi dai motivi che hanno diviso l’elettorato del centrodestra iberico, ma confermano che i due partiti peschino in realtà dallo stesso bacino elettorale. Motivo per cui la perdita di consensi di Vox ha visto un contraltare nella netta ascesa del Partito popolare. Abascal e Feijóo non sono riusciti a dividersi la “torta”, con Vox che ha perso consenso perché di fatto il Partito popolare ha assunto una postura meno annacquata e in grado quindi di garantire di più l’elettorato conservatore e liberal-conservatore spagnoli. Feijoo ha saputo intercettare sia il mondo di centro che quello di destra, riducendo cos’ le spinte centrifughe dell’alleato-rivale ma sottoponendolo a un’erosione di voti che ha di fatto escluso la maggioranza parlamentare.

La España vaciada

Un altro elemento interessante del voto conservatore spagnolo è quello della cosiddetta España vaciada, la Spagna vuota, quel mondo al di fuori delle metropoli e spesso attraversato da un graduale e inarrestabile processo di spopolamento. In quest’area soprattutto centrale della Spagna, il Partito popolare ha vinto in modo netto, confermando il distacco del mondo progressista dalle aree rurali, o l’incapacità dei partiti di sinistra di fare arrivare messaggi di portata nazionale o ideologica. Questo non significa che il Psoe non abbia radici in questo mondo della Spagna profonda: molti comuni hanno sindaci del partito di Sanchez e il voto non ha mostrato un crollo nei consensi della sinistra.

A livello generale però la España vaciada sembra orientarsi verso il centrodestra, e lo dimostra il fatto che Sanchez, che pure ha resistito nelle grandi città e soprattutto nei bastioni nazionalisti, ha perso – come riporta El Mundo – 12 seggi da quelle regioni sempre meno popolose e impoverite.

Il voto cattolico

Un altro segmento della Spagna che ha certamente orientato il proprio voto verso il centrodestra è quello cattolico, tanto più in un Paese dove è evidente un processo di secolarizzazione che ha investito anche il centrodestra. Il discorso fatto in precedenza sul fatto che molti abbiano intrapreso la strada di Vox deriva anche dal fatto che i valori cattolici, di cui la Spagna per secoli ha rappresentato un noto bastione, si sono ridotti nel sentire comune di fronte a un progressismo spesso estremo ma che ha alla fine investito l’intera società spagnola diluendosi nel tessuto umano.

Tuttavia, non sono mancato di recente dei richiami che hanno riguardato il mondo cattolico. Un esempio è stato l’articolo che l’arcivescovo emerito di Valencia, Antonio Cañizares, ha scritto per La Razon prima delle elezioni amministrative in cui ha ricordato ai fedeli di esprimere il proprio voto per chi difende il diritto alla vita “in tutte le fasi della sua esistenza”. Questo non implica che poi il voto cattolico si sia orientato sul partito più intransigente riguardo questi temi, e cioè Vox, ma conferma l’esistenza di una parte della comunità cristiana iberica preoccupata da una spinta troppo eccessiva riguardo temi come l’aborto per le minorenne o “Ley trans”, quella che prevede la possibilità di ogni persona, compiuti i 16 anni, di autodeterminare il proprio genere sessuale.

Memoria storica e franchismo

Un tema che ha diviso il mondo politico spagnolo e che ha scatenato una certa rabbia da parte del mondo della destra spagnola, dal centro a quella più radicale, è stata l’applicazione della cosiddetta Legge della Memoria democratica. Si tratta di una legge votata da Psoe, Unidas Podemos, Partito nazionalista basco , EH Bildu , Más País , Compromís e PDeCAT che ha sostituito la Ley de Memoria Histórica.

La legge è stata respinta dal Partito popolare, da Vox e prima ancora da Ciudadanos per ragioni diverse fra loro. La critica per alcuni riguardava l’impostazione ideologica della legge, che a detta di alcuni osservatori, era una legge non per stabilire la verità storica e chiudere vecchie ferite, ma per stabilire una nuova verità da imporre sullo studio degli anni della Guerra civile e del franchismo. Altri hanno criticato il fatto che la legge fosse votata da un partito come Bildu che, guidato da un ex membro di Eta, non aveva mai apertamente condannato il terrorismo basco, sostenendo quindi che non si potesse approvare un progetto di legge firmato da chi non riconosceva altrettanti crimini commessi nel Paese oltre a quelli sotto la dittatura. Per altri, invece, sempre a destra, la legge non ha un impianto teso alla pacificazione nazionale ma alla condanna di una sola parte politica, rischiando quindi di riacuire ferite e dolori che la Spagna doveva al contrario cercare di chiudere definitivamente.

Critiche che hanno però spesso provocato un boomerang. La rinnovata paura, specialmente al centro e a sinistra, di un’eccessiva accondiscendenza verso il franchismo o il post-franchismo, ha indotto infatti quel timore di un ritorno al passato che ha compattato l’elettorato che si opponeva a Pp e Vox, richiamando alle urne anche i meno soddisfatti a sinistra dell’esperienza Sanchez.

Economia e futuro del Paese

Come rappresentante del mondo liberal-conservatore, il piano economico proposto da popolari e da destra radicale si è concentrato sostanzialmente su aspetti tipicamente liberisti. Questo ha soprattutto attratto il voto “borghese”, degli autonomi e dei proprietari immobiliari, che da tempo hanno mostrato una certa diffidenza verso le misure economiche di Sanchez e delle proposte dei suoi alleati di governo. Questo mondo è soprattutto quello che aspira a una maggiore libertà nell’iniziativa economica e meno leggi considerate invasive da parte dello Stato. Inoltre, una larga fetta del mondo di centrodestra ha sostenuto o sostiene una netta presa di posizione contro le leggi a tutela dell’occupazione delle case. Infine, in molti criticano un eccesso di spesa pubblica da parte dell’esecutivo a guida Psoe: elemento, quest’ultimo, ribadito più volte dallo stesso Feijóo, che ha accusato Sanchez di avere impoverito le casse dello Stato per i sussidi.

Non va dimenticato anche il tema dell’energia, su cui la destra si è trovata concordo specialmente nel rafforzamento dello sfruttamento del nucleare. Rispetto a una politica “green” ritenuta una bandiera ideologica della sinistra, la proposta di puntare sui reattori già presenti è apparsa a molti una soluzione più concreta e già a disposizione, intercettando quindi il consenso di chi vorrebbe evitare una transizione ecologica ritenuta dispendiosa per la classe media.

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