Joe Biden si ritira? Uno scenario che metà America teme e l’altra metà agogna. E anche per chi all’interno del partito democratico guarda con terrore alla prospettiva che il presidente si faccia da parte comincia a farsi strada l’idea che un cambio in corsa in questa fase della campagna elettorale sia non solo ancora possibile ma anzi rappresenti l’unico modo per vincere contro una sempre più probabile sfida contro Donald Trump.
La prima crepa nella diga l’ha aperta David Ignatius, uno dei giornalisti più vicini a Biden, il quale dalle pagine del Washington Post dopo avergli riconosciuto grandi meriti lo ha invitato a lasciare il posto ad un candidato più giovane. Il “fuoco amico” era forse il segnale che in molti attendevano per aprire una discussione sul tema, sin lì quasi sotterranea, e dare voce alle perplessità dell’elettorato.
Il tabù che aleggiava sull’ipotesi di una fine anticipata della corsa di Biden è così caduto e non passa giorno senza che i media non pubblichino articoli con dati e dichiarazioni allarmanti sulla fragilità dovute all’età avanzata dell’esponente democratico. Il New York Times riporta in particolare uno scollamento che non si vedeva da decenni tra l’élite del partito dell’asinello e la sua base. Mentre i dirigenti appaiono in pubblico compatti nel sostenere il presidente i simpatizzanti esprimono crescenti dubbi su chi debba davvero comparire sulla scheda elettorale.
In un sondaggio condotto di recente dalla Cnn il 67% dei democratici dichiara che il partito dovrebbe selezionare un altro candidato. “Vedo questi numeri e rimango colpito da quanto abbiano poco a che fare con la realtà. Gli americani hanno dei pregiudizi contro le persone anziane” ha commentato William Owen, dirigente democratico del Tennessee. Una linea difensiva spesso adottata dagli alti papaveri è il far notare che in fondo Trump ha appena tre anni in meno rispetto al presidente.
Le preoccupazioni degli elettori aumentano però ogni volta che Biden appare stanco e confuso in occasioni ufficiali e non. L’ultima volta è successo pochi giorni fa in una conferenza stampa in Vietnam al termine di una lunga missione all’estero. Ad un certo punto il presidente ha esclamato “non so voi ma io me ne vado a dormire” ed è stato interrotto da un pezzo jazz e dalla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre che ha annunciato la conclusione dell’incontro con i giornalisti.
Anche il Washington Post sta dedicando ampio spazio alle vulnerabilità di Biden e ha raccolto l’intervento di Jim Messina. Il manager della campagna di Barack Obama del 2012 riconosce il nervosismo dei democratici ma sostiene che il presidente sia in una posizione di vantaggio. Secondo Messina comunque “non sarà facile. Entrambi i partiti si attestano al 46% e bisognerà combattere per i voti rimanenti”.
In una situazione di incertezza come questa, la vicepresidente dovrebbe contribuire a rassicurare gli elettori ma sin qui, nonostante le aspettative riposte nella prima donna a ricoprire l’incarico ad “un battito di cuore dalla Casa Bianca”, le performance di Kamala Harris sono state alquanto deludenti. La Cnn ha chiesto a Nancy Pelosi se Biden avesse fatto bene a riconfermare la vice per un eventuale secondo mandato. In maniera ambigua l’ex speaker della Camera ha risposto “Lui crede di sì. Ed è ciò che conta”.
Quando fece campagna e poi fu eletto, Biden alludendo alla sua età, promise che la sua sarebbe stata una “presidenza di transizione” con la missione di riportare la normalità a Washington dopo gli anni degli eccessi e delle azioni imprevedibili di Trump. Terminato il suo compito avrebbe quindi dovuto preparare il passaggio di testimone ad una nuova generazione in grado di guidare l’America verso le nuove sfide del ventunesimo secolo. È possibile che la minaccia del ritorno alla Casa Bianca del tycoon sia alla base della promessa tradita del vecchio Joe.
Nel frattempo, l’ansia per le elezioni del 2024 è tale che nei palazzi del potere circoli anche il vero scenario da incubo per i democratici. La possibilità che il presidente si aggiudichi la nomination alla convention di partito di Chicago ma per motivi di salute debba poi ritirarsi. La finestra temporale per chi sostiene che un altro candidato debba scendere in campo al più presto starebbe per chiudersi. La pressione su Biden di qui alla fine dell’anno potrebbe farsi dunque insostenibile e spingerlo a rinunciare alla corsa per il secondo mandato.