La decisione del Regno Unito di affidare lo sviluppo della rete 5G al gigante cinese Huawei ha sempre trovato la ferma opposizione degli Stati Uniti, che hanno posto il “no” alla tecnologia cinese come precondizione per qualsiasi accordo commerciale con Londra. Ora, però, dagli States arrivano serie minacce di dislocare gli F-35 e le forze aeree dal Paese se il governo di Boris Johnson andrà avanti col piano per la nuova rete dati.
Secondo gli Usa, il sistema dei missili teleguidati degli F-35 sarebbe infatti “compromesso” se il Regno Unito dovesse permettere l’utilizzo della tecnologia cinese sul suo territorio.
Londra si trova adesso di fronte ad un bivio da cui dipenderà non solo il suo futuro tecnologico ma anche il suo ruolo sullo scacchiere internazionale nel dopo-Brexit. Se da una parte le pressioni americane mettono nero su bianco le condizioni per mantenere la “special relationship” atlantica, dall’altra le nuove tensioni ad Hong Kong aggiungono ulteriore pressione su Downing Street, complicando i rapporti con la Cina e rendendo ancora più difficili i piani e le scelte di Johnson.
La posizione degli Usa
La scorsa settimana, il senatore americano Tom Cotton, esponente repubblicano di spicco e molto vicino al presidente Donald Trump, ha avvertito il governo britannico che il Pentagono potrebbe spostare le forze aeree americane dal Regno Unito se Londra dovesse dare l’ok a Huawei per lo sviluppo della rete 5G nel Paese.
Il messaggio di Cotton al parlamento del Regno Unito è giunto nel corso di un’audizione virtuale del sottocomitato per la difesa in merito alla decisione di Johnson, a inizio anno, di consentire al gigante tecnologico cinese di costruire fino al 35% della nuova rete dati del Paese.
Già lo scorso gennaio, il segretario di Stato americano Mike Pompeo era volato precipitosamente in Gran Bretagna spinto dalla profonda preoccupazione di Washington per la decisione sul 5G. Il National Security Council del Regno Unito aveva infatti dato il via libera a Huawei per svolgere “un ruolo limitato” nella costruzione della rete, nonostante i ripetuti appelli della Casa Bianca di non consentire l’ingresso al gigante cinese delle telecomunicazioni.
L’amministrazione Trump aveva anche ventilato l’ipotesi di sospendere la condivisione di intelligence con qualsiasi alleato che avesse consentito all’azienda cinese di entrare nelle sue reti 5G nel timore di creare una cosiddetta “backdoor” nei sistemi di sicurezza informatica. L’intelligence americana ha infatti costantemente sostenuto che assegnare a Huawei un ruolo nello sviluppo della rete dati potrebbe dare a Pechino la possibilità di infiltrarsi nella rete di telecomunicazioni attraverso cui effettuare spionaggio o attacchi informatici.
All’inizio del 2020, Johnson aveva parlato al presidente degli Stati Uniti telefonicamente per spiegare la decisione nel tentativo di placare le paure statunitensi, ma con scarsi risultati.
Nei palazzi di Whitehall, ad ogni modo, non tutti sembrano condividere la scelta del premier. L’approvazione del NSC sul 5G cinese non è piaciuta al segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, il quale si è scagliato contro la decisione di Johnson che potrebbe potenzialmente scalfire le relazioni con gli States e ha descritto la Cina come un “amico di nessuno”.
Secondo quanto riferito dal quotidiano The Times, Wallace sarebbe una “voce solitaria” nei vertici britannici, ma sicuramente rimane una voce di un certo peso e dimostra che nelle stanze del potere londinesi non tutti sono disposti a mettere a rischio la “relazione speciale” con Washington.
Oltreoceano l’avvertimento appare più che mai chiaro. Insieme a senatori e membri dell’amministrazione Trump, una serie di alti esponenti del Congresso ha denunciato la mossa di Londra, avvertendo che potrebbe danneggiare le speranze di Boris Johnson di un rapido accordo commerciale post-Brexit.
Dal canto suo, il primo ministro britannico ha promesso di escludere la società cinese dagli elementi “core” più sensibili del 5G, anche se gli Usa sostengono che Huawei sarebbe ancora in grado di spiare le comunicazioni occidentali o semplicemente di “tagliare” la rete del Regno Unito su ordine di Pechino.
Il problema con gli F-35
C’è poi una questione più spinosa riguardo allo sviluppo del 5G nel Regno Unito da parte del colosso cinese.
Come riportato dal Guardian, Cotton nel suo incontro con i funzionari britannici ha riferito che i jet americani F-35 di stanza nel Regno Unito sono armati con munizioni guidate la cui fornitura e dispiegamento potrebbero essere “compromessi” se nel Paese venissero utilizzate le apparecchiature Huawei.
Secondo quanto riferito dal Senatore dell’Arkansas, infatti, se l’infrastruttura 5G dovesse essere “hackerata” potrebbe tracciare i movimenti di alcune componenti chiave dei caccia F-35, mettendo in pericolo la sicurezza stessa dei velivoli e di tutto l’apparato militare presente nel Paese.
“Sarebbe come se durante la Guerra Fredda avessimo chiesto ai Sovietici di costruire i nostri sottomarini o i nostri carri armati. E’ una opzione che non avremmo mai preso in considerazione”.
Questo il paragone scelto da Cotton per evidenziare la criticità dell’uso della rete dati Made in China.
Il dubbio dei parlamentari britannici è che si tratti di una esagerazione per mettere in difficoltà leadership di Huawei nel mercato del 5G rispetto alla concorrenza della Silicon Valley e, con l’occasione, aggiungere un po’ di pressione su Londra in vista della Brexit, quando il Paese sarà indiscutibilmente più vulnerabile dal punto di vista strategico e la mano tesa dell’alleato americano sarà una delle poche opzioni sul tavolo.
L’avvertimento del Senatore americano, d’altronde, è stato piuttosto eloquente.
“Nei prossimi anni, gli Stati Uniti hanno in programma di aumentare la loro posizione di difesa nel Pacifico. Questo accumulo potrebbe richiedere di dislocare risorse da altri comandi. Ora, alti funzionari statunitensi stanno realizzando che le nostre truppe dovranno affrontare un rischio operativo per la sicurezza nel Regno Unito che altrimenti non avrebbero affrontato nel Pacifico”, ha ammonito Cotton.
“Sarebbe un errore per qualsiasi politico britannico interpretare erroneamente questo potenziale riallineamento delle forze statunitensi come un bluff o un semplice tentativo di marketing”.
Di fronte alle pressioni di Washington, Londra si è mostrata, come sempre, disponibile al dialogo e pronta a rivedere la propria scelta. Downing Street ha proposto agli Stati Uniti di formare un “club” di 10 nazioni in grado di sviluppare la propria tecnologia 5G al fine di eliminare la dipendenza da Huawei ed evitare il rischio di una minaccia cinese alla sicurezza.
Come riferito dal Financial Times, gli esperti di sicurezza del Regno Unito hanno inoltre fatto sapere che forniranno indicazioni alle società britanniche di telecomunicazioni entro la fine di luglio in merito alla possibilità che Huawei possa essere estromessa totalmente dalla fornitura delle attrezzature necessarie per implementare il 5G. Il che però significa nuove incertezze per i “big” di rete mobile del Paese, come EE, 3 e Vodafone che hanno già utilizzato le apparecchiature Huawei nello sviluppo delle rispettive reti 5G e tempi decisamente più lunghi per il lancio effettivo della nuova rete dati “rivoluzionaria”.
Ad aggiungere un ulteriore “paletto” sulla strada di Londra verso il 5G è stata poi la decisione dell’amministrazione Trump, il mese scorso, di implementare sanzioni ancora più rigide su Huawei che potrebbero compromettere la capacità dell’azienda di produrre i chip necessari per far funzionare la rete dati. Una mossa che ha costretto il governo del Regno Unito a rivedere ancora una volta il suo approccio sul 5G, tanto che Johnson starebbe anche valutando la possibilità di aumentare gli investimenti statali nel settore delle telecomunicazioni al fine di aiutare le aziende britanniche a competere sul mercato della rete veloce.
La crisi di Hong Kong mette pressione a Londra
Come se non bastassero le insistenze degli americani, Johnson sta subendo pressioni interne da parte dei membri del partito conservatore per rivalutare i rapporti di Londra con Pechino e, in questo frangente, il capitolo Hong Kong potrebbe rivelarsi come l’ago della bilancia nella questione sul 5G britannico.
La scorsa settimana la Cina ha avvertito il Regno Unito che la sua “interferenza” su Hong Kong si ritorcerà contro il Paese, dopo che Boris Johnson ha promesso di offrire milioni di visti a quei cittadini dell’ex protettorato britannico che dovessero fuggire una volta approvata la fatidica legge sulla sicurezza nazionale. Il primo ministro britannico ed ex giornalista ha affermato che Londra “non si allontanerà” da Hong Kong e ha anche scritto in una rubrica per il quotidiano The Times e il South China Morning Post annunciando che il Regno Unito garantirà i visti per gli abitanti dell’hub finanziario asiatico e darà loro la possibilità di ottenere la cittadinanza britannica.
Dall’altra parte, la risposta cinese non si è fatta attendere e, come nel caso degli avvertimenti americani, non ha lasciato spazio a fraintendimenti.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha affermato che Pechino è “preoccupata” per la posizione di Londra e ha consigliato al Regno Unito di “abbandonare la mentalità della guerra fredda” e riconoscere e rispettare il fatto che Hong Kong sia tornata sotto il controllo della Cina.
E’ chiaro, dunque, che con le nuove tensioni su Hong Kong e l’allargarsi delle crepe nelle relazioni sino-britanniche il percorso di Londra verso il 5G potrebbe certamente prendere un’altra direzione.
Cosa c’è dietro la scelta sul 5G?
Ma a partita che si gioca sulla nuova rete dati del Regno Unito va ben oltre la velocità di navigazione degli smartphone e le questioni commerciali. Si tratta di un bivio da cui dipende gran parte del futuro strategico e geopolitico di Londra.
L’accordo con Huawei sul 5G permetterebbe, oltre che un relativo vantaggio “nell’etere” rispetto ai competitors europei, un importante appiglio su cui intessere future relazioni commerciali con Pechino nel panorama post-Brexit. Viceversa, le pressioni americane hanno segnalato un clamoroso precedente: Washington non permetterà al Regno Unito di avere strada libera con la Cina. La posta in gioco messa sul tavolo dagli Usa è un’alleanza speciale che lega da tantissimi anni le due sponde dell’Atlantico e a cui Londra guarda come un’ancora di salvezza dopo l’addio a Bruxelles.
In mezzo a questi due fuochi Boris Johnson dovrà traghettare il Paese fuori dall’Unione Europea e fare una difficile scelta strategica con la consapevolezza che, come recita un famoso proverbio inglese, “you can’t have your cake and eat it too”.