L’Austria è ormai arrivata al giorno della verità. Oggi, infatti, si tengono le elezioni politiche anticipate che hanno il compito di rinnovare i 183 membri del Consiglio Nazionale, cioè la cosiddetta Camera bassa del Parlamento di Vienna, nonché l’unica delle due scelta dai cittadini con un sistema proporzionale. La nuove elezioni arrivano dopo meno di due anni dalle precedenti andate in scena nell’ottobre 2017. In quell’occasione trionfò il centrodestra dell’Övp guidato da Sebastian Kurz, che si alleò con i sovranisti dell’Fpö di Heinz-Christian Strache, per dare vita a un governo abbattuto dal Russiagate dello scorso maggio. Due giornali tedeschi pubblicarono un video in cui il capogruppo in Parlamento dell’FPÖ, Gudenus, e Strache incontrarono a Ibiza una certa Aljona Makarowa, presunta nipote di un oligarca russo, per parlare di finanziamenti in cambio di contratti pubblici. Lo scandalo provocò un terremoto politico e la necessità di ricorrere a elezioni anticipate.

Un rebus complicato da risolvere

I riflettori sono puntati su Strache e il suo partito. Che fine faranno? Alle ultime elezioni europee l’Fpö ha perso una decina di punti percentuali rispetto alle legislative, toccando il 17,2%. C’è chi ritiene che i sovranisti possano perdere ulteriore terreno mentre altri ne ipotizzano la rinascita. I sondaggi, tuttavia, disegnano una situazione ben peggiore per l’Austria, indipendentemente dai voti che racimolerà Strache. Già, perché senza la coalizione Kurz-Strache, il rischio è che Vienna possa non avere un governo. L’Övp è fermo al 34%, con un +12% sui socialdemocratici; l’Fpö è risalito fino al 21% ma è molto ridimensionato rispetto a un paio di anni fa; i Verdi sono all’11% mentre i liberal conservatori di Neos all’8%. Questa è la situazione: un vero e proprio rebus.

Le possibilità di Kurz

La patata bollente è nelle mani di Kurz, che si trova di fronte due strade. La prima, e più rischiosa: continuare a flirtare con il blocco di Visegrad e l’Fpö.

Il gruppo Visegrad (Infografica di Alberto Bellotto)
Il gruppo Visegrad (Infografica di Alberto Bellotto)

La seconda, e più ambigua: scegliere i partiti filo Unione europea. È chiaro che passare da un estremo all’altro implica un completo cambio di visione, e questo potrebbe essere un vero e proprio boomerang per Kurz e i suoi elettori. Strache, nonostante lo scandalo citato, può contare su un foltissimo seguito e non ha intenzione di fare un passo indietro, anche se voci di corridoio raccontano di un certo imbarazzo nei ranghi del suo partito. Addirittura si parla di una possibile espulsione di Strache a urne chiuse, ma in tal caso il leader potrebbe presto riprendersi la scena presentandosi nella scena politica con u proprio partito di estrema destra.

Il ritorno della Grosse Koalition?

Parlavamo di Kurz. Chi gli è vicino racconta che vorrebbe scegliere la strada più rischiosa, ossia quella che prevede la riproposizione dell’alleanza Övp-Fpö. Il nuovo presidente dell’Fpö, il “moderato” Norbert Hofer sarebbe anche d’accordo ma all’interno del partito pesa moltissimo la visione di Herert Kickl, esponente dell’ala più radicale. Il problema è che Kurz non vuole avere niente a che fare con quest’ultimo, e allearsi a queste condizioni diventa piuttosto complicato. In mezzo a tutto rimane viva l’altra, clamorosa, ipotesi: tornare alla vecchia Grosse Koalition tra Övp e socialdemocratici dell’Spö. Un vero e proprio rebus.





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