Non accenna a placarsi, ad oltre due anni dal suo inizio, la crisi tra il Qatar ed altri importanti Stati del Golfo Persico, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Nel giugno 2017, infatti, alcune nazioni mediorientali, capeggiate da Riad, Dubai, Manama e Il Cairo, interruppero le relazioni diplomatiche con Doha. Questa azione così radicale fu motivata da una serie di ragioni, tra cui il supporto economico fornito dal Qatar ad alcuni gruppi terroristici della regione e i rapporti relativamente cordiali intrattenuti da Doha con Teheran, rivale storica degli altri Stati del Golfo. Le conseguenze del blocco diplomatico si rivelarono, da subito, significative: dal divieto di sorvolo per le compagnie qatariote all’interruzione delle relazioni commerciali, dal bando delle trasmissioni di Al Jazeera, una delle emittenti mondiali più note e basata in Qatar, all’espulsione, dall’Arabia Saudita, dei cittadini di Doha. Questa frattura diplomatica ha inoltre creato problemi a Washington, importante partner commerciale e strategico delle diverse nazioni del Golfo.

Una diplomazia spregiudicata

Nei piani di Riad e dei suoi alleati il Qatar sarebbe dovuto collassare in poco tempo, sotto il peso delle gravi sanzioni subite. Questo invece non è accaduto e Doha, pur mantenendo aperta una finestra di dialogo con gli altri Stati, ha potuto evitare di sottrarsi alle forti pressioni dei vicini, che miravano a stravolgerne le dinamiche politiche. Il merito e’ dell’abilita’ con cui il piccolo emirato, guidato dallo Sceicco Tamin bin Hamad Al Thani, riesce a gestire una fitta rete di relazioni internazionali che, in questo caso, lo hanno protetto da esiti nefasti. Il Qatar, infatti, ospita la più grande base militare americana del Medio Oriente e assume dunque una funzione strategica nelle politiche di Washington nella regione. Il presidente Donald Trump ne è consapevole e questo ha portato gli Stati Uniti a cercare un ruolo di mediazione nella crisi del Golfo, affinché tutti gli Stati amici dell’area, Doha compresa, possano tornare a focalizzarsi su obiettivi minimi comuni. In Qatar, inoltre, si stanno svolgendo le trattative tra Stati Uniti e Talebani per porre fine al coinvolgimento americano nel conflitto in Afghanistan, uno sviluppo importante e fortemente voluto dal presidente americano Trump. La vicenda è delicata e non può essere disturbata da scaramucce regionali. Doha non intrattiene eccellenti rapporti diplomatici solo con Washington ma anche con Ankara, che ha nel Paese una delle poche basi militari situate fuori dai propri confini. Sin da subito il governo turco si è schierato a fianco del Qatar, impegnandosi a sostenerlo politicamente e commercialmente nella vicenda. Il prolungarsi della crisi diplomatica del Golfo ha portato, nel tempo, alcune nazioni ad ammorbidire il proprio punto di vista sulla questione e a rafforzare così le posizioni di Doha. La Giordania, inizialmente più vicina alle posizioni dell’Arabia Saudita, costituisce un valido esempio.

Prospettive

La politica estera indipendente di Doha ha infastidito, in più di un’ occasione, gli altri Stati del Golfo, a partire da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che hanno mire egemoniche sulla regione. Le buone relazioni tra Qatar ed Iran sono state e continueranno ad essere un grave motivo di irritazione per Riadh e Dubai, che vedono come fumo negli occhi una possibile espansione dell’influenza della Teheran sciita nella Penisola Arabica. Già in passato le vicende del Bahrein, governato da una famiglia reale sunnita ma in cui la maggioranza della popolazione è sciita, portarono all’intervento militare di Riadh per ripristinare l’ordine. Il prestigio internazionale di Doha ha impedito, in questa vicenda, un esito simile. Il sostegno fornito dal Qatar ad alcuni gruppi islamisti della regione, come i Fratelli musulmani e le accuse di aver avuto rapporti con movimenti ancora più radicali, come lo Stato islamico, continuano a pesare sulla reputazione del  piccolo emirato e ostacolano una normalizzazione dei rapporti con le altre nazioni del Golfo, che vorrebbero tenere sotto controllo le politiche di Doha uniformandole alle proprie. Questa sembra al momento una mera intenzione perché il Qatar continua ad essere molto attivo, grazie anche alla copertura mediatica garantita da Al Jazeera, nel perseguire una politica estera indipendente. La crisi del Golfo, ormai cristallizzata, sembra lontana da una vera e propria risoluzione e pare destinata a trascinarsi nel tempo. Almeno finché il Qatar non sara’ disposto a rinunciare a parte della propria sovranità oppure l’alleanza del Golfo sarà disposta ad accettare la presenza di un rivale strategico nella regione.





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