L’annuncio lo ha dato il senatore Lindsey Graham, a capo del Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti e molto vicino al presidente Donald Trump: l’11 dicembre è in programma un’audizione con l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, che ha condotto l’indagine incentrata sul presunto controllo della campagna presidenziale di Trump nel 2016 e sul possibile abuso del Foreign Intelligence Surveillance Act da parte di Barack Obama.

Il tanto atteso rapporto sulla condotta del bureau, che dovrebbe essere pubblicato a breve, dimostrerà se l’Fbi ha davvero volato le politiche di sorveglianza ottenendo un mandato Fisa ai danni di Carter Page, ex consulente della campagna di Trump. L’altro filone dell’indagine (penale) sulle origini del Russiagate, invece, è condotto dal Procuratore John Durham. “Apprezzo tutto il duro lavoro di Horowitz e del suo team per quanto riguarda l’applicazione del mandato Fisa a Carter Page e l’indagine di controspionaggio della campagna di Trump”, ha detto Graham.

In attesa di quella data, Horowitz ha appena diffuso un altro rapporto sull’Fbi, preludio di ciò che emergerà nelle prossime settimane. Come riporta l’agenzia Adnkronos, nel rapporto diffuso da Horowitz “si esamina la gestione da parte del Federal Bureau of Investigation degli informatori e del processo di verifica degli stessi, a partire dal 2011”. Vengono evidenziati “diversi problemi”, in particolare “ritardi nel processo di verifica dell’attendibilità delle informazioni ricavate e falle nel processo di archiviazione delle informazioni ritenute più problematiche”. “I processi di verifica dell’Fbi per le fonti confidenziali, noto come validazione, non è risultato in linea con le linee guida dell’attorney general, in particolare con riferimento alle fonti a lungo termine”, ha sottolineato l’ispettore generale in un video.

“Impiegate procedure non sicure”

Secondo quanto emerge dal rapporto, il bureau avrebbe speso la bellezza di 42 milioni di dollari l’anno per pagare i suoi informatori tra il 2012 e il 2018. Parliamo di migliaia di persone, sul libro paga dell’Fbi. Secondo quanto appurato dall’ispettore generale, ci sarebbero state delle incongruenze nelle comunicazioni adottate tra gli agenti dell’Fbi e le loro fonti. Gli agenti del bureau avrebbero comunicato con i loro cellulari di servizio, e non con i dispositivi idonei, dotati dei sistemi di criptatura. E dunque più sicuri.

Altro problema rilevato da Horowitz, nota l’Adnkronos, “è quello dell’accesso a informazioni ricavate da fonti confidenziali da parte di personale dell’Fbi senza specifica autorizzazione”. Nel rapporto, inoltre, si fanno alcune raccomandazioni al fine di rendere più sicure le procedure, garantire l’adesione alle linee guida tracciate dal Dipartimento e “sviluppare e implementare” una nuova policy per l’uso di dispositivi elettronici ad hoc per comunicare con le fonti. Il rapporto diffuso nelle scorse ore è un soltanto un preludio, un piccolo assaggio, rispetto a quello che l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia illustrerà l’11 dicembre al Senato.

L’accusa di Barr

Le notizie degli ultimi giorni fanno pensare che il ciclone Spygate stia per abbattersi sugli avversari di Trump. Nei giorni scorsi, infatti, l’attorney general degli Stati Uniti William Barr ha confermato l’esistenza di una “cospirazione” dei dem contro Donald Trump volta a destituire il legittimo presidente degli Stati Uniti. Il procuratore generale, durante un evento ufficiale organizzato dalla Federalist Society a Washington, Dc, ha apertamente accusato i democratici del Congresso di “sabotare” con “ogni strumento possibile” l’amministrazione Trump, creando un precedente molto pericoloso per il futuro del Paese. “Ammiro profondamente la presidenza americana come istituzione politica e costituzionale”, ha osservato Barr. “Purtroppo, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una costante violazione dell’autorità esecutiva da parte degli altri rami del governo”.

Parole durissime, quelle del ministro della Giustizia Usa: “Immediatamente dopo la vittoria di Trump alle elezioni – ha affermato –  gli oppositori hanno inaugurato quella che hanno chiamato la ‘resistenza’ e si sono radunati attorno a una strategia esplicita al fine di utilizzare ogni strumento e manovra possibile per sabotare l’amministrazione”. A breve ne sapremo di più.