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Le audizioni dell’Europarlamento per la conferma dei commissari scelti dai governi nazionali per sedere a fianco di Ursula von der Leyen stanno trasformandosi in un sentiero di guerra. Dopo le bocciature dei commissari ungherese e romeno, a rischiare è Sylvie Goulard, macroniana di ferro ed ex ministro della Difesa di Parigi, scelta per rappresentare la Francia come commissario all’Industria con la strategica delega del settore militare.

Nella sua audizione del 2 ottobre la Goulard è stata messa sotto tiro dai membri del Partito popolare europeo (Ppe), che non hanno solo chiesto chiarimenti per la sua posizione in relazione a uno scandalo che in passato l’ha coinvolta per l’uso allegro dei rimborsi elettorali ma hanno scavato in profondità nelle posizioni politiche dell’esponente liberale francese.  Il capogruppo dei Popolari in commissione Industria, ricerca e energia, Christian Ehler, ha detto che da parte del Ppe restano “dubbi” sulla commissaria francese, che “non ha risposto a molte domande”.

Per la Goulard sarà necessaria una seconda audizione che deciderà la sua posizione. Nel mirino del Ppe non è solo la commissaria di Parigi, ma l’intero assetto della politica industriale europea della Francia. Politica che ha coinvolto fortemente il settore militare e su cui c’è stato il primo scontro tra la von der Leyen ed Emmanuel Macron, con la prima che ha chiuso a qualsiasi velleità francese di una difesa europea autonoma dalla Nato. Il Ppe è di gran lunga il più atlantista dei gruppi parlamentari europei assieme ai conservatori dell’Ecr (di cui fa parte Fratelli d’Italia), e indebolire la Goulard e Macron significa aumentare il proprio potere negoziale di fronte agli Stati Uniti.

Come se non bastasse, la Goulard ha dovuto ricevere un fuoco di fila di domande scomode sul tema direttamente collegato al suo portafoglio, la politica industriale. Come fa notare Affari Italiani, il velo di scetticismo nei suoi confronti è in questo caso stato bipartisan. I socialisti hanno chiesto chiarezza sulla sua posizione, i Verdi hanno contestato la sua vaghezza in termini di nuove strategie industriali, mentre non è mancata nemmeno la critica, al loro interno, del vicepresidente dell’Europarlamento e membro del Partito Pirata Ceco Marcel Kolaja, secondo cui “è stato molto deludente il fatto che Sylvie Goulard non si sia impegnata in misure politiche concrete per proteggere i diritti fondamentali online. Abbiamo bisogno di più chiarezza da parte sua su come vuole dare forma all’agenda digitale prima di poterle dare il via libera”. A favore della Goulard solo il gruppo di “En Marche!”, Renew Europe, erede liberale dell’Alde.

Per il presidente francese l’inizio di legislatura europea non è dunque dei migliori. La Goulard gode del pieno sostegno dell’Eliseo, ma è una candidata commissaria evidentemente fragile. Una sua eventuale bocciatura sarebbe una clamorosa sberla da parte dell’Europarlamento a Macron ma metterebbe a repentaglio l’assetto stesso della commissione von der Leyen, nata per dare concretezza all’asse franco-tedesco e che ora rischia di arenarsi in sede di audizione. Saranno cinque lunghi anni per l’Europa. In cui quel che continua a deteriorarsi è la capacità di presentazione di figure all’altezza dei compiti da parte dei gruppi presenti a Strasburgo.

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