Gli Stati Uniti hanno innalzato un muro insormontabile. L’Europa marcia divisa, tra chi è titubante all’idea di aprire alle forniture Huawei per il 5G, chi ha messo in campo restrizioni e chi, invece, è favorevole. In Asia, complice l’enorme influenza politica e commerciale che ha la Cina in tutta l’area, la situazione è più positiva, anche se nel sud-est asiatico restano dei nodi da sciogliere, in particolare con Vietnam e Thailandia. In America Latina la bilancia pende più per il sì, ma anche qui dovranno essere chiarite varie questioni.

Molto più interessante è capire cosa potrebbe presto accadere in Africa dove, tranne il Sudafrica, lo scenario è ancora avvolto nella nebbia. Pechino ha ottimi rapporti con i governi del Continente Nero. Grazie alla Nuova Via della Seta africana le relazioni sino-africane sono letteralmente decollate, sia in termini di scambi commerciali che di favori diplomatici.

Da un punto di vista prettamente economico, come confermano i dati raccolti dal China Investment Global Tracker, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2018 la Cina ha investito in Africa la bellezza di 299 miliardi di dollari, e altri 60 miliardi prenderanno presto la stessa strada. Certo, allo stesso tempo gli investimenti cinesi in vari Stati africani hanno fatto impennare il debito dei governi locali, arrivando a quota 130 miliardi di dollari negli ultimi 18 anni. È pur vero che “grazie” al Dragone hanno visto luce infrastrutture necessarie come aeroporti, ferrovie, porti e strade.

La strategia di Huawei in Africa

Puntando sui risultati ottenuti nel commercio la Cina vorrebbe emulare gli stessi traguardi anche per quanto riguarda la corsa al 5G. Gli Stati Uniti continuano a fare pressione sui Paesi di tutto il mondo affinché Huawei resti fuori dalle loro reti di telecomunicazioni. Eppure, come ha scritto Nikkei Asian Review, il colosso di Shenzen è riuscito a stabilire un punto d’appoggio, all’apparenza invisibile, in Africa.

Stiamo parlando di un mercato immenso formato da 1,3 miliardi di persone. Una prateria all’interno del quale il Dragone ha ampi margini di manovra. Per motivi di sicurezza nazionale Washington ha recentemente vietato a tutte quelle aziende che utilizzano beni o servizi di cinque società cinesi di fare offerte per contratti federali. La mossa ha un senso se pensata in ottica europea. Ma in Africa sono ben pochi i soggetti che fanno affari con gli Usa.

È anche per questo che Huawei può agire indisturbata, piantando radici sempre più profonde in una regione commercialmente fertile. Scendendo nel dettaglio, Safaricom, il più grande operatore wireless del Kenya, è tra le aziende che stanno pensando di adottare apparecchiature Huawei nell’infrastruttura di quinta generazione. E questo è soltanto un esempio. Considerando che quasi il 70% delle stazioni 4G situate in Africa sono prodotte da Huawei, il gigante asiatico spera di poter replicare un simile successo anche nel campo del 5G.

L’importanza della regione africana

Non c’è solo Huawei da tenere in considerazione. In Africa le telecamere di sorveglianza firmate Hikvision, le stesse che godono di una elevata tecnologia di riconoscimento facciale – sono già utilizzate in Kenya, Sudafrica e Senegal. Altri Paesi potrebbero presto aggiungersi alla lista. In ogni caso, e senza ombra di dubbio, il colosso di Shenzen è la creatura cinese più attiva nella regione africana.

Una regione, dicevamo, ricca di abitanti e quindi ricchissima di dati. Sappiamo che la Cina ha puntato tutto sull’intelligenza artificiale, in concomitanza con una strategia (Made in China 2025) che intende rendere il Paese all’avanguardia e ultra tecnologico. Più dati possono essere elaborati e più le invenzioni sono precise e dettagliate. Il vantaggio cinese rispetto a quello americano starebbe dunque nei numeri. Washington non può contare su simili serbatoi numerici, ma soprattutto deve sottostare a regolamenti e limiti derivanti dal rispetto della privacy.

Tornando al rapporto sino-africano, lo scorso luglio, in Camerun, è stato completato un data center governativo finanziato dalla Export-Import Bank of China e dotato di apparecchiature Huawei. E questo potrebbe essere soltanto l’inizio, visto che la Cina è il principale partner commerciale di molti Paesi africani nonché principale finanziatore per la realizzazione di infrastrutture. L’influenza di Pechino nella regione africana, al netto dei benefici economici e tecnologici, si sta silenziosamente espandendo a macchia d’olio.





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